Rinascita

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Per la prima volta
mi sento all'apice,
sul tetto del mondo.
Mi sento bene,
infermabile, incontenibile, incontrollabile.
Dio, non so descriverla questa sensazione di pura e onesta liberazione.
Non riesco ad immaginare altro se non quello che sono riuscita ad esclamare poco fa.
"È finita" Gli ho detto,
andandomene via definitivamente.
Non ne potevo più.
Era divenuta una situazione insostenibile anche per me,
che sono l'esempio maggiormente emblematico dell'instabilità.
Dio, non ne potevo più,
a ripensare a tutto il dolore
che mi aveva inflitto
soltanto in pochi mesi.
L'impercettibilità del dolore
che muta forma
grazie a coloro
con cui vengo a contatto.
Il dolore che si tramuta
in miliardi di costellazioni rotte,
di colossi di pietra caduti,
di sogni infranti.
Il mio errore è stato quello di fuggire, ma in maniera sbagliata.
Il mio sbaglio è stato quello di dare ascolto alla parte più oscura di me, quella che mi detesta e che non mi lascia alcun fiato.
Come inseguire a lungo onde sconclusionate, radici nere e aggrovigliate che sopraelevano il terreno e lo schiacciano.
Mi sono lasciata guidare
da ciò che non era giusto,
da coloro che non volevano il mio bene.
Quel ragazzo,
i suoi occhi di ghiaccio,
le sue mani sui miei polsi
mentre mi sbatteva la testa
contro l'armadio.
La mia testa reclinata e il mio desiderio di urlare così forte da stordirlo piano piano, da nuocerlo come lui stava facendo con me, togliendomi la poca linfa vitale che mi rimaneva.
Ogni limite era stato superato.
Uno sguardo
che non avrei più incrociato.
Sguardo che mi aveva calpestata, usata.
Ma la situazione
si era ribaltata di colpo.
E adesso ero io a ridurlo in cenere,
ero io che rinascevo
come una fenice,
mentre lui faceva una meritevole fine.
E Dio, che sollievo.
Tremare di gioia
per una volta invece che di tormento.
Avere brividi di gloria per aver finalmente reagito,
senza la paura che lui potesse mettermi ancora per una volta le mani addosso.
Nessun conto in sospeso,
questa volta non scappavo,
neanche da me stessa.
Avevo finito col ridurmi in brandelli, avevo cominciato ad accettarmi.
"Addio, ti dico grazie."
Avevo pensato,
mentre le lacrime di rabbia
si accumulavano sul suo volto.
"Addio, mi hai resa ancora più forte." Avevo pensato,
mentre dava pugni contro il muro
e si distruggeva le nocche.
Sangue rosso carminio
irradiava la stanza dei miei incubi.
Riscatto.
Avevo curato una ferita insanabile.
Incontenibile,
procedevo il mio cammino.
E non mi importava più
delle conseguenze.
Adesso volevo perseguire
solo un obiettivo.
Correvo verso il mio sogno più grande...L'amore.
E no, nessuno questa volta
mi avrebbe fermata.

L'amore come lo vedo ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora