Non sono abituata a tutto questo...

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È sempre bello svegliarsi in un letto comodo.
Poi se affianco ti ritrovi un super brontolone ancora meglio.
E se questo è anche figo, è la perfezione.

Bene, mi trovo proprio in questa situazione.

Nickelous, dorme.
L'addome rivolto verso il materasso.
Il viso verso di me.
Le mani sotto il cuscino.

E quando dorme penso sia proprio innocuo.
Mi alzo prima che si svegli.
Facendo meno rumore possibile.
Indosso la felpa. Ed esco supina dalla stanza.

Scendo le scale stropicciando gli occhi, ancora insonnati.

Forse avrei dovuto lavare la faccia prima. Ma non sono abituata neanche a questo.

Percorro il salotto e poi arrivo in cucina.
Vedo Touch dalla finestra.
La testa dentro il cofano intento ad aggiustare qualcosa.

La musica ad alto volume che suona nella sua macchina.
Gli sportelli tutti aperti.

Metto a fare il caffè, facendomi trasportare dalla musica.
Abbozzo un balletto mediocre mentre prendo due tazzine.

Faccio come se fossi a casa mia.
Anche se non lo è.
E se non ne ho avuta mai una.

Non ho mai neanche ballato in vita mia.
Ma ho sempre visto Monnette e Sirius farlo.
Loro sembrano malleabili.
Si muovono con disinvoltura.
Non commettono errori.
Sono perfetti.

Spengo il gas.
Metto il caffè nelle tazzine e aggiungo due cucchiai di zucchero ciascuna.

Il caffè è una delle poche cose che ho imparato nella casa famiglia.
Me lo ha insegnato nonna Jane.
Così la chiamiamo.

È la più anziana.
Donna saggia.
Amorevole.
Graziosa.
Dolce.
E alle volte ci bacchetta anche.

Prendo le tazzine e vado fuori da Touch.
Appena mi nota viene verso di me.
Un bacio sulla guancia.
Divento rossa.
Anche questo non fa parte delle mie abitudini.

<<Volevo... Io... Ti ho portato il caffè>>. Inizio a dire parole sconnesse.

<<Grazie>>. Prende la tazzina dalla mia mano e la porta alla bocca.

Seguo i suoi movimenti e porto la mia tazza alle labbra.

Un gesto normale che fa sorridere entrambi.

Mi sento osservata.
Riconosco la sensazione.

Mi volto verso la finestra della cucina.
Due occhi color ghiaccio fissano le due tazze.

Studiano il nostro comportamento, e si pongono mille domande.

Tra noi ci sono stati dei baci.
Piacevoli baci.
E non ne abbiamo ancora parlato.
Non abbiamo avuto modo di farlo.

Saluto frettolosamente Touch, e corro in casa.

Vado in cucina ma Nickelous non c'è.
Salgo le scale e vado in camera sua, ma anche qui nessuna traccia.
Entro in camera "mia", lo trovo seduto sul materasso che è poggiato atterra.

Avevo dimenticato questo particolare.
Dovevo mettere in ordine la stanza prima di scendere.
Ma anche a questo non sono abituata.

<<Come mai lo hai messo a terra?>>. La sua domanda nasconde un rimprovero.

<<Non riuscivo a dormire, non sono abituata a tutto questo>>. Mi guardo intorno aprendo le braccia per far capire a cosa mi riferisco. <<Sono un orfanella. Una squattrinata. Una pezzente. Ma ti assicuro che non sono qui per approfittare della vostra ospitalità, anche perché mi sento un pesce fuor d'acqua>>. Gli insulti rivolti a me stessa sono quelli che ricevo dalle persone per strada. Quando involontariamente vado addosso a qualcuno, o soltanto perché li guardo.

Si passa le mani sul viso.
Scosta il ciuffo che gli è caduto sul viso.
Lo sento sospirare.
Come se stesse trovando le parole giuste.

<<Mi dispiace. Non sono neanche io abituato ad avere una donna in casa ormai da troppo tempo.
E la tua presenza mi fa dare di matto. Non ho niente contro di te, ma non riesco a guardarti sapendo che indossi i suoi vestiti, utilizzi la sua stanza, e hai anche i suoi stessi attacchi di panico>>.
Si alza strattonandosi i capelli.

Lei deve essere una persona molto vicino a lui.
Una lei che abitava in questa casa.
Una lei che dormiva in questa stanza.
Una lei che indossava i vestiti che porto in questo momento.

Lo guardo confusa.
Se parla a metà non capisco niente.
Ho perso il filo del discorso già da quando ha detto "lei".

Cavolo quanto è strano questo ragazzo.
Diamine quanto nasconde in se stesso.
Porca miseria, quella che ho vissuto sulla mia pelle ogni giorno e che lui non riesce ad accettare.

Non credo che sia insensibile alla mia situazione.
Non credo nemmeno che sia indifferente al mio dolore.
Credo solo che ha sofferto tanto anche lui, e deve ancora superarlo.

Siamo due facce della stessa moneta.
Abbiamo entrambi un trascorso buio e un cuore pieno di crepe.

E non posso salvarlo...

Non sono capace di badare a me stessa.
Figuriamoci se riesco a scacciare il suo dolore.
Quando ho ancora impresso dentro di me il mio.

Si avvicina svelto.
Mi da un bacio in fronte, ed esce dalla stanza.

Non sono abituata a tutto questo.

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