Nickelous: ricompongo la mia famiglia

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Una notte in bianco, non è niente al dolore che gli ho causato.
Tra i miei errori e la sua insicurezza.
Intrappolato dalla nostalgia del suo corpo accanto al mio.

Guardare quel lato vuoto del letto, dove c'era lei a stringermi è cosi doloroso.

Perdere un pezzo di me.
Consapevole di cosa sarebbe successo.
Straziato dal dolore di averla persa scendo le scale.

Mio padre a capire tutto con un solo sguardo.

<<Cos'hai combinato questa volta?>>. Il tono di accusa che usa, mi fa capire ancora di più che sono un danno per me e per gli altri.

<<Se né andata per sempre papà>>. Dico strattonandomi i capelli con forza.

<<Non è così che risolvi il problema. Vai a riprenderla>>. Sbatte il pugno sul tavolo davanti a se.

Un'altra donna della sua vita a sparire.
Una seconda figlia per lui, che gli ho portato via.

<<È tardi>>. Mi arrendo.

<<Non è mai troppo tardi per rimediare agli errori figliolo>>. La sua mano si poggia con prepotenza sulla mia spalla. <<Non lasciarla andare come hai fatto con tua madre. Vale combattere per lei>>.

Ed è questo che non capisco.
Ero cosi convinto di andarla a riprendere questa notte, mentre ora sono tornato a pensare che devo dargli del tempo.

<<Come per te la mamma? Hai combattuto abbastanza per lei? Per portarla qui da noi?>>. Stento a credere alle mie parole.
Non ho mai dato la colpa a mio padre di ciò che è successo.
Eppure sono convinto che se avesse fatto qualcosa la mamma sarebbe qui.

I suoi occhi bassi ora sul ripiano della cucina. Non riesce ad alzare lo sguardo.
Non riesco ad interpretare la sua espressione.
Ma il suo silenzio, quello si, lo comprendo bene.
Si sente in colpa.
E anche questo è colpa mia.
Lo sto accusando ingiustamente, quando lui ha fatto il possibile per colmare quel vuoto.

Questa volta sono io a poggiare la mia mano sulla sua spalla.

<<Scusa. Non dovevo parlarti in quel modo, sono solo fuori di me. Non meriti il mio rancore>>.

Alza gli occhi sul mio viso.
Quegli occhi che negli anni si sono spenti.
Che hanno lasciato la lucentezza da quando la mamma e andata via e mia sorella... si insomma... è morta.

<<Hai ragione. Ma se tu avrai il coraggio di riprenderti Becky, giuro che farò il mio tentativo con tua madre>>.

Parole che non mi sarei mai aspettato di sentire.
Non da lui, che ha saputo nascondere bene il suo dolore.
Non da lui, che se l'è cavata egregiamente, manentenendo due figli ormai adulti.

Annuisco.
Con decisione.
Senza far trapelare la mia paura.
Che è quella di non riuscire a riportare a casa Becky.

Le ore successive le passiamo a chiacchierare.
Erano due anni che non avevamo una conversazione del genere.
Al massimo ci sono stati litigi o abbiamo parlato a monosillabi. Come se le stesse parole dovevamo pagarle.

Mi sento sollevato.
Il bisogno di sfogarci entrambi. Non solo parlando della sera in cui la nostra famiglia è stata distrutta.
Ma anche dei due anni in cui anche quando pranzavamo insieme non parlavamo.
Ci servivano queste chiacchiere.

E alla fine compone quel numero.
Il numero della mamma.
Un numero che non faceva da due anni.

Silenzio.
Solo gli squilli a vuoto.
E poi la sua voce.

Una voce che mi ha accompagnato negli anni.
Che credevo di aver dimenticato.

<<Monique?>>. Il suo nome pronunciato in una domanda.

Mio padre con la voce tremante.
La mia mano sulla sua a infondergli coraggio.

<<Josh sei tu?>>. Quella voce triste, che riconosco a malapena.

<<Torna a casa. Ho bisogno di parlarti. Ho bisogno di te>>. Scandisce bene ogni parola, come se volesse che rimanessero impresse nella sua mente.

<<Touch come sta?>>. Cambia discorso prontamente.

<<Lui sta bene>>. Risponde secco mio padre. Il che stringo ancora di più la sua mano.

<<E Nick? Come sta Nick?>>.

Sentire pronunciare il mio nome da lei, è un immensa gioia.
Qualcosa che non riesco ad esprimere cosi su due piedi.

<<Gli manchi. Manchi a tutti noi>>.

Attimi di silenzio interminabili proseguono.
Forse non crede alle sue parole.
Forse non ha più fiducia in lui.
Ma è vero mi manca.

Mi manca vederla in cucina a preparare i nostri piatti preferiti.
Mi manca stare abbracciato con lei la sera sul divano. Mentre mi prende in giro per le mie conquiste poco consone.
Mi manca, sentirla canticchiare mentre suono la mia Gibson SG.
Mi manca lei, come presenza femminile nella mia vita.

Ho perso una sorella.
Ma non voglio perdere di nuovo lei.
Se può servire, tento.
Tento a riportarla a casa, da mio padre, da mio fratello, ma soprattutto da me.
Ho tanto bisogno di sentirla vicina.

<<Mi manchi>>. Grido per farmi sentire.

Mio padre mi fissa incredulo.

<<Mi manchi>>. Sussurro ancora.

E poi la sua voce rotta dal pianto.

<<Sto tornando a casa>>.

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