La prima cosa normale

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Entro nella Bentley di Nickelous.
Ho quasi paura solo di sedermi.
È una macchina molto bella, un motore potente.

Lo si sente quando mette in moto.
Il suo rombo tuona per tutto il quartiere.

<<Tieniti stretta>>.

Metto la cintura.
Non credo che sarà un viaggio tranquillo.
Si avvia sfrecciando come un razzo.

Le villette si vedono a malapena, mentre le attraversiamo.
La velocità è troppa.

Mi appiattisco sul sedile.
Mi sento piccola piccola.
In un auto così grande.

Mi guarda sott'occhio, cerca di non farsi notare.
Ma il mezzo sorriso che compare sulle sue lebbra lo tradisce.

È divertito.
Stringe il volante con sicurezza.
Scala e aumenta di marcia con naturalezza.
Ad ogni suo movimento, si gonfiano ancora di più i muscoli delle sue braccia.

Non ha paura di schiantarsi ad un albero.
Mentre, al contrario io sono terrorizzata.
Sono cosi tesa, che ho paura di rompermi le braccia per come tengo stretto il sedile sotto di me.

Arriviamo nel parcheggio del supermercato dopo non so quanto tempo.
Mi sembrano passati solo cinque minuti.

La Bentley di Nickelous ha quasi volato sulla strada.
È come se non avesse toccato l'asfalto.
Eppure è ancora in perfetta forma e senza nessun graffio.

Non posso dire lo stesso di me.
Che sono tesa come una corda di violino.
Mi sembra di aver trattenuto il respiro per tutto il tragitto.

Riesco a respirare di nuovo non appena sono fuori dalla macchina.
Nickelous è tranquillo.
La corsa appena fatta non lo ha scalfito neanche di una virgola.

Cammina al mio fianco con disinvoltura.
E non ha la minima intenzione di aprire bocca.

<<Come funziona, bisogna prendere il carrello?>>. Sono impacciata.

Non sono mai entrata in un supermercato, di solito Kevin entra a prendere da bere.
Dice che costa meno dei locali in cui ogni tanto pranziamo.

Il nostro "cibo", sono i soliti panini pronti che si prendono ai fast food o ai camioncini che si posizionano ai lati della strada.

Mi guarda stranito.

<<Non hai mai fatto la spesa?>>. Domanda mettendo la monetina nel meccanismo che la blocca automaticamente, sfilandolo poi dall'allacciatura dell'altro carrello davanti.

<<No>>. Affermo imbarazzata.
Mi sento così fuori luogo.

Non mi vergogno di non avere un soldo.
Mi vergogno ad avere poco conoscenza anche delle cose più banali.
Come se in tutti questi anni non avessi osservato abbastanza.
Non avessi imparato abbastanza.

L'unica cosa che conosco bene sono le strade di New York di sera.
I quartieri più malfamati della grande mela.
E conosco perfettamente la mia chitarra.
Le sue corde.
Le melodie che ne escono quando le tocco.

<<Vieni, ti insegno a fare la spesa>>. La cortesia non è nelle sue corde, ma questa volta c'è riuscito.

Porta il carrello come se fosse un abitudine per lui farlo.
Afferro il manico con una mano e mi incammino insieme a lui.

Ci imbattiamo nelle varie corsie.
Prende qualsiasi cosa gli passi per la testa.

E la maggior parte sono alcolici.
Quelli li conosco bene.
Per un periodo ne sono stata a stretto contatto, anche se non ero la diretta interessata ma solo una intermediaria.

<<Prendi le patatine, servono per l'aperitivo>>. Mi indica la busta in alto.

E cavolo se è alta.
Mi alzo sulle punte per arrivarci.
E dalla sua risata, penso anche che lo ha fatto apposta.

Mi volto solo per un istante, e vedo che fissa il mio lato B con interesse.
Afferro il pacchetto velocemente.
È stata una faticaccia arrivare all'ultimo scaffale. Per me che sono alta solo 1,60 cm.

<<La prossima volta che vuoi guardare il mio culo, fai prima a dirlo>>. Lo rimprovero. <<Almeno mi risparmio l'arrampicata>>. Aggiungo ironica.

Si avvicina.
Indietreggio sbattendo allo scaffale.

<<Posso?>>. I suoi occhi si posano sui miei glutei, stretti a quel maledetto pantalone troppo stretto.
Si morde le labbra, bagnandole con la lingua successivamente.

Scoppia di nuovo a ridere.
Riprendo a respirare normalmente.
Il mio cuore non vuole proprio saperne a battere in modo naturale quando Nickelous è cosi vicino.

Porto la mano sul petto come se volessi fermarlo.

<<Tutto bene?>>. Il suo sorriso sornione sempre stampato sul viso.

<<Simpatico>>. Faccio una smorfia avanzando verso di lui solo di un passo.

Ed è un attimo che mi cade un pacco di farina addosso.
Ora si che sono io.

La solita sbadata.
Tutta sporca di farina.
Anche se di solito è fango.

Nickelous ride di gusto.
Gli passo vicino dandogli un pugno alla spalla.

Mentre a passo svelto vado verso la cassa.

Voglio uscire da questo posto.

Tutti gli occhi puntati addosso.
Alcuni ridono, altri spettegolano.

Ma poco importa visto che sono abituata a questo.

Almeno per una volta in due giorni, torno a quella che è la mia normalità.

<<Succede questo, quando mi fai la guerra>>. Mi sussurra Nickelous all'orecchio, mentre la cassiera ci lancia un'occhiataccia.

Chiudo gli occhi, prendo un respiro e con i pugni chiusi mi volto verso di lui.

<<Ti aspetto alla macchina>>. Esclamo voltandogli nuovamente le spalle e uscendo fuori dal supermercato.

Il mio primo giorno da persona normale, si è rivelato un fallimento.

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