Cena imbarazzante

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Siamo tornati in cucina.
Ognuno di noi in silenzio.
Osserviamo ciò che abbiamo nel piatto senza guardarlo davvero.
Persi nei nostri pensieri.

Pensavo che questa potesse essere la mia nuova casa.
Ma non riesco a stare in silenzio mentre due fratelli si fanno la guerra.
Non se l'ho provocata io.

<<Dovreste parlarvi voi due>>. Infilzo la forchetta dentro la carne nel mio piatto.
Sotto gli occhi scrutatori di Josh che non ha capito la mia affermazione.

<<Cosa succede?>>.

<<Niente>>. Rispondiamo all'unisono.
Si certo ora ci crede di sicuro.

Il suo sguardo si fa duro, pieno di rimprovero.
<<Nessuno si alza da questa tavola se prima non mi dite cosa sta succedendo>>. Ci intima. Con un tono aspro. Arrabbiato.

<<Chiedilo a tuo figlio che pensa di poter prendere ciò che è mio>>. Nickelous guarda con sfida il fratello.

<<È tuo ma se non fai altro che stargli dietro e mandargli in poppa il cervello>>. Risponde altrettanto scontroso.

Parlano di me come se non ci fossi.
Come se fossi un oggetto e non una persona.

<<Senti qua bello mio, l'orfanella è mia e tu non puoi competere, dovresti saperlo>>. Scatta in avanti come se volesse prenderlo a pugni.

<<Certo che posso competere sennò avrebbe rifiutato il mio bacio>>. Risponde Touch ripetendo i movimenti del fratello.

<<Lo ha fatto perché non era in grado di decidere. Ora lo ha fatto. Perché non ti metti da parte e basta>>. Nickelous ha le braccia tese, le mani poggiate sul tavolo tremanti. Sta per perdere le staffe e la scena si ripeterà di nuovo se non faccio qualcosa.

<<Perché non ha deciso. L'hai costretta>>. Lo accusa Touch.

Sposto lo sguardo da uno all'altro.
Infine guardo Josh, sospiro pesantemente.
Cerco di mantenere la calma più che posso.

<<Non ho costretto nessuno... Ti ho costretta?>>. Si volta verso di me e non posso fare altro che alterarmi.

<<Al diavolo tutti e due>>. Sbotto alzandomi dalla sedia.

Due immaturi ecco cosa sono.
Litigare come se fossi un premio.

<<Sono umana cazzo. Mi state trattando come se fossi una delle vostre auto costose. Non avete neanche una minima idea di quanto mi avete reso ridicola in questo momento. Lo zimbello della serata. L'attrazione del vostro stupido gioco. Pensavo di essere io la bambina perché non so leggere e scrivere. Invece, sbagliavo. I bambini siete voi>>. Scosto la sedia violentemente facendola cadere sul parquet. Al diavolo se si rovina. Tanto hanno i soldi per ricostruire l'intero quartiere.

Scappo letteralmente dalla cucina.
Mi blocco sulle scale quando sento la voce di Josh alle mie spalle.

<<Scusa per i ragazzi>>. Cerca di alleggerire le colpe di quei due. Proprio come farebbe un buon padre.

<<Non sei tu che devi scusarti...>>. Lascio le parole sospese e corro in camera mia.

Ho una rabbia in corpo che spaccherei tutto.

Sento le urla della cucina arrivare fin qui.

<<Sei un coglione>>. La voce di Touch un rimprovero per il fratello.

<<Tu lo sei. Dovevi stargli lontano dall'inizio cazzo. Hai visto che con lei ho iniziato di nuovo a suonare. Questo non ha significato niente per te?>>.

E vorrei vedere i suoi occhi in questo momento.
Mentre le mie braccia stringono il cuscino e le lacrime scendono ininterrottamente dai miei occhi.

Faccio la forte, ma la mia debolezza ha sempre la meglio.

Ha iniziato a suonare di nuovo per me.
Lui che aveva dimenticato come si faceva, a causa della morte della sorella.
Lui che si è fatto una colpa di questo.
Lui che si nasconde dietro ad un unica debolezza, l'abbandono.

Per quanto mi abbiano ferita con le loro parole, ho imparato a volergli bene.
Sono sicura che se venissero a cercarmi li perdonerei in un nano secondo.
Non avevo debolezze prima di incontrarli, perché l'unica persona che potevo perdere era Kevin, ma non mi avrebbe mai abbandonato.
Non lo ha fatto neanche ora.
Mi ha cercata per tutta New York.
E devo fare qualcosa, non posso lasciarlo nella casa famiglia. Sono io la sua famiglia.

Con loro invece ho continuamente paura di perderli.

Due colpi alla porta.
Senza voltarmi so già chi è.
Touch fa la sua entrata.

<<Posso?>>.

Non rispondo.
Entra ugualmente, con le mani in tasca.
Il disagio che lo assale.
Il suo volto dispiaciuto.
I suoi occhi a chiedermi scusa.
Le sue lebbra che si assottigliano.
Le parole che non escono.
Il mio corpo che si alza.
Si muove senza il mio permesso.
Il mio cuore che decide.
Le mie braccia che lo stringono a me.
Il mio abbraccio ricambiato.
Il nano secondo già passato.
Il perdono che batte la rabbia.

<<Accetto>>.

Lo guardo perplessa. <<Cosa?>>. Domando curvando un po la testa.

<<Accetto la tua scelta>>.

Accetta.
Mi concede di sbagliare.
La sicurezza che ci sarà se Nickelous dovesse ferirmi.
Che aspetterà quel momento con la speranza che possa cambiare idea.

<<Ti voglio bene>>. Ed è vero.
Lo dico con gli occhi umidi.
Mi sono affezionata a lui, perché è sincero. È un ragazzo ricco di principi. Intelligente e sensibile. Dolce e premuroso. È l'opposto del ragazzo che mi ha fatto perdere la testa.

Mi da un bacio sulla fronte.
Il suo corpo si muove verso la porta.
Si ferma.
Mi guarda.
Sorride.
Un sorriso triste.
Gli occhi nocciola profondi come un pozzo.
Espressivi.
Intensi.

<<Anche io>>. Risponde prima di uscire.

Accetta.
Mi concede di sbagliare.
La sicurezza che ci sarà se Nickelous dovesse ferirmi.
Che aspetterà quel momento con la speranza che possa cambiare idea.

Il tempo di sedermi sul letto.
Due occhi fuori dal balcone a fissarmi.
Hanno visto tutto.
Due occhi che riconoscerei tra la folla.
Due occhi capaci di spogliarmi di ogni paura.

Nickelous.

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