Biblioteca... silenzio

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Biblioteca.

Un luogo dove le persone studiano.
Leggono libri.
Dove il silenzio è priorità.

Silenzio.
Concentrazione.
Alchimia con la lettura.
Sapere e imparare cose nuove.
Conoscenza dello sconosciuto.

E ci siamo riusciti.
Siamo arrivati in questo luogo, dove le parole devono essere solo quelle scritte.
Peccato che non so scrivere e leggere, Nickelous mi ha dato la sua parola, che sarà il mio insegnante.

Sono euforica.
Come se fosse il mio primo giorno di scuola.
Sono impaziente e non riesco a stare seduta sulla sedia senza muovermi per il nervosismo.

Guardo Nick.
Concentrato su dei fogli bianchi.
Come se stesse cercando di capire da dove deve iniziare.

<<Direi di partire dall'inizio>>. Esclama con un lieve sorriso, che contorna il suo viso perfetto.

Annuisco.
Prende un foglio e disegna una lettera per cinque volte in orizzontale.

<<Questa è la A>>. Mi guarda come se lo stesse spiegando alla bambina che c'è in me.
<<È una vocale. Devi scriverla per tutto il foglio. Due linee in diagonale e una in orizzontale al centro>>.
Mi presenta il foglio davanti.
E l'agitazione cresce.
Inizio a scarabocchiare sul foglio.
Le prime A, sono un disastro.
Penso che un bambino di sei anni ci riuscirebbe senza sforzi, ma non io, che non ho mai tenuto una penna in mano. Tutto ciò che so l'ho imparato per strada e ora mi sento come chi conosce poco e niente.

Dopo il terzo rigo le mie A iniziano a prendere forma.
Batto le mani entusiasta, sotto lo sguardo divertito di Nickelous, e quello fulminante degli studenti intorno a me.

Finisco il foglio.
E non contenta del mio lavoro chiedo a Nickelous di insegnarmi le altre lettere.

È un maestro ottimo.
Tanta pazienza.
Sarcasmo.
E gentilezza.
Il tutto traspare nei suoi insegnamenti.

Lo guardo con occhi sognanti.
I gomiti poggiati sul tavolo, le mani sul viso.
Mi insegna anche una filastrocca sulle vocali.
Proprio come se fossi una bambina alle prima armi.

Ed è così che mi sento.
Ma ho capito che non è mai tardi per imparare.

Lo fa con naturalezza, come se fosse una cosa che fa da tempo.

Ed è bello da morire.
I suoi occhi grigi, che in questo momento sono velati d'oro.
Sembra l'argento misto all'oro.
Luccicanti e belli da far impazzire chiunque.

Ma il suo sguardo è per me.
Le sue parole sono per me.
I suoi insegnamenti sono per me.
Le sue mani poggiate sul foglio sono le mie.

Piano piano gli sto dando un pezzo di me.
Un pezzo alla volta del mio passato.
Un pezzo alla volta di me stessa.

E lui fa lo stesso.
Con più difficoltà.
Con attenzione.
Ci va con i piedi di piombo.

E mentre lo guardo, persa nella sua bellezza. Non posso fare altro che pensare a quanto sia perfetto.

Lui lo è.
Perché non si nasconde dietro a niente.
È così come si mostra.
Lunatico.
Sfuggente.
Cambi d'umore frequenti.
Dolce
Scontroso.
Un ragazzo capace di farti sudare per avere tutto di se stesso, e allo stesso tempo riprendersi ciò che è suo in un istante.

È fatto cosi.
Ma è perfetto proprio così com'è.

Ora mi mostra interesse.
Mostra attenzione a ciò che sta facendo.
È coerente.

Tra un attimo è possibile che mi grida di nuovo contro.

<<Hai capito?>>. Chiede vedendo il mio sguardo assente.
In realtà non molto mi sono distratta dalla sua persona.

<<Si, ...no, ...forse>>. Dico imbarazzata.

<<Non hai seguito nemmeno una parola di ciò che ho detto. Hai perso la concentrazione. Sei sovrappensiero>>. Ha ragione, ma non posso spiegargli che i miei pensieri erano rivolti a lui, sennò faccio la figura della deficiente. Non mi sembra il caso.

<<Sono stanca>>. Mezza verità per evitare una figura di merda.

<<Andiamo allora a casa orfanella>>.

Non lo dice con freddezza.
Ma come se la sua fosse anche casa mia.
E mi fa stare bene.

Raccoglie i fogli che abbiamo utilizzato.
Li piega e li mette nella tasca della sua giacca in pelle.
Allunga una mano verso di me.
L'afferro.
Mi tira a lui.
Mi bacia la guancia con tenerezza.
Il suo corpo rilassato.
Il mio tra le sue braccia.

<<Baciami se vuoi farlo>>. Esclama, così dal nulla.

<<Perché non lo fai tu?>>. Ribatto un po indignata? Infastidita?

Ipnotizzata.
Completamente ammaliata.

<<Perché non ho il coraggio>>. I suoi occhi si colorano di un grigio intenso. La sua affermazione, una certezza che lui non ha.

<<Allora non lo faccio>>. Sciolgo il nostro abbraccio e mi avvio verso l'uscita.

<<Perché no, Becky?>>. Una domanda a trabocchetto.

Perché non ho il coraggio, vorrei rispondere.

La mia risposta non arriva.
Gli occhi di tutti puntati addosso. Come se stessero guardando la scena di un film.
Le sue mani strette in un pugno.

I suoi occhi una chiamata.
L'arrivo di un treno.
Un unico viaggio.
Un unico biglietto.
Perdi il treno perdi Nick.

<<Non ti bacio finché non sarai tu a chiedermelo>>. Le sue parole uno schiaffo in faccia.
Il suo essere cosi maledettamente sfuggente a tornare.

La bibliotecaria a far cenno di stare in silenzio.
L'occhiataccia di Nickelous a fulminarla sul posto.

E poi il suo trascimarmi fuori in silenzio.
La sua indifferenza a farmi entrare in macchina.
Il rombo del motore a dare il via alla nostra partenza.

Non lo sopporto.
Sopporto le sue paure.
Il suo urlarmi contro.
Le sue decisioni.
I suoi stramazzi.
Ma non sopporto la sua indifferenza.
Non se abbiamo passato mezza giornata con insegnamenti, sorrisi teneri, e sguardi d'intesa.

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