Col cavolo che resto qui con lui

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Asciugo le lacrime col dorso della mano.

Persone come Nickelous non meritano le mie lacrime.

Sarò anche una ragazza di strada.
Sarò anche senza un soldo in tasca.
Sarò anche vestita di stracci.

Ma ho una dignità.
Ho un umiltà.
E sono libera.

Mi affretto a prendere una felpa e un paio di jeans nell'armadio.
Noto con piacere che sono della mia misura, come l'intimo che indosso.

Non so di chi siano.
Ma Touch mi ha detto che li posso usare.

Sicuramente la proprietaria di questi vestiti ha buon gusto.
La maggior parte degli indumenti sono felpe abbastanza larghe, e jeans strappati.

Prendo la felpa in mano e ne sento l'odore.
Non ha un profumo di detersivo.
Sembra come se la persona che le indossava avesse lasciato il suo profumo.

Lascio da parte i miei pensieri e mi affretto a vestirmi.

Metto le scarpe ed esco dalla stanza, come se qualcuno mi stesse seguendo.

Prima di arrivare alle scale, mi fermo davanti alla camera di Nickelous.
Rischio qualche colpetto alla porta.
Non ricevo nessuna risposta cosi entro.

La camera è in completo disordine.
Non mi meraviglio più di tanto se a farlo fosse stato se non altri che Nickelous, con una sua sfuriata.

Avanzo verso la mia chitarra.
Afferro la custodia e me la carico in spalla.

Esco in fretta e furia da quella stanza.
Non vorrei ritrovarmi di nuovo faccia a faccia con quel burbero pezzo di un fico secco.

Prendo tutto il coraggio che ho in corpo e scendo le scale.

Arrivo al pianterreno che è più grande del primo piano.
Il salotto ha le pareti in pietra.
Un camino rivestito come le stesse.
Un piccolo tavolino in marmo riposto di fronte al divano che forma una L.
Un arredamento di cui non so definire lo stile.

Un tavolo enorme posizionato in quella che dovrebbe essere la sala da pranzo.
Con tanto di vetrina.

Sento delle voci in cucina ed è li che le mie gambe mi portano.
Appena entro.
I due ragazzi e l'uomo che mi ha salvata si voltano verso di me.

<<Dove stai andando?>>. Touch ha un espressione confusa.

<<Torno in strada>>. Dico come se fosse ovvio.

<<Abbiamo già parlato...>>. Lo interrompo alzando la mano.

<<Col cavolo che resto qui con lui>>. Indico Nickelous con tono di diniego.

<<Cosa gli hai fatto?>>. Josh si volta verso il figlio con un tono di rimprovero.

E mi viene ancora più rabbia quando noto che mi fissa come se volesse accusarmi di aver fatto la spia.

Scende dal bancone della cucina.
Passa le mani sui pantaloni per lisciarli.
Sorpassa il padre.
E con il suo solito modo strafottente si ferma davanti a me.

<<Puoi rimanere. Vado via io, orfanella>>.

Ancora quel nomignolo.
La mia mano si muove da sola, e finisce proprio spiaccicata sul suo viso.

La sua espressione cambia da sorpresa a ira funesta.

E quando penso che sta per darmi uno schiaffo in risposta, invece mi lascia di stucco e si allontana lasciando la stanza.

Touch guarda Josh.
Uno sguardo che parla da se, visto che segue a passo svelto Nickelous, che è salito su per le scale furioso e ha sbattuto la porta della sua camera.

<<Becky mi dispiace per il suo comportamento, non siamo più abituati alla presenza di una donna in questa casa>>. Spiega Josh con la sua solita voce controllata.

Non fa trasparire nessuna emozione.
Freddo come il ghiaccio.
Forse un po deluso.

<<Questa casa è mia, e tu puoi rimanere quanto vuoi>>.

Decido di tornare al piano di sopra.

La voce di Nickelous arriva fino alle scale.
Urla contro il fratello qualcosa che non riesco a comprendere.

La porta ora è aperta.
E al solo pensiero che devo passarci davanti mi vengono i brividi.

Cerco di fare il meno rumore possibile in modo da non farmi notare.
Ma appena arrivo davanti alla sua stanza mi blocco al tono della sua voce.

<<Tu>>. Mi indica. <<Sei ancora qui>>.

Indietreggio con la paura che mi sta divorando, e scappo nella camera che mi ospita.

Perché è così scontroso con me?

In fondo se non avesse iniziato questa guerra.
Non avrei causato poi così tanti problemi.

Sono una tipa tranquilla.
Occupo poco spazio.
Non urlo contro nessuno.
Sono solitaria.
Sono chiusa nel mio mondo.

Perché prova cosi tanto rancore nei miei confronti allora?

Le urla si placano.
Le voci cessano.
Il silenzio incombe per tutta la casa.
E quasi quasi desidero di sentirlo ancora parlare per non sentire invece questo silenzio straziante.

Afferro la custodia della mia chitarra.
La apro.
Prendo il mio strumento.
Lo poggio sulle gambe.
E inizio a suonare la mia melodia.

Le mie dita sulle corde.
Il dolore che pizzica i polpastrelli.

Libero la mente.
E accompagno quella melodia battendo i biedi.
Ogni tanto sposto le dita dalle corde, battendo sul bordo della chitarra.

Vari suoni creano una nuova canzone.
Quella che proviene dal mio cuore.

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