La mia prima lezione di guida

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Guidare non è semplice.
Non è come imparare a scrivere.
C'è sempre il pericolo di uno schianto.
Il pericolo di investire qualcuno.
Si devono seguire delle regole.
Regole che ancora non conosco.

Nickelous sorregge con le mani la sua testa.
Frustrato per il mio ennesimo premere il freno di colpo.
La sua Bentley che si spegne ogni volta.
Il mio non capire le marcie.
E la cosa più difficile è comprendere quando bisogna premere l'acceleratore lasciando lentamente la frizione.
Io la lascio, ma di colpo si spegne.
E questo si ripete per un tempo indefinito.

<<Dovrò comprare una nuova auto se continui così>>.

Io che tocco la sua piccola.
Lui che continua a non accettarlo.
Io che mi agito.
Lui che continua a strillarmi contro.

<<Non andiamo da nessuna parte se continui a sbraitare invece di insegnarmi>>. Lo accuso.

Scende dalla macchina.
Apre lo sportello dal mio lato.

<<Scendi un attimo>>.

Non dirmi che ha intenzione di lasciarmi per strada di nuovo!!!

Manda il sedile indietro.
Crea spazio tra lui e lo sterzo.
E comprendo le sue intenzioni solo quando apre bocca.

<<Mettiti sulle mie gambe>>. La sua mano verso di me.

Mi aiuta a posizionarmi sulle sue gambe.
Mi concentro.
Anche se è difficile con lui che ha le sue mani poggiate sui miei fianchi.

<<Pronta>>.

Non lo sono, di nuovo una sicurezza che non ho.

Premo la frizione.
Giro le chiavi.
Metto la prima.
Tolgo il freno a mano.

La macchina parte quando lascio piano la frizione e premo l'acceleratore.

Mi avvio e metto la seconda.
Ha tolto il cambio automatico, perché dice che deve insegnarmi a guidare senza.

Batto le mani quando faccio più di cinquanta metri lasciando lo sterzo.

Lo afferra prontamente, prima che ci scantiamo ad un albero. Tornando così sulla strada.

Percorriamo cosi tutto l'isolato.
Quando terminiamo il giro, fa un lungo sospiro di sollievo.
Gli do una pacca sulla spalla.

<<Non sono andata così male>>. Annuncio convinta.

<<Se togli il fatto che stavi bruciando il motore, e più di una volta ho dovuto prendere in mano la situazione, perché battevi le mani. Si non sei andata male>>. Mi prende in giro.

Cerco di colpirlo ancora, mi blocca.
Sorride tirandomi a se.
E le sue labbra sono sulle mie.

Iniziano il loro cammino verso l'orizzonte.
Il nostro andare insieme, nella stessa direzione.

Anche se con poca convinzione ha accettato.
Ha trovato il modo di cedere ad un si non voluto.

Restiamo abbracciati per un tempo indefinito.
Le sue braccia sono ora sicurezza infinita.
Tranquillità e pace.

Mi lascio andare a coccole volute.
Coccole che ho desiderato da quando ho aperto gli occhi.

Mai sono stata cosi bene.
Mai sono stata me stessa come ora.
Mai mi sono sentita sicura di ciò che voglio.

Voglio lui.
Per il semplice motivo che è lui.
Perché non potrei mai amare una persona che non sia lui.

Scendiamo dalla Bentley.
Con le mani intrecciate.
Le scarpe calpestano l'erba.
Poi ancora l'asfalto.
E di nuovo il cemento.
Duro.
Testardo come noi.

E prima di aprire la porta.
Mi poggia dolcemente al muro di fianco ad essa.
Mi osserva.
Mi scruta.
Entra con il suo sguardo dentro di me.
Ne vede l'essenza.
Ed è compiaciuto.

Il suo grigio inespressivo.
Il mio nocciola profondo.
Il vento leggero sulla pelle.
I brividi di freddo.
La pelle d'oca che i suoi occhi mi provocano.
Alzo il cappuccio in testa.
Imbarazzata.
Nascondo ciò che non voglio fare vedere.
La mia insicurezza.

<<Non nasconderti ai miei occhi, che sono nati per vedere tanta bellezza.
Non coprire il tuo viso delicato.
Non quelle labbra che mi danno gioia. Spegni la mia serenità. Nascondi ciò che amo. Rifugio del tuo essere. Dolce angelo puro che adoro guardare. Non nasconderti. Mostrati a me, perché è cosi che mi piaci. È cosi che ti voglio>>.

Abbasso il cappuccio.
Le sue parole il mio rifugio personale.
La paura che veda altro, oltre a ciò che gli ho fatto vedere.

<<Cosa ti piace di me?>>. Una domanda che mi frulla in testa dal primo bacio che mi ha concesso.

<<Cosa non mi piace, dovresti domandarti>>. Una carezza leggera si poggia sul mio viso.
La paura di ascoltare ciò che il suo cuore deve dirmi.

<<Non mi piace il tuo fuggire lontano da me. Nascondendoti ai miei occhi. Finire in un mondo tutto tuo. Ai miei occhi sei il mondo, quello che voglio esplorare. Voglio conoscere ogni nazione, città o paese. Hai detto che ti sei concessa, perché torni spaesata nel tuo nido?
I miei occhi non sono rivolti a nessun' altra, eppure ti crei una corazza cristallina. Mi concedi solo ciò che vuoi offrirmi. Ma non hai bisogno di intrufolarti di nascosto tra i miei pensieri, perché tanto vedresti solo te stessa. Quindi smettila di aver paura, o almeno condividile con me. Ho detto che sono pronto. Sono pronto ad oltrepassare con te quella linea invisibile. Facciamo questi passi insieme?>>.

Non immaginavo potesse parlare cosi.
Io che ho fatto della mia insicurezza la mia unica amica.

<<Vorrei i tuoi occhi per guardare ciò che vedi in me. Le tue labbra per capire cosa senti.
Il tuo cuore per sentirlo battere come il tintinnio di un orologio>>. Ancora la mia paura di non essere la sola ed unica.

<<Non temere hai già i miei occhi solo per te. Le mie labbra per sentirne il sapore. Il mio cuore batte come il tuo. Hai anche quello, perché non l'ho concesso a nessuno. Tu sei l'unica e la sola>>.

Una confessione che abbatte la mia barriera cristallina.
Non ho bisogno di nascondermi. Sono l'unica e la sola, ha detto.
E anziché circondarmi di paura, ed essere insicura, devo solo fare in modo che questo sia per sempre.

Come???

Restando me stessa.

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