Un prato intriso dalle ultime goccioline di pioggia: in alto il cielo era, tuttavia, nuvoloso e tutt'attorno arieggiava il freddo d'un autunno arrivato forse fin troppo tardi.
L'obbiettivo della sua amata macchina fotografica puntato su quel meraviglioso fiore candido: una margherita, semplice, immacolata e allo stesso tempo meravigliosa. Gli occhi nocciola di Nicolas cercavano il momento giusto per poter catturare quello scatto, poiché, nonostante la pianta non possa muoversi per natura, nella fotografia ci sta sempre il momento giusto per ogni soggetto scelto. Nulla è per caso; alcuni attimi sfuggenti devono essere immortalati subito, altrimenti si perderebbe la magia.
Fu quando una piccola farfallina, dalle ali anch'essa bianche, si posò delicatamente su quei lisci petali come seta, che Nicolas decise di scattare.
« Ce l'ho », disse compiaciuto, sorridendo, ancora accovacciato vicino a quel fiore.
Quindi si alzò, annusando l'aria a pieni polmoni. Probabilmente quel pomeriggio avrebbe piovuto a dirotto: le nuvole parevano minacciose e Nicolas rimase a contemplarle, col viso verso il cielo, per almeno un minuto buono. Rimaneva spesso a fissare ciò che prendeva il suo interesse, la curiosità era una di quelle doti che lo facevano apparire come un bambino con di fronte il paese dei balocchi. Di questo si vergognava un po'.
Sospirò, posando con cura la macchina fotografica dentro alla sua custodia, poi chiuse tutto all'interno del suo zaino blu ed iniziò ad incamminarsi.
Era in ritardo, come sempre, e quando constatò l'orario sul display del cellulare, cercò di affrettare il passo più veloce che poteva, fino a correre del tutto.
( . . . )
La porta dello studio venne aperta con un veloce scatto, il fiatone troppo intenso per poterlo regolare in fretta.
« Scusatemi! » esclamò Nicolas, pensando di vedersi apparire Nelson o Frank, ma quando alzò il viso, nessuno di loro fu mostrato ai propri occhi.
Nic sbatté le palpebre, « Ragazzi? » li chiamò, avanzando e chiudendo la porta dietro di sé.
In quel momento avvertì lo stesso senso di gelo che si provava all'aria aperta e ciò lo indusse a sfregare le mani sulle braccia per qualche attimo.
Dopodiché, velocemente, prese il suo cellulare e non appena lesse la chat di gruppo di Space Valley su Telegram, sembrò tranquillizzarsi.
Nelson e gli altri erano stati bloccati nel traffico, a quanto pareva. Perciò, avevano deciso tutti di fermarsi fuori per pranzare.
Si sedette sul divano, laddove notò la nera e inconfondibile borsa a tracolla di Dario.
Non era solo, quindi. Meglio così.
Si accoccolò meglio sul divano, chiudendo gli occhi e sentendosi stranamente inerme, nonostante fosse quasi solo.
Dario.
Avrebbe voluto salutarlo e urlargli che in studio ci fosse anche lui, Nicolas. Tutto qui.
Ma non ne ebbe la forza, si addormentò come se una strega malvagia gli avesse lanciato contro un incantesimo potentissimo.
Sul pavimento gocciolava inchiostro, finendogli sopra le scarpe, il respiro si era fatto più intenso, la pelle d'oca anche in quella stramba situazione creata dal subconscio.
Davanti a sé, quegli occhi profondi piangevano lo stesso liquido color pece precedentemente nominato, macchiandogli le gote, il mento, il collo, sino ad arrivare sopra le proprie labbra: quegli occhi lo stavano fissando, si sentiva il cuore prosciugarsi, le energie completamente diminuire, sino a non sentire più niente. Durò tre minuti. Parve un'eternità.
Poi uno strano dolore all'addome, come se venisse stretto da zampette lunghe, pelose e pungenti, mentre le labbra andavano in fiamme. Non aveva smesso, tuttavia, di guardare quegli occhi, mentre questi creavano cascate oscure di depressione.
« Nicolas? » fu allora che il giovane fotografo si svegliò davvero, « Va tutto bene? »
Era Dario.
Quanto tempo aveva dormito?
Sentiva le guance umide, come se avesse pianto e, per un attimo, rimase immobile a fissare il suo amico.
Quegli occhi. Quegli occhi li aveva già visti nel sogno, non poteva sbagliarsi.
« Penso di avere la febbre. »
« Capisco, » disse Dario, senza esitazione « vuoi che ti accompagni a casa? Gli altri li avvertiamo dopo. »
Nicolas deglutì, per qualche ragione non si sentiva affatto sicuro in compagnia di Dario, eppure non era la prima volta che restavano da soli.
« Non serve, » si affrettò a dire « devo anche finire di montare un Around. Posso resistere. »
Dario annuì, allontanandosi dall'altro e dirigendosi in cucina.
Nic ebbe quasi la sensazione, nonostante Dario si fosse girato, che lo stesse comunque tenendo d'occhio.
Stava impazzendo, senza alcuna ombra di dubbio.
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OBSCURIA
Fanfiction𝕯ario si ritroverà morso da un piccolo ragno, ma ciò non ha niente a che vedere con il famoso Spider-Man. Tutt'altro, questo sembra essere il destino: esso gli ha teso la mano e Dario di rimando lo ha abbracciato senza alcuna esitazione, stringendo...
