Le ali di Icaro

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Il portale si era aperto e due nuvole, una nera e una bianca come lo ying e lo yang, erano uscite da quell'ovale luminoso e candido, il quale si chiuse subito dopo.
Presero subito forma due figure: la più alta era vestita con felpa e jeans neri, gli occhi che stavano impazzendo tra la normalità e la pazzia.
Invece, la figura più bassa indossava una felpa bianca, i jeans scuri.
« Dario, fermati » aveva detto Nicolas
« Se continui così il mondo collasserà,
ci sarà davvero la fine del nostro mondo.
È questo quello che vuoi? »
Dario si era immobilizzato, dava le spalle all'angelo.
Continuava ad avere spasmi incontrollati.
Nicolas era riuscito a fuggire dal limbo, era riuscito a farlo perché l'illusione non aveva avuto nessun effetto su di lui.
Si era addentrato in una porta non sua, a quanto pareva.
Ma questo a Dario parve non importare.
Stava soltanto sperimentando i propri poteri, dopotutto.
Tuttavia, in quel momento aveva faccende più importanti da affrontare.
« È pericoloso stare in un universo in cui anche noi siamo nati, Dario.
Lascia stare questa pazzia. »
Silenzio.
Nicolas sospirò, creando con l'energia della propria aura bianca, dal palmo della sua mano destra, una fiammeggiante spada candida fatta di luce eterea.
« Non mi lasci altra scelta. »
Sulle gote di Dario colarono lacrime di inchiostro, generando sulla mano sinistra, anche lui, una spada, ma fatta di tenebra oscura; un accumulo di nubi di pura depressione.

( . . . )

Il mezzoragno e la ragazza dai ricci capelli biondi erano usciti fuori dal locale, i due avevano iniziato a camminare un po' lontano da lì.
Era da quando lui le si era avvicinato nell'area bar, che lei aveva iniziato a percepire una sensazione di gelo lungo la schiena e sulle spalle.
Non riusciva a non pensare a quanto fosse strano il suo fidanzato quella sera.
« Oddio,
ma tu sei Dario! »
L'Incubo, con già addosso la sua maschera pirandelliana, sorrise gentilmente a quelle quattro ragazzine che si erano avvicinate a lui in quel momento.
Probabilmente erano lì per via del concerto dei rovere, la band del suo amico Nelson.
« Possiamo farci una foto? »
Ma non fu solo una foto, poiché venne tempestato di domande.
Sembrava non volessero più smetterla di parlare.
Nel frattempo, la bionda era tornata indietro, ma i suoi passi si erano mossi in direzione del parcheggio.
Nella sua testa aveva iniziato a risuonare una voce, le gambe le si erano mosse da sole.
Era un tono gentile, delicato.
Così premuroso.

Torna indietro.

Quando il mezzoragno rimase solo, digrignò i denti.
Gli era sfuggita, cazzo.
E la colpa era tutta di quella fottuta parte umana, della quale ancora non era riuscito a liberarsi.

Dario,
Dario,
Dario...
Sei proprio un coglione.

Nessuno nei paraggi.
Roteò gli occhi, essi divennero neri.
Diventò fumo.

( . . . )

Lei parve spaesata, una volta ritrovandosi in quel parcheggio.
Perché era andata a finire lì?
E Dario?
Dov'era Dario?
Poi lo vide, a pochi passi mentre era intento a parlare col suo amico Francesco.
Cosa stava succedendo?
Dario... era impossibile che fosse in due posti contemporaneamente.
Tuttavia tacque, avvicinandosi alle due figure.
Dario abbozzò un sorriso imbarazzato.
« Scusami.
Sono andato a prendere
una boccata d'aria.
Troppo rumore nel locale. »
Lei parve ancora più confusa, ma fece finta di niente.
Poi spostò l'attenzione sul biondo e lo salutò con un cenno del capo, ma prima che potesse ricambiare, egli dovette sorreggersi la testa, poiché ebbe un altro capogiro.
~ Uccidimi ~
Successivamente, nella sua mente si creano delle macabre immagini:
Nicolas inginocchiato innanzi a Dario, il capo chino; come se si stesse prostrando ai piedi di un potente sovrano.
Gli mancava un'ala d'angelo.
Sputava fiotti di inchiostro.
Ancora e ancora, ogni secondo sempre di più.
Il biondo barcollò.
« Ehi, ehi!
Non svenire! »
Dario lo aveva sorretto per le spalle.
Francesco lo guardò e per un momento lo scambiò per l'Incubo: lo si leggeva in quei suoi occhi sgranati pieni di terrore.
« Io l'ambulanza la chiamo sul serio » aveva affermato lo scrittore.
Francesco, fulmineo, gli poggiò una mano sulla spalla destra.
« Va tutto bene, credimi.
Oggi è solamente una giornata no. »
Francesco sospirò, rimettendosi eretto con la schiena... poi, all'improvviso, chiese:
« Ma Nicolas? »
« Pensavo lo sapessi » rispose Dario, sebbene fosse ancora preoccupato per la salute dei suoi amici.
Quel giorno Francesco non sembrava essere l'unico a stare male.
« è rimasto a casa,
ha detto di avere la febbre. »

OBSCURIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora