Il centro dell'universo di Dante

968 74 3
                                        

Non appena Nicolas rientrò in casa, si apprestò subito ad andare nella sua stanza e chiudersi lì, poggiando lo zaino ai piedi del letto e sedendosi sopra il piumone caldo e imbottito.
Prese un lungo respiro, rimuginando sulla scena vista pochi attimi prima. Sentiva ancora il cuore battergli all'impazzata, sembrava volesse uscire dal petto da un momento all'altro.
Sfilò la fotografia da una delle tasche dei jeans, la schiena si curvò in avanti e con la mano libera si sorresse la fronte.
Quegli occhi lo avevano notato. Erano fissi sulla sua persona e, persino in quel momento gli parve di averli lì, nella realtà, all'interno della sua stanza.
Si sentì in soggezione, la testa aveva iniziato ad essere calda e le guance si erano arrossate di colpo.
Di nuovo quella strana febbre?
Aveva iniziato ad avere molto sonno, infatti il suo corpo in quel momento si distese automaticamente, le palpebre che pesanti si erano chiuse da sole.
Tutto divenne buio, come nella morte: per un po' non sentì, né udì niente. Era una sensazione stranissima e non seppe nemmeno quanto durò di preciso, ma dopo un po' percepì delle mani gelide sul proprio collo e ben presto si sentì mancare l'aria.
Poi un bacio sulla tempia, leggero, come quello che potrebbe darti una mamma.
« Non avere paura, Nicolas. »
Dario. Era lui.
In quell'istante la figura dell'amico si mostrò, facendosi nitida; essa scomparve dalle sue spalle e gli apparve di fronte, accompagnato da una nube di fumo che ricordava tanto la sacra morte.
I due rimisero a fissarsi, contemplandosi e studiandosi a vicenda.
Dario avanzò verso la sua direzione e si fermò solo quando fu a pochi centimetri dalla sua faccia: impassibile e con quegli occhi che pareva fossero il perché dell'intera esistenza umana. O almeno, fu questo quello che Nic percepì e ciò lo fece deglutire.
« Il mondo sta per finire. »
« Cosa? » sgranò gli occhi Nicolas.
« Non so bene il perché di tutto questo, anche io sono rimasto disorientato all'inizio. Non so nemmeno quanto tempo rimanga prima che finisca ogni cosa, se devo dirtela proprio tutta. »
Nicolas rimase muto, si era bloccato e inizialmente quelle parole gli sembravano solo una presa per il culo.
Ma sempre lo sguardo di Dario, sempre quel maledettissimo sguardo lo avevano fatto ricredere.
Il fotografo strinse i pugni e il viso si fece ancora più vicino a quello di Dario e in quell'istante sostenne il suo sguardo con decisione e con, soprattutto, molto coraggio.
Non lo avesse mai fatto.
I loro occhi sembravano essere diventati un tutt'uno: Nicolas vide cose impossibili e oltre persino ad una coscienza intellettualmente avanzata, una cosa che andava al di là delle sensate supposizioni concrete umane.
Si sentì espiare, perché il suo corpo era diventato leggero e avvolto da un calore confortevole.
I suoi occhi presero totalmente lo stesso colore delle nuvole al ciel sereno: sembrava quasi che esse si fossero teletrasportate all'interno del proprio io. Era una sensazione stupenda.
Si sentiva elevato, al sicuro.
E il proprio cuore e il proprio spirito erano decisamente una cosa sola con l'universo.

Nicolas si svegliò come se dormisse da secoli e lo fece con una pace interiore che mai aveva provato prima.
Si alzò tranquillamente dal letto e si andò a guardare allo specchio: si guardò per bene e solo dopo qualche secondo di realizzazione, toccò il proprio viso con entrambe le mani, incredulo e letteralmente senza parole.
Si era bloccato, perché quegli stessi occhi candidi che aveva avuto nel sogno in quel momento erano lì, riflessi nello specchio situato in camera sua.
Non avevano né iride, né pupilla.
Sembrava un fantasma.
Che fosse morto?
Per accettarsi di questo diede un pugno sul bordo in legno dello specchio e questo movimento gli aveva procurato dolore. Ma non gli aveva provocato un male normale, fu più un senso di fastidio alle nocche che fu perfettamente percepito dal proprio corpo.
No, era ancora vivo e vegeto. Questo lo aveva appena appurato, però... perché?
Non riusciva a concepire il motivo di tutto questo.
Ciononostante, si sentiva comunque tranquillo. Come se qualcosa dentro di sé si fosse appena risvegliata.
Spostò lo sguardo sulla scrivania di fronte al letto, dove al di sopra, tra le diverse cose, vi erano anche degli occhiali da sole.
Doveva dirlo a qualcuno, il primo che gli venisse in mente.

( . . . )

Il live della serata precedente era stato una bomba e Nelson, tra stanchezza e soddisfazione, si stava riposando da tutta la mattina con davanti il suo megatelevisore a schermo piatto e Netflix. Beatrice stava dormendo al suo fianco e nessuno avrebbe potuto svegliarla, nemmeno se a farlo fosse stata l'Apocalisse.
Ad un tratto, ecco che udì suonare il campanello di casa e Nelson si chiese chi potesse essere.
Si alzò quindi dal divano e si diresse verso la porta e quasi si sorprese di vedersi davanti Nicolas, una volta apertogli, con indosso degli occhiali da sole neri.
« Ehi, ciao » lo salutò Nelson, ancora spiazzato « Va tutto bene? »
Nicolas, in tutto ciò, rimase assolutamente in pace con se stesso e dopo qualche attimo prese un bel respiro e poi disse:
« Se ti mostro una cosa mi prometti di non urlare e... soprattutto, di mantenere la calma? »

OBSCURIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora