Terza sessione di addominali, piegamenti sulle braccia, corsa sul tapis roulant e così via. La palestra era da sempre stata il suo sfogo, ci andava spesso con Cesare e, anche se non si direbbe, poiché il soggetto in questione risulta molto pigro, pure Nelson — ma non sempre — bazzicava lì dentro.
Stanco, Nicolas si apprestò ad andare in spogliatoio per recuperare la sua bottiglietta d'acqua dallo zaino; esso venne aperto subito e ciò fu la sua salvezza. Stava davvero morendo di sete.
Si passò una mano sulla fronte: quell'insolita febbre sembrava essere svanita nel nulla. Ciò risultò molto strano ma Nicolas preferì non farci caso e quindi lasciò perdere totalmente quella questione.
Si disse fra sé e sé che era stato solo lo scherzo della sua fervida immaginazione.
Gli occhi intrisi di oscurità che ancora lo guardavano come mai nessuno aveva fatto, facendolo sentire un pesce fuor d'acqua, in balìa di una sensazione di pericolo, paura e brivido di piacere dietro alla schiena.
Nicolas scosse il capo e senza pensarci su due volte l'acqua della sua bottiglia gli finì totalmente in faccia e sui capelli: doveva svegliarsi, perché si sentiva ancora immerso nel mondo dei sogni. O degli incubi.( . . . )
Una volta usciti dalla palestra, Nicolas e Cesare avrebbero dovuto separarsi per andarsene ognuno a casa propria. Nicolas gli aveva detto che non ci sarebbe stato affatto bisogno che gli desse un passaggio sino a casa, poiché aveva voglia di camminare, quel giorno.
La realtà era un'altra. Si sentiva irrequieto e molto, molto triste. Nemmeno lui sapeva il perché, infatti si stava torturando il cervello pur di scoprirlo, nonostante inizialmente avesse imposto a se stesso di lasciar perdere.
Tuttavia, ad un tratto Cesare si fermò, uscendo dal suo zaino una polaroid blu.
« Dopo tre anni! » esclamò Nicolas, non appena vide la sua polaroid.
L'aveva prestata a Cesare ben tre anni addietro e nonostante l'altro gli avesse detto che gliel'avrebbe restituita dopo una settimana, non l'aveva più rivista.
« Adesso puoi tornare a farti le foto da tredicenne. »
« Dammela, dai! » senza replicare a quella provocazione ma ormai impuntato a riavere ciò che era suo, Nicolas riottenne la sua ritrovata e adorata polaroid, accarezzando i bordi lisci tra le dita. Aveva già delle idee su come utilizzarla: se usata bene, si possono creare degli scatti stupendi. E lui lo sapeva benissimo, per tale motivo si sentiva felicissimo. Ed anche un po' bipolare.
Salutò Cesare e i due presero strade opposte. Nicolas di tanto in tanto, lungo il tragitto, guardava le notifiche sul display del cellulare: quattro messaggi dalla sua fidanzata, centotrenta sul gruppo di Space Valley e tre chiamate perse da Cesare fatte molto prima che si incontrassero in palestra.
Decise di non rispondere al momento, perciò ripose il cellulare nella tasca della giacca e continuò a camminare, finché, dopo quasi dieci minuti, non udì una voce inconfondibile da lontano e, quasi meccanicamente si nascose dietro un muretto.
Perché, poi? Si scoprì solo essere Dario con quella che pareva la sua ragazza: capelli lunghi e ricci, sembrava parecchio timida ma non per questo meno socievole.
Inspiegabilmente, Nicolas aveva cominciato a respirare male, le gambe gli tremavano.
Prese un lungo respiro e poi, abbassando lo sguardo sulla polaroid che aveva lasciato lungo il collo, — con l'ausilio della fascetta nera che la sorreggeva — se la sfilò e la puntò verso i due "piccioncini", facendo in modo di non farsi vedere: un click fu sufficiente per immortalarli.
Tuttavia, non capiva perché lo avesse fatto: Dario era sempre stato un ragazzo simpatico e socievole, mai si era ritrovato a dover avvertire del pericolo in sua presenza. Certo, molto spesso scherzava in maniera un bel po' pesante ma Nicolas aveva imparato a starci al gioco, ci si era abituato. E non gli era mai dispiaciuto scherzare con lui.
In quel momento si sentì uno stalker e, quando scosse la piccola stampa che era uscita dalla polaroid, quasi non cadde sull'asfalto. Si morse il labbro inferiore, deglutendo.
Gli occhi del suo sogno erano lì e stavano fissando quella giovane ragazza come se il loro padrone non mangiasse da giorni. Era uno sguardo malato, che andavano al di là dello psicopatico che Dario andava ad interpretare di solito. In quel momento Nicolas capì che, nonostante non riuscisse a crederci, ci stava qualcosa che non andava.
Tuttavia, fu proprio questa consapevolezza che fece prendere a Nicolas la decisione di seguirli — o, meglio dire, pedinarli. E poi non erano solo quegli occhi, il problema, ma soprattutto le sei zampe di ragno che, attaccate alla schiena di Dario, erano tutte curvate verso la figura della giovane, come se volesse intrappolarla in una specie di ragnatela immaginaria.( . . . )
Quanto era bella, però Dario se ne era stufato molto in fretta. Nonostante questo, non poteva negare di starla ammirando in silenzio.
« Ti devo parlare » le disse lui, mentre iniziò ad appartarsi assieme a lei dietro uno stretto vicolo cieco.
La ragazza annuì, curiosa ed anche un po' nervosa perché questo avrebbe significato avere certamente più intimità con Dario. Non si sentiva affatto pronta per questo.
Nicolas, dal suo canto, spostò lo sguardo dalla foto alle figure innanzi a sé. Ancora faticava a crederci.
Non si accorsero della sua presenza, tuttavia, e questo fu un bene.
Il fotografo appoggiò la schiena sul muretto che affacciava al vicolo imboccato da Dario e controparte, facendo capolino per cercare di poter vedere bene la scena senza farsi vedere.
Le mani affusolate di Dario si posarono sulle gote rosate della ragazza, chinando il capo per poter premere le labbra delicatamente sulle sue. Era un tipo romantico, lui, le sdolcinerie non erano affatto un problema.
La strinse per i fianchi, facendo aderire meglio i loro corpi e in quel momento, schiudendo le labbra, Dario decise che il bacio doveva farsi più intenso. Era lui il giocattolaio e quella di fronte a sé era senza dubbio una bellissima bambola di porcellana che, molto presto, si sarebbe rotta in mille cocci.
Di nuovo, Nicolas vide spuntare quelle orripilanti zampe: avevano squarciato la parte superiore della spina dorsale per poter uscire allo scoperto. Ma la ragazza parve non vederle.
Infine, i due pozzi neri al posto degli occhi: Nicolas ci si perse, poiché non li vedeva più attraverso un sogno oppure dietro una foto. Venne letteralmente ipnotizzato da loro. Almeno, per qualche breve attimo.
Nel momento in cui Nic vide una delle sei zampe voler pugnalare alla schiena la sua preda, riprese subito lucidità e afferrò la sua polaroid, scattando ai due un'altra foto.
Dario parve accorgersene e Nicolas dovette sussurrare un « Merda » a denti stretti, indietreggiando e nascondendosi.
Ma lui lo aveva visto.
Lo aveva visto, cazzo.
E lo aveva guardato talmente intensamente da fargli perdere la testa.
Inizialmente non seppe che fare, poi non si guardò più indietro e corse velocemente, con la stampa appena generata della sua polaroid blu tra le mani; dove Dario fissava dritto nell'obbiettivo, ritirando le zampe nell'involucro in cui risiedeva e decidendo di non uccidere più la sua dolce e cara fidanzata.
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OBSCURIA
Fanfic𝕯ario si ritroverà morso da un piccolo ragno, ma ciò non ha niente a che vedere con il famoso Spider-Man. Tutt'altro, questo sembra essere il destino: esso gli ha teso la mano e Dario di rimando lo ha abbracciato senza alcuna esitazione, stringendo...