Le cicale cantavano. La distesa verde intrisa di rugiada; il cielo mostrava sia il giorno che la notte ma il proprio colore sembrava decisamente più scuro, come se ricoperto da un manto fatto di tenebra.
Il rumore secco d'una porta, una candida porta che era appena stata richiusa dalle mani affusolate di Frank. L'espressione tranquilla, nonostante la visione di fronte a sé non fosse proprio un bello spettacolo.
Anzi, sembrava essere entrato all'interno del paese degli incubi e non più il solito paradiso terrestre che, sempre, si mostrava nei propri sogni quando si addormentava.
( . . . )
Piazza Maggiore.
Frank se ne stava in un angolo, seduto su una sedia di legno a strimpellare le corde della sua chitarra. Indossava degli occhiali da sole, l'espressione rilassata contornata dai lunghi ricci corvini sul viso.
Ai suoi piedi una custodia per chitarra di colore nero, con qualche spicciolo all'interno.
« Che carino! » una femminea voce si avvicinò al ragazzo « Come si chiama? »
Il cagnone bianco alzò lentamente la testa ed aprì gli occhi, osservando la giovane dallo sguardo azzurro che aveva davanti.
( . . . )
Il cielo si dipinse totalmente di nero e da esso sbucarono fuori migliaia di occhi insanguinati d'inchiostro. Si udivano lamenti di persone dannate, pianti disperati e addolorati.
Anche dagli alberi, gocciolavano lacrime, ogni secondo sempre più intensamente.
Sembrava stesse piovendo.
Frank avanzò, silenzioso, andando a sedersi con la schiena sul tronco più spesso e antico di tutti, gli occhi che man mano si chiudevano da soli.
Calma.
Speranza.
Rilassamento.
Sospiri leggeri e controllati.
Di fianco a sé, un corpo penzolante da un massiccio ramo, le corde lo facevano oscillare di qua e di là, emettendo uno stridulo ma allo stesso tempo leggero rumore. Sembrava quasi si trattassero di lancette d'orologi.
Dall'altra parte del tronco, un altro corpo: esso fissava il cielo con un occhio aperto, nerissimo, sembrava un buco nero.
Un profondissimo buco nero.
Sospiri leggeri. Ancora una volta.
Calma...
Sonno profondo.
( . . . )
« È cieco...? » fece la giovane, dispiaciutissima per essere stata così tanto indiscreta di fronte a quel canide dal pelo bianco e gli occhi altrettanto candidi.
« Non lo è » disse lui, accarezzando le corde della chitarra con i polpastrelli consumati a causa dell'assenza del plettro.
« Si chiama Bic. »
STAI LEGGENDO
OBSCURIA
Fanfiction𝕯ario si ritroverà morso da un piccolo ragno, ma ciò non ha niente a che vedere con il famoso Spider-Man. Tutt'altro, questo sembra essere il destino: esso gli ha teso la mano e Dario di rimando lo ha abbracciato senza alcuna esitazione, stringendo...
