La noia lo stava assalendo... e gli avevano staccato internet da soltanto dieci minuti.
Avrebbe dovuto studiare, questo lo sapeva benissimo, ma la voglia di farlo non aveva mai bussato alla porta della sua camera. Specialmente in quel preciso momento della sua vita dove, per Nelson, esisteva solamente il mondo virtuale.
Voleva solo ritornare sui suoi giochi online e, facendolo, a conti fatti, non avrebbe recato alcun danno a nessuno... eccetto per la propria condotta scolastica.
Il piccolo Nelson, tuttavia, conosceva un modo per riuscire a riottenere la sua amata password, così facendo sua madre e il suo compagno avrebbero pensato che lui studiasse, mentre la realtà dei fatti sarebbe stata un'altra. Ma, perlomeno, sarebbero stati tutti felici e contenti — loro, vivendo nell'illusione, e lui, con i suoi adoratissimi giochi online e il suo computer.
Inutile dire che riuscì nel suo intento.
Passarono dei giorni, quel pomeriggio sarebbe dovuto venire un suo amico per studiare assieme.
"Studiare", sempre per modo di dire.
( . . . )
Un'abbagliante luce bianca illuminò fulmineamente un marciapiede e, da essa, come se appena uscita da un portale, apparve una vettura gialla.
Da questa uscì del fumo e subito dopo i portelloni si aprirono automaticamente.
« Ho creduto di morire! » esclamò Tonno, aggrappandosi ai bordi di uno sportello per aiutarsi ad uscire fuori.
Stessa cosa fecero gli altri.
Nelson si guardò attorno e poi andò a fulminare Cesare con lo sguardo.
« TU! » affrettò il passo verso di lui.
Cesare scappò dietro al cofano della vettura « È inutile che ti arrabbi, principessa. Ormai è inutile! »
« Cesare ha ragione. Se ci agitiamo non concluderemo niente » disse Nicolas e con quella frase Nelson sospirò, massaggiandosi una tempia.
« D'accordo. »
In quel momento, ecco che una donna, dall'altra parte della strada, era intanta a sorreggere delle buste delle spesa e a rientrare in casa.
Nelson sgranò gli occhi, correndo all'interno del taxi, attivando subito l'effetto tartaruga.
Fece un rapido controllo sulla data e sul giorno, immobilizzandosi poi di colpo una volta appurato dove fossero andati tutti a finire.
« Ehi, Nelsi, va tutto bene? » domandò Tonno, facendo capolino dalla portiera aperta. Sembrava quasi che per un momento avesse dimenticato per quale motivo aveva deciso di non parlare ai suoi amici per un mese intero.
Nelson sembrava in trance e solo dopo qualche secondo diede la sua attenzione al biondo.
« La password » disse, deglutendo.
« Quella password? » domandò Cesare, affiancando Francesco.
Nelson annuì.
« Quella password. »
« Allora... io, Cesare e Tonno entriamo. Voialtri rimarrete qui a fare la guardia » disse Nelson, sotto l'occhio del giudizio di Frank « Sai che se comprometterai il corso degli eventi si potrebbe...? »
« Mettere a repentaglio il presente per come lo conosciamo. Lo so » disse Nelson, non volendo assolutamente rovinare alcunché.
« Guarda che lo abbiamo visto Ritorno al Futuro! » volle specificare Cesare.
« Non bisogna giocare con lo spazio-tempo. Mi sembra anche più che logico » aggiunse l'occhialuto, mentre si girava verso l'abitazione. Cesare lo imitò.
Tonno seguì i due, le mani all'interno della felpa nera.
Erano giunti nel retro della casa.
Cesare aiutò Nelson a sbirciare dalla finestra semi-aperta del bagno e, poi, rischiando di cadere due o tre volte — accertandosi che non ci fosse nessuno — Nelson si arrampicò sino ad entrare all'interno.
Francesco fece lo stesso e infine, aiutato da Nelson, entrambi issarono Cesare con forza.
« Siamo qui da almeno dieci minuti e già hanno fatto violazione di domicilio » affermò Frank, guardando da lontano il punto in cui i tre erano spariti.
Beatrice guardò Nic e poi Frank, per poi volgere l'attenzione altrove. Era fin troppo silenziosa, infatti Nicolas spostava lo sguardo su di lei più volte.
Era strano il modo in cui si era approcciata a loro una volta entrata nel taxi del tempo ma Nic aveva preferito rimanere in all'erta e osservare, piuttosto che allarmare gli altri inutilmente.
A quanto pareva, anche Frank stava facendo lo stesso. Infatti, ci fu un momento in cui i due ragazzi si guardarono.
In silenzio.
( . . . )
Nelson e gli altri fecero per uscire dal bagno ma tutto ad un tratto udirono la voce di un uomo, susseguita poi da quella di un piccolo Nelson. Entrambi stavano aiutando le madre a portare le buste delle spesa in cucina.
L'amico di Nelson salutò la donna e questa ricambiò con un sorriso.
In bagno, intanto, un Nelson ormai adulto aveva iniziato a deglutire.
« Forse sarebbe meglio andarcene » aveva suggerito Tonno « La situazione potrebbe degenerare.
Per te è stato un grosso trauma, Nelsi. »
Pensandoci bene, l'idea di seguire l'amico non era stata delle migliori, sebbene sia Cesare che Tonno avessero pensato di salvaguardare l'amico da qualsiasi pensiero folle.
Certo, aveva assunto la super-intelligenza, ma non la super-sonoimmuneaitraumiinfantili.
« Posso gestire benissimo le mie emozioni » aveva affermato Nelson.
I tre uscirono dal bagno, facendo leggermente capolino dall'uscio della cucina.
« Facciamo un patto:
se riesco ad indovinare la password, tu mi prometti che potrò usare internet per sempre? »
Il piccolo Nelson si era rivolto al compagno di sua madre, nemmeno lui seppe perché glielo aveva chiesto.
Tuttavia, il Nelson adulto sapeva delle conseguenze che accaddero subito dopo.
« Ah, sì? Va bene.
Solo se la indovini, però... » aveva acconsentito l'uomo. Era impossibile che riuscisse ad indovinarla « in caso contrario: te ne starai in punizione per un mese intero. »
Il cervello del Nelson adulto, dopo quelle parole, sembrò andare in tilt, il cuore gli batteva all'impazzata all'interno del petto.
Poi, all'improvviso, un blackout.
Si erano spente le luci.
« MA BOIA LADRA! » Cesare non si seppe controllare. Forse sarebbe stato meglio portare qualcun altro che salvaguardasse lui, prima di tutto.
« Chi è stato?! » disse l'uomo, girandosi in direzione della voce ma non vedendo comunque nessuno.
« Scappate, VELOCI! » intanto Tonno spingeva gli altri verso la porta distante non troppo lontano da lì.
« I LADRI?! » urlò la madre di Nelson, mentre il suo compagno si armava di manico di scopa.
( . . . )
Frank e Nicolas erano appoggiati al taxi, mentre Beatrice contemplava il paesaggio circostante.
I due la guardarono contemporaneamente, un'altra volta.
Perché era così tanto tranquilla?
Beatrice non era certamente una tipa invadente, ma quel silenzio sia a Nic che a Frank parve quasi... lugubre.
Tuttavia, ogni pensiero passò in secondo piano quando videro Nelson, Cesare e Tonno correre nella loro direzione, mentre dietro di loro ci stava un uomo incazzato armato di scopa che sicuramente non aveva buone intenzioni.
« ENTRATE NEL TAXI! » aveva urlato Nelson « ORA! »
Non se lo fecero ripetere due volte.
Una volta all'interno, Nic fece persino per aggiungere una nuova destinazione ma il dispositivo davanti al guidatore parve bloccato su una data e un giorno già pre-impostati. Perciò, egli lasciò stare e si apprestò a mettersi nel sedile vicino Frank.
Subito dopo, i tre ragazzi mancanti entrarono all'interno della vettura e Nelson, l'ultimo, chiuse la portiera con forza e poi la bloccò.
Lui, a differenza di Nic, non si preoccupò della data sul monitor: l'aveva già impostata lui una volta arrivati in quel luogo. L'avrebbe poi sbloccata non appena fossero andati via... e quello doveva essere il momento giusto per farlo.
Ma quando schiacciò il pulsante di accettazione di quelle impostazioni, si rese conto che queste erano totalmente diverse da quelle messe da lui e, cosa ancora più strana, non riuscì minimamente a cambiarle.
« Ma cosa cazzo—? » mormorò, cercando di salvare la situazione ma alla fine decise che sarebbe stato inutile, soprattutto perché il compagno di sua madre aveva iniziato a dare scossoni sulla vettura e ad urlare che avrebbe chiamato i carabinieri.
Poi un flash, e di quel taxi giallo sembrò esserci solo un lontano ricordo.
L'uomo svenne e al suo risveglio non si sarebbe ricordato assolutamente niente degli ultimi attimi vissuti.
In tutto questo, il piccolo Nelson, ancora dentro casa, ebbe un attacco di panico. Fu una cosa improvvisa, nemmeno lui si seppe spiegare il perché.
Non avrebbe detto la password, non più. Questo era poco ma sicuro.
Se ne era completamente dimenticato, poiché il ragazzo parve essere in una situazione di shock.
Da allora, tuttavia, riscontrò una specie di fobia sociale.
La madre lo portò da vari psicologi e a tutti lui raccontò di aver visto un uomo mezzo-ragno, — abituatosi all'oscurità —volerlo soffocare nel buio, mentre gli sussurrava all'orecchio che prima o poi sarebbe ritornato per uccidere tutta la sua famiglia.
Solo dopo, per ultimo, si sarebbe occupato di lui.
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OBSCURIA
Fanfiction𝕯ario si ritroverà morso da un piccolo ragno, ma ciò non ha niente a che vedere con il famoso Spider-Man. Tutt'altro, questo sembra essere il destino: esso gli ha teso la mano e Dario di rimando lo ha abbracciato senza alcuna esitazione, stringendo...
