Paul Drude chi?

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Francesco si toccò il viso: da quand'era che non si faceva la barba? Un mese, questa era la risposta.
Assurdo. Stava accadendo qualcosa di assurdo nella sua vita e in quella dei suoi amici.
Uno di loro aveva appena ucciso il presidente degli Stati Uniti d'America, il tutto in diretta mondiale.
Ma cosa cazzo aveva Dario, nel cervello?
E cosa cazzo pensava di fare lui, Francesco Toneatti, ancora davanti a quella televisione? L'aveva spenta, totale schermo nero, dopo l'ultima frase proferita da Dario. Ma era davvero il suo amico Dario, quello?
Non si trattava più di una di quelle gag che solitamente Matassa portava sul loro canale YouTube, non era più un gioco.
Francesco lanciò il telecomando proprio sul televisore, con forza, per poi ritrovarselo in terra, spaccato, le pile finite chissà dove nella stanza.
Occhiaie scure sotto agli occhi, i capelli biondi scompigliati.
Lo schermo del suo cellulare si illuminò, esso poggiato sul divano. Francesco fece ricadere lo sguardo sull'oggetto, poi lo volse automaticamente dall'altra parte.
Forse avrebbe dovuto andarsi a fare una doccia. Era passata una settimana da quando aveva fatto l'ultima.
Si alzò, sussurrando fra sé e sé che quello doveva assolutamente trattarsi di un sogno. Solo un incubo generato dal troppo stress.
Si tolse la felpa e rimase a torso nudo, lanciando l'indumento sul pavimento. Si diresse verso il bagno e una volta al suo interno chiuse l'anta della porta bianca, chiudendosi dentro.
Il suo cellulare si illuminò nuovamente: sempre Nelson, su Telegram:

Non me ne frega un cazzo
di quello che pensate.

Vi aspetto tra mezz'ora
davanti casa mia.

Tutti quanti.

Infine, in allegato, una foto.

( . . . )

« I social sono impazziti » disse Nicolas, « certuni hanno iniziato persino a fare delle teorie. »
« Le fanpage non smettono di condividere il video del camion che stava cercando di investirmi » fece Cesare.
« Sì, gli hai fracassato una ruota. Eravamo presenti anche noi » specificò Nelson.
« Siamo sicuri che Tonno verrà? » domandò Cesare.
« Non ci lascerebbe mai soli. »
Affermò Frank con la sua saggezza.
Infatti, dopo qualche attimo ecco che Francesco fece capolino da una casa, camminando verso l'abitazione dell'amico Nelson. Si conoscevano da tanti, tantissimi anni, quei tre, se si voleva contare anche Cesare.
Ma l'espressione di Francesco lasciava trasparire tutt'altro, come se si conoscessero soltanto da due giorni.
« Ciao. »
Fu l'unica cosa che disse il biondo.
Nelson lo salutò di rimando, così come anche tutti gli altri.
Dopodiché, l'occhialuto li condusse all'interno del suo garage.
« Un taxi giallo? » Cesare inarcò un sopracciglio « ci hai già mandato la foto. »
« Un taxi » ripeté Nelson, « ma non un taxi qualunque » volle specificare.
Nelson spiegò ai suoi amici la funzione del taxi del tempo: esso aveva le stesse funzioni della famosa macchina del tempo, ma al contempo si poteva anche usare come teletrasporto. Solo che quest'ultima opzione doveva ancora testarla per bene.
Non era ancora il momento.
« Quindi l'hai già provata? » chiese Frank.
« Ho assistito alla crocifissione di due banditi. Direi che funzioni eccome » rispose Nelson, « ed è stata una stracazzo di figata!
Non per i banditi, precisiamo. »
Tonno rimase in disparte, mentre guardava l'intera scena con sguardo interrogativo ma allo stesso tempo, doveva ammetterlo, anche molto incuriosito.
« Ci entreremo tutti? » chiese il biondo, a quel punto.
Il sorriso di Nelson si allargò ancora di più.
« Certo che sì, è più grande all'interno! »
« Dove ho già sentito questa frase? » proferì Nicolas.

( . . . )

Tutti erano entrati all'interno del veicolo: era davvero più grande all'interno rispetto che all'esterno, sembrava più un pullman del tempo che un taxi.
Frank rimase affascinato più degli altri a guardare quei colori lampeggiare attraverso manopole e bottoni situati davanti al guidatore. In fondo vi era una cassa grande quanto un forno, probabilmente doveva trattarsi del processore.
Tutti si allacciarono le cinture, « Solo qualche attimo e potremmo partire » disse Nelson.
« La data? » chiese Nicolas.
« Casuale! Falla CASUALE! »
Esclamò Cesare.
« Non possiamo farla casuale, so già quale impostare e— CESARE! » Nelson fulminò l'amico con lo sguardo, mentre Tonno si spiaccicava una mano in faccia.
« Non può averlo fatto sul serio... »
Difatti, Cesare aveva premuto dei pulsanti a caso.
« Me la ricordavo diversa! »
Una voce femminile era appena entrata all'interno del taxi del tempo « L'altra volta non era così grande all'interno! »
« L'ho chiamato effetto tartaruga, così da ingannare i— BEATRICE, COSA CI FAI QUI?! »
« Vengo con voi, ovvio! »
« Porca putta...! »
Nelson non l'aveva presa tanto bene.
Nicolas sorrise.
Frank ne restò totalmente indifferente.
Cesare sorrideva ed era felice come una pasqua, urlando cose su quanto fosse fighissima tutta quella situazione.
Tonno sgranò gli occhi, perché aveva cominciato a tremare tutto, come se ci fosse in corso un terremoto.
« Lo sapevo che dovevo starmene a casa! Voi siete dei pazzi! DIO MIO! »
« TENETEVI FORTE! » furono le ultime parole di Nelson.
E un forte flash bianco illuminò l'intero spazio del garage, fuoriuscendo dalla saracinesca semi-aperta.

OBSCURIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora