I promessi sposi

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Si udivano mormorii in latino, lo sguardo chino e gli occhi chiusi del parroco donavano grande solennità al momento; l'abito corale completamente bianco con qualche ghirigoro dorato ricamato sopra.
La sposa innanzi a sé era bellissima, sebbene fosse lei ad aspettare il consorte e non viceversa, come la tradizione vorrebbe.
L'oscurità regnava incontrastata, se non fosse stato per quei candelabri che donavo una soffusa atmosfera tutt'attorno.
Passi di scarpe eleganti avanzavano con insistenza, man mano sempre più chiaramente, sino a fermarsi.
Il portone della Santa Sede s'aprì di colpo: al centro apparve Nelson, ai lati Cesare e Frank, Nicolas era accanto a quest'ultimo e senza farsi vedere era andato a posizionarsi in un angolo della sala.
Nelson avanzò verso l'altare, mentre gli altri rimasero davanti all'uscio del portone: erano vestiti con abiti da cerimonia e tutti quanti indossavano degli occhiali da sole.
Persino Bic, il cane, ne indossava un paio.
Ad un certo punto, Nelson si fermò, si girò e si sentirono due spari secchi.
Si udì poi uno schiocco di dita, i candelabri si spensero e al loro posto si accese una forte luce dai vistosi lampadari in alto.
Sangue, dal pavimento iniziò a colare sangue fresco.
Cesare era stato colpito al cuore, mentre Frank alla testa.
Tra le mani, Nelson stringeva una pistola.
Vivendo in strada, Frank si era fatto delle conoscenze poco raccomandabili, delle quali era diventato un amico di convenienza.
Per questo possedeva un'arma.
Non l'aveva mai usata, in realtà, — lui non era affatto un tipo violento — infatti si era detto che l'avrebbe usata solo in caso di estrema necessità, di forte pericolo.
Quando si sarebbe presentata la giusta occasione, l'avrebbe tirata fuori: e quel giorno era perfetto per poterla usare.
Nelson spostò lo sguardo davanti a sé:
« Ci rincontriamo, Ilario » disse, avanzando sempre di più verso di lui
« O forse dovrei dire:
Dario fottutissimo Matassa? »
Il parroco aveva le mani congiunte in preghiera e non appena udì Nelson chiamarlo, alzò il viso ed iniziò a fissarlo con insistenza, inclinando in maniera esagerata il capo, riuscendo persino a toccarsi con esso una spalla.
« Piagnucolone, pensavo fossi oramai sotto terra. »
« Ma 'sta zitto » disse Nelson, puntando la pistola di fronte a sé e sparando un altro colpo.
Il mezzoragno abbassò lo sguardo sul suo petto: fece il finto sorpreso, come se la cosa non se l'aspettasse affatto. L'abito bianco s'era macchiato di intenso vermiglio.
Questo, come previsto, non ebbe alcun effetto su Dario. Egli sbuffò e come se niente fosse si tolse quegli abiti cerimoniali, rimanendo in felpa e jeans neri.
Sembrava infastidito.
« Speravo di poter fare tutto lo scontro vestito da Pope-D. Per colpa tua, Nelson, non potrò più farlo. Adesso sono molto triste!
È così che tratti gli amici? »
Nelson emise un leggero risolino:
lo stava prendendo per il culo?
Se avesse voluto, Dario avrebbe potuto far sparire quel sangue con uno schiocco di dita. Ma lui amava tantissimo essere teatrale, sembrava quasi che fosse sempre sopra ad un palcoscenico.
Dietro Nelson, nel frattempo, Frank e Cesare erano rinati. Lo sguardo del primo citato ricordava molto il cielo e la natura, mentre l'altro, risorto dalle sue ceneri, aveva due fiamme al posto degli occhi.
Entrambi gli occhi.
Dario spostò l'attenzione su Cesare: quest'ultimo sembrava davvero furente, il mezzoragno riusciva a percepirlo soltanto guardandolo.
« In un'altra vita forse lo eravamo.
Ma in questa non lo siamo mai stati » rispose Nelson.
Gli occhi di Dario assunsero lo stesso colore della pece, egli saltò giù dall'altare mettendosi di fianco alla sposa.
« Le tue parole mi feriscono, piagnucolone » assunse un tono molto addolorato, cambiandolo poi successivamente con uno più giocoso.
« Comuuunque, secondo me dovremmo chiedere consiglio alla futura sposa » Dario si girò verso di lei, immobile e rigida, sollevandole il velo per mostrare così il suo volto
« Lo so che speravi lo facesse il tuo Nels, ma vedrai, presto vi farete la vostra tanto attesa luna di miele... traghettati da Caronte. »
Nelson sgranò gli occhi: Beatrice, la ragazza che gli aveva rubato il cuore, era stata deturpata. Il suo viso, il suo vis...
Le labbra cucite con ago e filo, gli occhi entrambi cavati, dove da essi scendevano copiose lacrime di inchiostro.
Pallida, cadaverica.
« È ancora viva » specificò Dario,
« respira a malapena ma non è un problema.
Guarda che capelli lucenti che ha!
Bellissimi, stupendi! Chi è il tuo parrucchiere? » poi fece finta di pensarci un attimo
« Sarò mica io?
Che bravo! Un vero portento! »
Nelson toccò un attimo l'asta destra degli occhiali da sole, come se stesse pigiando qualcosa.
« Dillo, Nelson » fece Dario girandosi, avanzando verso l'altro
« dillo che ha un viso delizioso. »
Tutto iniziò a tremare, dal soffitto al pavimento dell'intenso inchiostro ricoprì l'intera sala, facendola diventare nera.
Panche e altare erano scomparsi nel nulla: attorno vi era soltanto il nero, niente più.
Un'illusione. Nelson riconosceva quel trucchetto.
Tutte le volte in cui Dario aveva giocato all'interno della sua mente erano servite, ma in quel momento sia Nelson che i suoi amici rimasero impassibili a tutto ciò.
Dario volteggiava a testa in giù, le mani conserte e la sposa di fianco a lui.
Pensieroso.
Non ne aveva ipnotizzato neanche uno:
nessuna illusione era apparsa attorno a loro, per questo vi era soltanto quel nero e nulla più.
« Space-occhiali,
funzione anti-illusione » affermò Nelson, abbozzando un sorrisino arrogante sulle labbra.
L'espressione di Dario era seria, per niente spaventata da quella rivelazione.
Cesare e Frank si erano messi di fianco all'amico.
Cesare era scattato in avanti, pronto per sferrare un forte pugno sul viso dell'Incubo, mentre Frank non appena l'amico andò all'attacco, vide qualcosa.
Una visione.
« CESARE! »

( . . . )

Francesco se ne stava seduto all'interno del taxi del tempo. Per arrivare fin lì avevano usato il teletrasporto e questo era stato un successo.
Il Nelson del proprio universo aveva fatto le cose per bene, doveva ammetterlo.
Ad un tratto, il biondo sentì un rumore, perciò, si affacciò dal finestrino già abbassato per guardare se dietro ci fosse la risposta a ciò che aveva udito.
Ma niente, non vide niente.
Forse si trattava solamente della sua immaginazione?
Tuttavia, si ritrovò a deglutire.
Sperava andasse tutto bene.

( . . . )

Lamenti di agonia, quando Dario decise che quel nero doveva sparire, esso scomparve in un battito di ciglia.
Si ritrovarono tutti nella parte più alta, laddove vi era situato anche il balcone dove il papa era solito affacciarsi.
Dario si avvicinò a Nelson, gli tolse gli occhiali e se li mise in testa.
« Questo non è un fottuto film della Marvel »
aveva iniziato, « non ci sono supereroi, cazzo.
La vostra ingenuità mi fa quasi tenerezza. »
Poi l'Incubo si chinò verso il viso di Nelson, mentre Frank e Cesare, immobilizzati sul pavimento con una grossa ragnatela addosso, non riuscivano a muovere un arto. Essa li teneva completamente bloccati, come se fosse in realtà fatta d'acciaio.
« Sii felice, Cesare.
Almeno la seconda volta ti ucciderò il cugino davanti agli occhi. »
Dario sovrastò il viso di Nelson con il palmo della sua mano, mentre Cesare urlava in sottofondo e Frank, con gli occhi chiusi, aveva preferito non guardare.
O forse sapeva anche qualcos'altro?
Dalla mano di Dario, iniziò a crearsi una sfera di pura depressione: completamente oscura, desolata, mortale.
Nelson non riusciva nemmeno a parlare, Dario era riuscito a paralizzarlo.
Sembrava un manichino di legno.
All'improvviso, una voce.
« DARIO! »
Il citato si fermò di colpo da ciò che stava facendo.
La vide ed ebbe un sussulto.
Un brivido lungo alla schiena.
Lei avanzò, i suoi capelli ricci e biondi si muovevano sinuosamente ad ogni passo, dapprima verso di lui, poi lo ignorò completamente, avanzando sempre dritto.
« Dopo tutte quelle belle parole scritte e intrise di poesia, dopo il suo... dopo il mio sì, qualcosa in te è cambiato.
Lei... io non ti odio, non l'ho mai fatto.
Ma non capisco... non capisco, non capisco... »
Sembrò singhiozzare, ma quando si girò, la schiena rivolta verso il balcone, lei gli rivolse un sorriso sincero.
« Spero davvero che questo riesca, perlomeno, a farti ritrovare il senno!
Addio, Dario. »
Poi si lasciò andare nell'oblio, mentre lo sguardo azzurro lo guardava per l'ultima volta.
Dario scosse la testa, essa iniziò a fargli davvero male ma, in quel momento, parve non importargli.
"     M.    "

Un flash lo riportò in un parco, poi un selfie che la giovane aveva scattato sempre in quel luogo:
lei una faccia buffa, lui con indosso degli occhiali da sole che guardava fisso nell'obbiettivo del cellulare con un'espressione neutra.

Il solito sguardo nocciola aveva preso il sopravvento del nero, le gambe si erano mosse da sole, correndo.
Poi si era lanciato anche lui, allungando una mano per afferrare quella della ragazza ed abbracciarla a sé, una volta afferrata, mentre entrambi precipitavano in basso, nel vuoto.
Tutto parve rallentare di colpo.
Lui senza più alcun potere.
Il cuore che aveva ricominciato a battere.

All'improvviso delle ali, entrambi vennero sorretti da delle enormi ali candide d'angelo.
Dario alzò lo sguardo e lo vide.
Nicolas.
Anche lui, in quell'universo non era mai nato. Perciò la sua presenza non avrebbe scombussolato lo spazio-tempo.
Era riuscito a fuggire da quel limbo eterno, a quanto pareva... ma questa è un'altra storia.
Anche Dario315 sembrava non essere mai venuto al mondo, lì, ma probabilmente dovette trattarsi di una coincidenza del tutto irrilevante per l'Incubo.

Francesco vide tutta la scena dal basso e, proprio nel momento in cui sgranò gli occhi nel visionare la figura di quelle grandi ali, il timer del suo space-bracciale suonò.
« Cazzo! »
Era giunto il momento.
Il biondo dovette digitare in fretta la data e l'universo indicatagli da Nelson nel video, poi dietro la vettura si aprì un bianco portale luminescente.
L'agitazione gli stava facendo battere il cuore incontrollatamente.
Sospirò, doveva assolutamente calmarsi.
Non c'era assolutamente un secondo da perdere.
Il taxi sfrecciò all'interno del portale e all'improvviso tutto parve divenire di ghiaccio:
il tempo si era fermato.
L'unico che riusciva a muoversi parve essere Nicolas.

Dieci secondi rimanenti
alla chiusura del portale.

OBSCURIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora