Gli anni trascorsi tra psicologi e farmaci lo avevano indotto a chiudersi ancora di più in se stesso. Nessuno comprendeva che quei cosi gli avessero fatto più male che bene, così Nelson, inconsciamente li assumeva e per qualche attimo, magari, pensava che tutto sarebbe andato per il meglio. Ovviamente... non sarebbe stato così.
Da un bel po' di tempo aveva iniziato a frequentare una di quelle associazioni per persone con disturbi mentali, questi andavano dal più lieve al cronico.
Inizialmente, Nelson pensava che ci sarebbe andato solo una volta, ma la presenza di una persona in particolare gli aveva fatto cambiare idea. Essa era stravagante: capelli colorati di rosa, abbigliamento che sembrava uscito direttamente dagli anni ottanta, sguardo enigmatico e dannatamente difficile da decifrare.
Si chiamava Beatrice. Molte volte si era ritrovato a fissarla di nascosto, ed altrettante, lei lo aveva sgamato a farlo.
Il cuore gli batteva nel petto freneticamente, le guance diventavano immediatamente due fiamme accese di puro calore.
E a lui piaceva, piaceva da morire.
« Cherofobica? » aveva detto uno con scherno « non è una vera malattia! »
La cherofobia è la paura della felicità, e Beatrice sosteneva di essere affetta da essa. La cosa le stava davvero a cuore e Nelson rimaneva sempre immobile, affascinato, mentre la ascoltava parlare.
« Se sono consapevole che la felicità non potrà mai essere perenne, perché dovrei non preoccuparmene? »
Più volte, Nelson aveva avuto l'impulso di invitarla ad un appuntamento, oppure semplicemente di scambiarsi il numero di cellulare, ma... aveva paura del rifiuto, paura che il proprio castello di carte immaginario venisse spazzato via con un piccolo soffio d'aria.( . . . )
Il taxi del tempo si era fermato, ancora del fumo — come la prima volta — fuoriusciva dalle portiere gialle, questa volta molto più intensamente.
Quel posto era totalmente bianco: si vedevano soltanto delle porte, anch'esse di quel candido colore.
Prima di uscire fuori dalla vettura, Nelson aveva dato ai suoi amici un bracciale: esso sarebbe stato costantemente collegato con il taxi del tempo, ogni cosa all'interno di quest'ultimo sarebbe stata costantemente registrata e di conseguenza inviata anche al bracciale.
Nelson lo aveva fatto per monitorare sempre quello che succedeva attorno al taxi, ma anche per tenere salvati gli aggiornamenti del suo diario di bordo.
In ogni caso, Beatrice parve essere sparita nel nulla: avevano intuito si trattasse nuovamente di Dario, perciò stettero tutti in un silenzio tombale quando si resero conto della presenza, in quel momento volatilizzata.
Quando i portelloni si aprirono, uscirono tutti tranne Nelson. Aveva detto agli altri che doveva fare prima una cosa ma che non ci avrebbe messo molto.
« Intanto, date un'occhiata in giro. Magari potremmo trovare degli indizi sul perché siamo giunti proprio qui! »
Dopo codeste parole, le portiere si chiusero immediatamente.
Gli altri si guardarono e poi fecero come suggerito dall'amico: si misero a perlustrare il luogo.( . . . )
Le strade di Bologna, quell'inverno, erano decisamente troppo fredde; gli scarponi del giovane erano diventati un tutt'uno col marciapiede. Ogni respiro produceva aria gelida che inevitabilmente andava ad espandersi sul suo viso.
Nelson adorava la musica, ma non l'aveva coltivata abbastanza per poter realizzare uno dei suoi grandi sogni: cantare ad un pubblico.
Avendo la fobia sociale, quel suo grande desidero era rimasto ad ammuffire nella sua testa. Aveva provato a formare una band con dei suoi amici: la sua voce era una vera bomba di melodie eteree, avrebbe messo la pelle d'oca a chiunque con quel suo timbro caldo, accogliente e giocosamente infantile. I suoi amici Luca e Stiva glielo dicevano sempre, forse fin troppo spesso.
Strinse la custodia in pelle nera della sua chitarra con una mano, mentre con la coda dell'occhio andò ad incontrare la figura di... Beatrice.
Anche lei aspettava il bus per tornare a casa? O per andare in qualsiasi altro posto che non fosse essa. Nelson sarebbe partito ovunque: persino sulla luna, se ne avesse avuto la possibilità.
« Hai finito di fissarmi? »
Nelson sgranò gli occhi, volgendo timidamente lo sguardo altrove.
« Scusami. »
« Non preoccuparti, non mi ha dato fastidio. »( . . . )
Nelson sospirò, uscendo finalmente dal taxi.
Si guardò attorno e sembrava che i suoi amici avessero preso alla lettera ciò che lui gli aveva detto: infatti si erano tutti volatilizzati.
Vagò per un bel po' lungo quel corridoio fatto di nulla, ai lati vi erano solo porte su porte. Nient'altro.
Ad un tratto, tuttavia, Nelson fu attratto da una di esse, come una calamita.
Avanzò spedito e senza esitazione girò il pomello, entrando poi all'interno dell'ignoto.( . . . )
Il ragazzo cadde in un lungo silenzio, il quale venne rotto dalla giovane di fianco a lui.
« Suoni? » aveva domandato Beatrice, riferendosi alla custodia che l'altro sorreggeva.
Nelson arrossì e timidamente annuì.
« Qualcosa. »
« Quindi canti anche? »
« Me la cavo. »
Le mani avevano cominciato a tremare.
Stava avendo una conversazione con Beatrice, cazzo.
Perché, allora, si sentiva così pressato? Sentiva il peso di ottocento macigni sulla schiena, quasi la sua fronte sudava nonostante il freddo.
« Tu cosa...? »
« Vorrei tanto scoprirla, la mia dote.
Ti è mai capitato di essere in un posto, ma voler evadere persino dal tuo stesso corpo? »
Nelson tacque, iniziava a sentire le gambe cedergli.
Da lontano, Beatrice scorse una luce abbagliante che stava andando dritto verso di loro.( . . . )
Quel modesto salotto Nelson non lo aveva mai visto: non era moderno, sembrava anche parecchio antico. Quadri di artisti sconosciuti alle pareti, le mura avevano un colore sbiadito. Il divano di un rosso scuro che ricordava molto il vino.
Infine, in fondo, intenta a guardare fuori dalla finestra sulla sua sedia a dondolo scricchiolante, vi era un'anziana signora mingherlina, dai capelli bianchissimi e lasciati scompostamente lisci sulle spalle.
Era stanca, ma ancora lei aspettava.
Aspettava che la felicità bussasse alla sua porta.
« Bea... » Nelson deglutì. Avrebbe riconosciuto quello sguardo — riflesso sul vetro della finestra — tra mille altri.
« Beatrice...? »
La signora volse il volto verso il ragazzo e lo fissò, inclinando teneramente il capo da un lato, « Chi sei? » gli chiese.
Chi sei?
Quella frase cominciò a martellargli la testa come un tamburo.
« Come chi sono? » avanzò lentamente verso di lei,
« sono io...
Sono Nelson! »
Lei scosse la testa, come per fargli capire che proprio non si ricordava.( . . . )
Beatrice girò il capo verso il ragazzo.
Aveva preso molto coraggio, andando persino oltre alla sua paura verso la felicità.
« Ti va di scambiarci i numeri? »
Ma di Nelson, quel ragazzo timido e taciturno, non ci fu traccia.
Beatrice pensò che non lo avrebbe mai più rivisto, ed infatti aveva ragione.
Il mattino seguente, il corpo di Nelson fu ritrovato impiccato con le corde della sua chitarra ad un albero.
Uno dei poliziotti affermò persino di aver visto gocciolare dell'inchiostro dal lato destro del labbro del giovane.
Per Beatrice, Nelson divenne un ricordo sbiadito della sua gioventù, sino a dimenticarsi del tutto di lui.
Un piacere del tutto passeggero, che ti lusinga sì, ma pian piano non ha più nessuna importanza.
Cancellato.( . . . )
Dal soffitto già intriso di umidità iniziò a gocciolare inchiostro e, man mano che esso scendeva e macchiava i visi delle due figure, cominciò a scendere persino dai condotti lacrimali di Beatrice, ormai una docile vecchietta inerme.
Anche Nelson piangeva quella depressione, si era aggrappato disperatamente allo scialle fatto a mano di lei, ripetendo il suo nome come un mantra.
Man mano, il suo corpo si fece trasparente.
Come se non avesse dovuto essere lì, come se la sua esistenza si fosse già fermata da tempo.
« Bea, bea... Beatrice, rimani con me...!
Ti pre... ti preg... »TI PREGO.

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OBSCURIA
Fanfiction𝕯ario si ritroverà morso da un piccolo ragno, ma ciò non ha niente a che vedere con il famoso Spider-Man. Tutt'altro, questo sembra essere il destino: esso gli ha teso la mano e Dario di rimando lo ha abbracciato senza alcuna esitazione, stringendo...