Non seppe il motivo, ma tutt'un tratto la sua mente si sentì svuotata.
Sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa di importante, forse di urgente, ma sembrava aver dimenticato tutto. O almeno, sembrava aver dimenticato gli ultimi trenta minuti passati al bar in compagnia di Alyssa, la bellissima ragazza dai capelli rossi conosciuta su Tinder.
Le suole delle sue scarpe ruppero un piccolo legnetto, lo capì dallo scricchiolìo emesso una volta che lo ebbe calpestato.
Lei avrebbe dovuto accompagnarlo soltanto per metà strada, ma a Francesco parvero ore. Un'ora e mezza sicuramente. Ma ormai non aveva più importanza, la sua mente aveva eliminato gli ultimi avvenimenti successi. Soprattutto la telefonata avuta con Cesare.
Erano lontani dal centro, totalmente immersi in mezzo al nulla. Solo alberi, verde e nemmeno uno spiraglio di luce ad illuminare le loro figure.
Sembrava di star camminando su nubi oscure, percorso che avrebbe portato entrambi di fronte al cancello spettrale dell'inferno.
Tutta suggestione, ovviamente. Tuttavia, quel posto era desolato, non si sentiva anima viva, e ciò risultò quasi inquietante.
Francesco si guardò attorno, mentre i piedi erano immobilizzati sul terreno.
Improvvisamente, due esili mani lo cinsero per il busto in un leggero abbraccio: era Alyssa. Che tenera.
« Vuoi farlo? » gli chiese lei.
E Francesco si irrigidì, percependo dietro alla schiena un brivido piacevole.( . . . )
Da quello che Frank aveva potuto vedere nella sua visione, Tonno e quella ragazza dai capelli rossi dovevano trovarsi dentro un bosco.
Il musicista lo conosceva, ci andava spesso quando voleva estraniarsi completamente dal mondo. Se ne stava con la schiena sopra un tronco, a non fare niente. Guardava la natura, le foglie che cadono in autunno, la fioritura sull'erba in primavera.
Ma, tuttavia, era da un bel po' di tempo che non succedeva niente di tutto questo.
Il mondo stava morendo. Piano piano.
Il clima cambiava, e a nessuno importava poi così tanto.
« Sai se potremmo essere vicini? » chiese Cesare al più grande.
Frank fece capolino da un tronco e li vide: sembravano davvero due innamorati.
Il riccioluto fece segno agli altri di avvicinarsi ma di restare nascosti di fianco a lui, dietro a quello spesso tronco d'un albero probabilmente secolare.
« È proprio un coglione » affermò Cesare, guardando quella scena.
Nelson roteò gli occhi, ma poi rise sotto i baffi: sì, Tonno era davvero un coglione.
Nicolas rimase a fissare il tutto taciturno, rimanendo quasi a contemplare ciò che aveva innanzi.
Le minute mani della giovane, come nella visione, si erano poggiate sulle gote di Francesco, le labbra vicinissime a quelle dell'altro, le zampe di ragno che iniziavano a squarciarle la schiena.
« Al mio tre la assaliamo » propose Nelson, e gli altri annuirono.
« Uno... » e il bacio tra i due si fece ancora più intenso.
« Due... » una zampa affilata si posizionò dietro la schiena del biondo, come nel tiro a freccette.
« Tr...—! »
« No, fermati » si udì, ad un tratto.
Francesco si era allontanato da lei che, per la sorpresa, aveva persino ritirato le zampe dalla sua schiena.
« Cosa...? » mormorò lei.
« Penso che sia tutto abbastanza precipitoso. Ho già sbagliato in passato e non voglio che ricapiti di nuovo, mi capisci? »
Come quella volta che aveva limonato con una tipa all'interno di un locale qualche anno addietro: entrambi erano stati abbastanza presi, ma poi non l'aveva più rivista perché lei avrebbe dovuto tornare nella sua città natale. L'estate era finita.
La ragazza buttò gli occhi in alto, mentre l'iride scomparve e al suo posto l'intero occhio si colorava di nero.
Cesare stette per scattare in soccorso dell'amico ma la mano gentile di Frank si posò sul suo torace e così lo bloccò. Non ce n'era affatto bisogno.
« Ma Frank... »
« Guarda attentamente. »
Le labbra della giovane si spalancarono talmente tanto che apparirono innaturali; ad una certa sbavò persino inchiostro. Ma questo Francesco non lo vide: lui se ne stava ancora di spalle a parlare.
Un'ombra parve fuoriuscire da quel corpo, come un razzo che sfreccia nel cielo, fuori l'atmosfera terrestre.
Successivamente, quell'involucro cadde sull'asfalto, per poi divenire cenere e dissolversi nell'aria.
« ... per questo sostengo che potremmo approfondire la nostra conoscenza prima di...
Alyssa? »
Quando Francesco si girò, di Alyssa non vi fu nemmeno l'ombra. Letteralmente.
I ragazzi, dietro il tronco, si guardarono fra loro e alla fine uscirono allo scoperto.
Francesco fu sorpreso di vederli lì, ma questo lo fece confondere maggiormente.
Poi ebbe un capogiro, barcollò, le gambe gli cedettero e dovette tenersi la testa con entrambe le mani, mentre le ginocchia si poggiarono sull'erba umida e sporca di terriccio.
Aveva iniziato a fargli così male il cervello da non riuscire a capire nemmeno i suoi pensieri.
Cesare fu il primo ad affrettare il passo e a sorreggere l'amico, caricandoselo poi sulle spalle come un peso morto.( . . . )
L'ombra nera che volteggiava nell'aria presto prese forma, iniziando dai piedi; la suola delle sue scarpe che presto toccò il pavimento di uno sconosciuto tetto. Poi lo fece anche l'altra ed infine divenne una figura concreta.
Sperimentare.
Era quello che Dario stava facendo: aveva capito che poteva essere in più posti contemporaneamente, cambiare il proprio aspetto, possedere gli animi delle persone.
Aveva anche capito la difficoltà nell'uccidere un umano troppo buono come Francesco Toneatti: ma non era stato questo il vero problema.
Il problema fu il campo di forza che aveva generato, la luce abbagliante che il suo corpo sprigionò: come se fosse una sorta di acqua santa umana.
Dario non sorrise, ma il suo cuore, tuttavia, parve farlo al posto suo:
Sperimentare.
Amava un sacco sperimentare.
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OBSCURIA
Fanfiction𝕯ario si ritroverà morso da un piccolo ragno, ma ciò non ha niente a che vedere con il famoso Spider-Man. Tutt'altro, questo sembra essere il destino: esso gli ha teso la mano e Dario di rimando lo ha abbracciato senza alcuna esitazione, stringendo...