Il cammino di Virgilio

593 60 4
                                        

Bianco.
Una candida distesa contornata di assoluto niente. Nessun cielo, nessuna stella, neanche una macchia nera a tingere le pareti di quell'enorme stanza vuota.
Se ne stava ad occhi chiusi, sembrava star meditando con assoluta attenzione.
Poi dei passi si fecero strada alle sue spalle, lo abbracciarono da dietro; un bacio delicato sui ricci neri, il tocco che una mamma riserva solo a suo figlio.
« Un giorno dicesti che prima o poi la felicità arriva per tutti, » gli aveva sussurrato dolcemente, gli occhi che si confondevano con il colore di quel posto sperduto, il limbo tra la vita e la morte « tu sei felice, Frank? »
Se lui fosse felice?
Se avesse vissuto la propria vita appieno? Se avesse ancora dei rimpianti?
Meritava, quindi, di morire?
Gli occhi si spalancarono: essi erano la personificazione del cielo e della natura.
Si sentiva al sicuro, stava così bene che il cuore iniziò a battergli con ritmo lento ma accolto da un calore così intenso, così confortevole, da voler rimanere in quel modo per sempre.
Ma doveva andare, il suo momento non era ancora giunto.
Nicolas sciolse quell'abbraccio, si mise eretto e porse al suo amico una mano.
Un sorriso spontaneo e gentile, l'angelo più puro del paradiso.
« Andiamo? » gli chiese.
Frank annuì e fu allora che dal bianco si passò ad una dimensione fatta di colori mistici, ghirigori armoniosi disegnati da stelle; figlie del sole e della luna.
Frank alzò il viso in alto e li vide: bellissimi.
Avrebbe voluto dormire lì: gli sembrava un meraviglioso dipinto, si sentiva immerso completamente in esso.
Forse, per quell'attimo, si sentì davvero felice.
Ma, quando alla fine si risvegliò, non avvertì più niente.
Lo sguardo verde e azzurro socchiuso, la schiena era stata poggiata su quello stesso divano in cui i suoi amici avevano preso posto ed ascoltato, in precedenza, le parole di Dario.
Dario. Che fine aveva fatto Dario?
Poi sgranò completamente gli occhi, una luce abbagliante gli illuminò la mente: ricci rossi, bel sorriso; dolce e premurosa.
Le sue esili mani si poggiarono sulle gote di un ragazzo dai capelli biondi, barbuto.
Si stavano baciando, sembravano anche abbastanza presi.
Ma, la schiena di lei, venne squarciata da quella che sembrava una zampa di ragno; poi un'altra e un'altra ancora, fino ad arrivare a sei.
« Alyssa... » sussurrò lui, sistemandole una ciocca dietro l'orecchio.
Fu come risvegliarsi una seconda volta, come in un'apnea notturna.
Frank si mise seduto, sorreggendosi la fronte con una mano.
« Stai alla larga da Dario! » sentì sbraitare. Era Cesare, parlava al cellulare.
« Pronto? Tonno, ci sei? » parve persino essere caduta la linea.
« Cazzo! Proprio adesso?! »
Nelson e Nicolas si avvicinarono al più grande.
Il primo citato disse:
« È successo qualcosa? »
Frank abbassò lo sguardo.
« Penso che Tonno sia in pericolo. »

( . . . )

« Ho avuto un contrattempo, purtroppo devo andare » disse Francesco, tornando dalla ragazza dai capelli rossi.
Lei inclinò la testa di lato « È per caso successo qualcosa di grave? »
« Non preoccuparti, sono sicuro che si tratta di una cosa risolvibile.
Purtroppo, però, ora io devo... »
« Se vuoi ti accompagno! » esclamò lei, ma dopo aver proferito tali parole arrossì. Forse era stata fin troppo vivace
« cioè, per fare metà strada assieme... se tu lo vuoi, intendo. »
Il biondo rimase qualche secondo a contemplarla.
Come avrebbe fatto a dire di no a quel faccino così irresistibile?
« Se è solo per metà strada allora penso proprio che si possa fare » affermò lui.
Lei si alzò, mettendoglisi di fianco.
Per un attimo, Francesco giurò di aver visto i suoi occhi tingersi dello stesso colore dell'inchiostro.
Probabilmente, la chiamata precedente di Cesare lo aveva fatto divagare, portato lontano dalla realtà.
Perché quella era la realtà, no?
« Allora paghiamo e poi iniziamo ad incamminarci.
Va bene? » gli chiese, infine, la ragazza.
Quanto era... bella.

OBSCURIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora