L'immensa radura che visualizzavano i suoi occhi era piena di verde, fresca e davvero tanto tranquilla, perciò molto simile alla propria anima.
I suoi capelli neri e ricci gli ricadevano sul viso in maniera armoniosa, l'espressione serena di chi non ha alcun rimpianto e che vive ogni giorno come se fosse l'ultimo. Questo era il suo mantra e Frank non aveva mai cambiato modo di vederla.
Spesso gli capitava di fare lo stesso sogno in cui si ritrovava in questo posto stupendo: un vero e proprio paradiso terrestre. Difatti, esso non si trovava sulla terra, ma nemmeno in qualche altro pianeta. Si trattava di un luogo lontano anni luce, mai scoperto. Probabilmente tra le stelle, forse all'interno di ognuna di esse esisteva un posto simile.
Tutte supposizioni, ma non menzogne.
Il cielo era fatto di galassie, l'atmosfera era un misto fra il giorno e la notte e gli occhi dell'unico abitante avevano i colori, rispettivamente, del cielo e della natura.
Eterocromia, la chiamerebbero gli esseri umani.
Tuttavia, quegli occhi stavano sempre chiusi: si aprivano solo quando, da essi, scendevano giù lacrime di inchiostro.
Un'ombra alle sue spalle, una mano sopra una di queste.
Ogni volta era così. Finiva il sogno con questa figura, che tuttavia al risveglio non riusciva a ricordare nonostante, all'interno di quel luogo, riuscisse a percepire e a capire chi fosse.
Il solito sguardo nocciola fece capolino da sotto le palpebre, in quel momento leggermente spalancate. Se ne stava lì, sdraiato sul letto a fissare il soffitto.
Si mise seduto, un po' ricurvo: la schiena nuda quasi mostrava la spina dorsale sotto la pelle.
Spostò il corpo verso sinistra, poggiando i piedi sul pavimento del letto. Frank si alzò e, scalzo, si diresse in bagno.
Una volta solcato l'uscio, si avvicinò al lavandino, aprì l'acqua e si assicurò che questa fosse completamente gelata.
Mise le mani a conca e si sciacquò la faccia. Doveva svegliarsi.
Fare sempre quel sogno era davvero strano, inquietante.
Poggiò le mani sui bordi in ceramica, con ancora il getto d'acqua che scendeva copiosa.
Piccole goccioline gli ricadevano dal mento, cercando di regolare il respiro.
Ogni volta sempre la stessa storia.
Quel giorno, però, cambiò qualcosa:
la stessa figura del suo sogno, in quel momento fu dietro di lui. Gli occhi pece e profondi, come un abisso oscuro infinito, fatto di tristezza, desolazione, disperazione, depressione e soprattutto morte.
Aveva le mani ficcate nelle tasche della sua felpa nera, il cappuccio in testa e quel logo stampato sull'indumento che era inconfondibile. Il prodotto di un merchandising davvero impeccabile. Ma con una bella X di sangue nero imbrattato sopra.
« È da tanto che mi aspetti, Frank?
Scusa il ritardo, mi sento davvero... mortificato. »
Il corvino alzò lo sguardo verso lo specchio sopra il lavandino e lo vide: sguardo vacuo, nemmeno un sorriso.
« Ciao anche a te, » fece con tranquillità il riccio, mettendosi completamente eretto e guardando l'altro di sottecchi « Dario. »
( . . . )
Tutti, li stavano fissando tutti.
Molti avevano uscito le braccia dai loro finestrini, filmando video; molti dei quali erano già finiti in rete ormai da un bel pezzo.
« Cesare, sei davvero un coglione! » sbottò Nelson, attraversando la strada e ritrovandosi assieme a Nicolas di fianco l'amico.
Tutti e tre rimasero qualche secondo a fissare l'uomo svenuto sull'asfalto.
Nicolas ricevette i suoi occhiali da sole da Nelson, indossandoli subito.
« Suppongo che faremmo meglio ad andare via. »
Nelson girò il capo verso la strada: « Penso abbiano chiamato anche la polizia. »
Cesare afferrò il guinzaglio di Chewbe, sentendosi sia scosso ma anche molto carico di adrenalina. Avrebbe voluto picchiare qualcun altro.
« Voi due mi dovete delle spiegazioni » esordì, infine.
« A tempo debito. » affermò Nicolas « Ora ci conviene nasconderci. Penso che fra qualche altro secondo saremmo completamente virali. »
I tre annuirono e fecero per correre via, ma prima Cesare volle passarsi lo sfizio di dare un assestato calcio su un'anca del tipo privo di sensi.
« È diventato più furente, o sbaglio? » chiese Nelson a Nicolas, ma ovviamente in maniera retorica. Entrambi, infatti, pensarono la stessa cosa:
« Sarà un effetto collaterale » ma fu solo Nicolas a dare voce concreta a questo pensiero.
Poi i tre iniziarono a correre veloce, lontano da tutti quegli sguardi curiosi.
Davvero molto... veloce.
In un batter d'occhio la loro forza fisica era cambiata, nonostante i loro animi non avessero avuto mutamenti. Tuttavia, dovevano ancora capire e, soprattutto, scoprirsi. Come una seconda nascita.
Ed effettivamente, lo era.
« Dobbiamo trovare un nascondiglio temporaneo! » esclamò Cesare, Chewbe al suo fianco che lo seguiva.
« Wow, non ci sarei davvero mai arrivato. Grazie, Cesare! per averci illuminato il cammin di nostra vita » ribatté Nelson con tono tagliente.
« Che deficiente » borbottò il cugino.
« Che ne dite di Frank? » propose Nicolas.
Nelson e Cesare si guardarono per un attimo e poi annuirono.
Ci si poteva sempre fidare di uno come Frank.
Qualche tempo dopo, i tre amici si ritrovarono davanti alla porta dell'appartamento di colui che, scherzosamente, chiamavano profeta.
Ma questo epiteto poteva essere tranquillamente affibbiato ad uno come Frank: ironicamente, i capelli lunghi e la barba li aveva, contornati anche da un carattere tranquillo e sempre riflessivo.
Nelson si mise davanti all'occhiello della porta, poi abbassò lo sguardo e suonò il campanello.
Quando l'anta in legno si aprì, tutti indietreggiarono.
« Ragazzi, non so voi » ironizzò Cesare « ma forse faremmo meglio a passare un'altra volta. Magari a Capodanno del duemilaecredici. »
Come biasimarlo:
Davanti a loro vi era sì il loro amico Frank, — con un avambraccio poggiato sul bordo in legno che incorniciava la porta — ma i suoi occhi erano totalmente intrisi di un'oscurità talmente profonda da sembrare due buchi neri.
Il fratello illegittimo della morte.
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OBSCURIA
Fanfiction𝕯ario si ritroverà morso da un piccolo ragno, ma ciò non ha niente a che vedere con il famoso Spider-Man. Tutt'altro, questo sembra essere il destino: esso gli ha teso la mano e Dario di rimando lo ha abbracciato senza alcuna esitazione, stringendo...
