La vita dopo la morte

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Francesco era rimasto incantato di fronte a quella chitarra; le dita su di essa toccavano le corde con maestria, erano davvero delicate. 
La folla in delirio, le mani in alto andavano a ritmo con la musica.
Al centro del palco, a Francesco parve di vedere una figura riccioluta sorreggere il microfono che aveva davanti a sé con dolcezza. Il tono della sua voce era caldo e il suo timbro a tratti pareva persino infantile, ma non meno maturo; forse la definizione adatta poteva essere... docile.
Questa fu solo un'illusione, infatti quando il biondo tornò alla realtà, di fronte a sé vi era soltanto la figura di quello che doveva essere Frank315, il quale era seduto su una sedia malandata in legno, suonava la sua chitarra e di fianco a lui vi era semplicemente un cane bianco dagli occhi  anch'essi candidi.
Francesco rimase a fissare il corvino e poi il canide, aspettando che l'altro finisse la sua esibizione.
Si era creata una discreta folla, tutti curiosi verso quel talento. Ricevette anche degli spicci che andarono tutti a finire all'interno della custodia a forma di chitarra che era poggiata davanti ai suoi piedi.
Alla fine davanti a quel ragazzo dalle pelle olivastra e gli occhi castani ci rimase soltanto Francesco. I due si guardarono, poi Frank si alzò, andò a recuperare il ricavato di quella giornata, ripose la chitarra all'interno della custodia, per poi chiuderla, se la mise in spalla e, rivolgendosi a Francesco gli disse:
« Devo mostrarti una cosa. »
Il cane scodinzolava tutto felice.
Francesco fu spaesato per un attimo ma poi decise di seguirlo.
Era sempre il suo amico Frank, dopotutto.

( . . . )

« Siamo tutti nella merda.
Probabilmente da questo posto non ne usciremo vivi. 
Anzi, togliete il probabilmente. Siamo spacciati.
Dario è imprevedibile, il maestro dell'illusione, l'incubo. Perciò, non so cosa ci spetterà là fuori, ma so per certo che possiamo contrastarlo.  Lui stesso vuole questo.
Ho deciso di girare questo video perché so che arriverà ai diretti interessati.
Tonno è l'unica persona che uscirà viva da qui, mentre per tutti gli altri sarà la seconda morte, quindi quella fatale.
Tonno, ricordati di non mancare assolutamente
il sei ottobre del duemilaediciannove,
universo quattrocentosedici.
Sotto al sedile del guidatore, a destra, ci sta un piccolo sportello. Aprilo.
Riconosci la valigetta? » lo sguardo di Nelson si spostò sull'orologio impostato sul monitor situato al posto della radio. Ogni secondo era prezioso « Senza il tuo stesso intervento, probabilmente avresti commesso qualche cazzata. Per questo avevi bisogno di qualcuno che ti desse una scossa per farti muovere il culo nella giusta direzione.  Lo shock nel vedere te stesso ti ha portato a prendere quella valigetta e ad impostare la data corretta per il nostro scopo: qui non sei mai nato, te ne sei reso conto? Sai il perché?
Se ci fossero due Tonno ci sarebbe uno squilibrio spazio-temporale. E noi non vogliamo di certo una cosa del genere, spero.
In ogni caso, Tonno, prima di agire aspetta, ho già inviato un timer nel tuo bracciale, questo non è visibile ma suonerà al momento opportuno.
E ricorda: non fare cazzate.

Ora passiamo al contenuto della valigetta: li ho nominati Space-bracciali. Tonno conosce già il loro funzionamento, ma voialtri no. O almeno, non più.
Ma non serve che io mi dilunghi troppo su quest'argomento, basta schiacciare il pulsantino oro sul bordo sinistro e automaticamente si genererà la mia voce, già precedentemente registrata, che vi fornirà tutte le informazioni utili e le risposte alle vostre domande. »
Poi calò il silenzio per due secondi esatti.
Nelson sospirò.
« Credo sia giunto il momento di arrivare alla parte clou. »

( . . . )

Cesare era in compagnia della sua fidanzata, entrambi seduti sul divano a guardare uno di quei film horror fatti male.
Lui se l'abbracciava, ormai le era rimasta solo lei di persona cara a cui tenesse sul serio.
Spesso ripensava a quello strano sogno, nel quale vi era quella orribile figura che lo aiutava a cavarsi l'occhio destro. Alla fine era successo davvero, era stato Cesare ad infliggersi male da solo.
O almeno, era ciò che credeva lui.
Non c'era giorno in cui non si scusasse col cugino morto, la sua immagine impiccata non aveva mai lasciato la sua mente.
Ogni notte, da solo, aveva una crisi di pianto. Si sarebbe volentieri accecato l'altro occhio per riavere indietro Nelson.
« Vado al bagno » disse alla sua fidanzata. Lei annuì, così Cesare si alzò.
Arrivò al corridoio, si fermò a metà percorso e la sua attenzione venne puntata sul proprio zaino poggiato vicino all'appendiabiti.
Non seppe il perché, ma si avvicinò subito ad esso, si chinò e, all'interno della tasca inferiore, si ritrovò quello stesso bracciale che quello strano ragazzo biondo aveva cercato di dargli quella stessa mattina.
Cesare lo afferrò e poi si guardò attorno, andando infine a chiudersi in bagno. 

( . . . )

« Siamo tutti morti. »
La voce di Nelson risultò tagliente.
« E non fare quella faccia, Cesare. Sei sempre il solito coglione.
Eravamo morti, una volta, ma poi siamo rinati — nel mio universo — e, all'improvviso, ci sono stati conferiti dei poteri. Ma per ottenerli, c'è bisogno di un'unica cosa... »

( . . . )

Frank aveva condotto Francesco attraverso un passaggio segreto situato dietro alla fontana di Piazza Maggiore, accertandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi.
Il riccio aveva premuto un punto a destra, come un pulsante, e automaticamente si era generato un portale luminescente di colore bianco.
Come se nulla fosse, Frank lo attraversò, così Francesco, sebbene confuso, fece lo stesso.
Poi il portale si chiuse.
Francesco non riusciva a smettere di pensare al perché non riuscisse a trovare il suo nome o la famiglia Toneatti in generale sull'elenco telefonico. Nemmeno sua sorella. Non c'era nemmeno lei.
Quanto gli mancava.
Camminarono per altri tre minuti, sino ad arrivare in una specie di discarica fognaria abbandonata.
Lì, intento a coprisi il corpo con il terzo largo e lercio cappotto, vi era un riccio ragazzo. Egli indossava degli occhiali da vista, sebbene una delle due lenti fosse scheggiata e malridotta.
Francesco sgranò gli occhi e gli corse incontro.
Non riusciva a crederci.
« NELSON! »

( . . . )

Cesare guardava il contenuto del video, seduto sulla tavoletta abbassata del water.
Era inizialmente incredulo, ma vedere suo cugino comportarsi in quella maniera così spigliata e così diversa per come se la ricordava, gli riscaldò il cuore.
Non sembrava uno scherzo, ma quella situazione aveva dell'assurdo.
Ma ancora non aveva sentito la parte più importante.

« Ma per ottenerli c'è bisogno di un'unica cosa... »

Quella frase gli rimbombò nella testa.
Il cuore sembrava esplodergli nel petto.

« Il suicidio. »

( . . . )

L'obitorio è sempre stato un posto silenzioso e calmo ma la cosa positiva rimane che, per il momento, non si è sotto terra o cremati.
Nelson era stato appena portato lì, perché l'inchiostro sul labbro destro aveva dato un leggero sospetto di omicidio al capo del dipartimento della polizia Bolognese, sebbene tutti gli altri sostenessero fosse semplicemente suicidio.
In un angolo, avvolto con un lenzuolo, sopra una barella in acciaio, vi era il corpo di quello che doveva essere un cadavere.
Questo, come uno zombi, mosse un braccio. Poi scostò il lenzuolo dalla sua faccia.
Una seconda rinascita.

( . . . )

« Mi ha detto che ha visto, nei suoi ricordi, avvenimenti del passato che appartengono a lui ma allo stesso tempo no. Sono di qualcun altro, ma al contempo lui sostiene di averli vissuti in prima persona.
Ma ci sono cose che ha preferito non dirmi, perché dice che stava aspettando l'arrivo di un tizio biondo, oltre che il momento opportuno. »
Francesco spostò lo sguardo verso Nelson.
Questo disse:
« Possiamo visionare il video sul bracciale? »

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