Più forte di Bartolomeo!

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Mattina presto. Il cielo non sembrava tanto propenso ad essere sereno, quel giorno.
Cesare era sveglio ormai da un bel po', occupato in quel momento a fare la sua colazione proteica. Ci teneva molto al suo corpo, infatti per lui esso era come un tempio sacro e quindi tutti i cibi fritti e grassi erano totalmente aboliti dalla sua dieta — a parte quando girava Space Valley, lì si lasciava andare, sebbene sempre con il suo solito contegno.
Lo sgarro a volte avveniva, ovviamente, ma Cesare era così ossessionato dal proprio aspetto da possedere un autocontrollo impressionante.
Finito il pasto più importante della giornata, controllò l'orologio sul proprio polso: aveva il tempo di portare Chewbe a passeggio, riportarlo a casa ed andarsi a fare una corsetta nei paraggi.
Cinque minuti dopo, si ritrovò il suo amato cagnolone davanti alla porta di casa. Scodinzolava ed era molto felice e se Cesare avesse avuto una coda probabilmente avrebbe fatto lo stesso.
Il ragazzo si chinò sul canide e gli agganciò il guinzaglio al collare, per poi dargli un bacino sul capo ed accarezzarlo.
« Chi è il cagnolone migliore del mondo? Chi?! »
Quanto era felice quando al suo fianco vi era Chewbe. Infatti non poté non abbracciarlo, stringendolo in una piccola morsa decisa.
« Sì, bello. Ora si esce, sì! »
lo coccolò ancora, poi sciolse la presa, si alzò ed aprì la porta di casa.

( . . . )

Nelson e Nicolas stavano camminando verso l'abitazione del cugino del primo citato.
Quando ancora erano a casa di Nelson, lui espose a Nicolas una teoria su quegli strambi avvenimenti e se avesse avuto ragione, sarebbe stata non solo una grossa soddisfazione per se stesso, ma anche per il mondo intero.
« A quest'ora, quando non lo fa suo fratello, Cesare porta sempre a spasso Chewbe.
Siamo mercoledì, quindi è il suo turno. »
Nicolas, con quegli occhiali da sole che oramai lo caratterizzavano, guardava in avanti ma ascoltava molto attentamente le parole dell'amico.
Si fermarono poi in un parco, cercarono una panchina e si sedettero lì, aspettando. Ma di Cesare ancora nemmeno l'ombra.
Nelson sapeva che il cugino era solito portare Chewbe lì, perciò iniziò a guardare l'orologio sul polso con insistenza.
« Ma dove si sarà cacciato? » borbottò, guardando la strada.

( . . . )

« La pregherei di allontanarsi, signore », un agente della polizia si mise davanti a Cesare, poiché dietro di loro vi era una donna bionda sulla cinquantina priva di coscienza. Tentato omicidio, gli parve di capire. Colpa di un ex marito che non accettava la fine della loro relazione.
Dopo averla percossa, era stato sorpreso da un agente che passava di lì. Era arrivato appena in tempo, fortunatamente, o quel pazzo l'avrebbe accoltellata di sicuro.
Tuttavia, lui era riuscito a scappare.
« Capisco... mi scusi », dopo aver riempito di domande il poliziotto, per via della sua enorme curiosità, Cesare fece dietro-front. Avrebbe dovuto raggiungere il parco in un altro modo, considerando che la strada era stata bloccata per via di quella orribile catastrofe.
In quel momento, il ragazzo si sentì osservato: dietro l'angolo di una casa ci stava un signore di mezza età, che assisteva a quella scena con lo sguardo terrorizzato, come se avesse voluto dire: "eccomi, sono io il colpevole".
Era brizzolato, smilzo e pareva quasi uno zombi.
Cesare era sempre stato un tipo impulsivo ma in quel momento lo fu più del solito.
Che stupido era stato, poi, a starsene lì imbambolato con la polizia di fianco. Certo, gli stessi agenti sembravano nel loro mondo fatato... ma essendo in Italia non ci si poteva aspettare niente di più.
Cesare avanzò verso l'uomo, dapprima sembrava averlo ignorato, ma una volta vicino a lui, girò il capo e cominciò a fissarlo.
« Sei stato tu? » gli disse, sussurrando « Se è così dovresti andarti a consegnare di tua spontanea volontà. »
Non si sa per quale motivo, ma appena l'interlocutore udì quelle parole, iniziò a tremare... e dopodiché a correre dalla parte opposta a quella del giovane.
Cesare aggrottò le sopracciglia: sapeva benissimo di non essere in un film e che avrebbe fatto certamente la cosa giusta nel chiamare quello stesso agente della polizia di poco prima, ma il suo istinto gli aveva suggerito di partire all'inseguimento... e così aveva fatto.

( . . . )

Nelson roteò gli occhi, incurvando la schiena in avanti, ancora seduto assieme a Nicolas su quella panchina.
« Non è da lui ritardare così tanto. »
« Vedrai che arriverà » lo rassicurò il corvino, sempre con quella sua aura positiva che gli alleggiava attorno.
D'un tratto, una voce:
« Fermati! »
« CESARE! » urlarono in coro Nicolas e Nelson, alzandosi e girando il capo nella direzione esatta dove avevano sentito la voce familiare dell'amico.
« Ma cosa sta facendo?! » sbottò Nelson, sgranando gli occhi.
« Penso voglia acciuffare un ladro o una cosa del genere. »
Nelson non aspettò un'altra parola: « Seguiamolo! » e subito i due ragazzi si misero a correre in direzione di Cesare e malvivente, arrivandogli poi di fianco.
« Da quanto sei diventato così veloce? » fece Nelson a Nicolas.
« Potrei farti la stessa domanda. »
Cesare, appena udì le voci dei due ragazzi, sobbalzò: « Nelson?! Nicolas?! Che cosa ci— »
« Te lo spieghiamo dopo, » disse Nelson « ora pensa a correre! »
Cesare, nonostante fosse scosso e non sapesse cosa pensare, continuò ad avanzare con decisione.
Chewbe faceva lo stesso, abbaiando contro l'uomo.
Erano arrivati tutti in una larga strada, dove constatarono che ci fosse davvero un gran traffico.
Fu una frazione di secondo: il semaforo davanti a loro prima che attraversasse l'uomo era verde, ma subito dopo esso diventò rosso. Cesare abbassò un attimo lo sguardo in terra: « Chewbe...? »
Senza accorgersene aveva allentato la presa sul guinzaglio ed il canide, probabilmente per rendere fiero il suo padroncino, aveva deciso di continuare l'inseguimento da solo.
Quando Cesare rialzò lo sguardo, vide quel coglione puntare un coltellino svizzero contro il suo cane. Ma il culmine arrivò quando Chewbe ricevette un calcio sul muso.
Lì non ci vide più dalla rabbia: Cesare ringhiò a denti stretti e senza pensare a quello che stava facendo, attraversò la strada con ancora le auto in movimento.
« Io LO AMMAZZO! »
« COSA CAZZO STAI FACENDO?! » urlò Nelson, avanzando di un passo ma non andando oltre.
Nicolas, invece, si mosse automaticamente, lanciando i suoi occhiali da sole verso Nelson, il quale li afferrò al volo.
Un camion stava arrivando a gran velocità e proprio nel secondo in cui stava per prendere Cesare in pieno, Nicolas afferrò l'amico per un braccio, tirandolo verso di sé e costringendolo ad avere un contatto visivo con lui:
Cesare e Nicolas si estraniarono completamente dalla realtà. Gli occhi di Cesare assunsero lo stesso colore del fuoco: esso cominciò ad ardere dentro di lui, il suo stesso cuore sembrava una fiamma impazzita. Tutto il proprio essere fu ricoperto da una sensazione di potenza, tenacia e coraggio.
Si sentiva invulnerabile, come se fosse un Dio. Nessuno poteva contrastarlo!
Una fenice appena risorta dalle sue ceneri.
Quando tornarono da dove erano rimasti, Cesare si girò verso il camion e con una mano, lo afferrò e lo sollevò dal terreno. Successivamente, lo posò sull'asfalto come un fiore, ma con un secco calcio sgonfiò una delle ruote, così per un po' non avrebbe combinato più danni.
Le altre auto si erano fermate di colpo e i clacson, dopo aver assistito a quella scena, smisero persino di suonare.
Cesare si voltò velocemente verso l'uomo, il quale era visibilmente spaventato. Il ragazzo gli arrivò di fronte in un attimo, lo sollevò per il colletto e si fece molto vicino al suo volto. Era furente, voleva infliggergli quanto più dolore possibile.
« Non provare MAI PIÙ... a toccare il MIO CANE, » poi l'interlocutore si ritrovò un forte pugno sul volto « HAI CAPITO, BASTARDO?! »
Gli aveva rotto sia il naso che qualche dente, infatti l'uomo svenne sul colpo.
Cesare lo lasciò cadere al suolo, dalle sue nocche scendevano gocce di sangue.
Una fiamma è facile accenderla ma è difficile saperla domare.
Mai scherzare col fuoco.

OBSCURIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora