Scricchiola, fragile fanciullino!

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Stavano tutti allestendo il set per registrare una puntata per il canale principale di Space Valley.
Il periodo natalizio era alle porte e sebbene si fossero già dati da fare con decorazioni e luci, c'erano ancora delle cose da sistemare.
Ad un certo punto, però, Dario e Francesco decisero di aprire uno dei pacchi inviatagli dai fan.
Francesco si chinò per aprire uno degli scatoloni e, Dario, messo accanto al biondo, si era chinato leggermente verso quel cubo di cartone, decisamente curioso.
« Che figata! » esclamò Francesco, uscendo fuori quell'accumulo di polistirolo, una busta sigillata...
e subito dopo la maschera di Dart Fener.
Sembrava quasi quella originale.
Era fatta benissimo.
Dario si sbalordì, ma non era inusuale che inviassero loro cose costose.
Francesco lesse il biglietto che pescò con la mano in fondo al pacco.
« Ce lo manda una certa Rachele. »
Silenzio.
Poi scoppiarono a ridere.
Dario sembrava così stanco.

Dopo quasi mezz'ora, mentre gli altri erano rimasti all'interno dello studio, sia Francesco che Dario si erano offerti per fare delle compere riguardanti una delle puntate da girare.
Dario al volante, sembrava non essere cambiato niente tra loro due, nonostante l'universo diverso da quello di appartenenza del biondo.
Tuttavia, ad un tratto, Francesco chiese all'altro:
« È tutto ok? » cinque secondi di silenzio
« è per caso successo qualcosa con...? » Francesco gli disse il nome della ragazza dai ricci capelli biondi.
« E chi sarebbe? » aveva domandato Dario.
L'altro sbatté le palpebre.
« In che senso non sai chi sia...? » gli domandò, facendo nuovamente il nome della fidanzata dell'aspirante scrittore.
Questo inarcò un sopracciglio, poi fece spallucce.
Francesco, probabilmente, gli stava facendo uno scherzo.
Nacque uno strano silenzio teso.
Per Dario fare finta di niente, con quel fischio costante che gli martellava l'udito, stava iniziando a diventare davvero stressante.
Faceva male,
male,
malissimo.
Ma per chissà quale motivo sopportava in silenzio.

( . . . )

Quando Francesco, la notte tarda, era rientrato a casa, si era seduto un attimo in una delle sedie attorno al tavolo situato in cucina ed aveva uscito il suo cellulare da una delle tasche dei jeans.
Non seppe nemmeno lui perché aveva aspettato tutto quel tempo per farlo.
Probabilmente l'ansia gli stava giocando brutti scherzi; non voleva che nessuno lo scoprisse a cercare una ragazza su Instagram.
Ma non era una ragazza qualsiasi.
« Lo sapevo » sussurrò.
Il profilo di M. era sparito.
E lei non avrebbe mai avuto alcun motivo per bloccarlo.
Francesco, quindi, andò su Facebook.
Non c'era nemmeno lì.
Perché disattivare i profili così all'improvviso?
No, era successo qualcosa di più grande.
L'Incubo.
Dario.
Fu in quel momento che il biondo ebbe un bruttissimo presentimento.
~ Uccidimi ~
Si morse il labbro inferiore.
Ancora la voce di Nic.
Si alzò di scatto e raggiunse l'uscio della porta di casa.
Doveva raggiungere il Covo il più in fretta possibile.

( . . . )

Non ci riusciva.
Non ci riusciva.
Non riusciva più a scrivere.
Quel fischio nell'orecchio lo stava facendo impazzire... tant'è che, ad un certo punto, Dario prese il suo portatile, precedentemente poggiato sulla scrivania della sua camera, e poi lo lanciò in terra senza nemmeno pensarci. Di impulso.
Fortunatamente questo non si ruppe, si chiuse solamente con un veloce scatto.
Egli si sorresse la fronte con una mano, iniziando a tremare.
Se non poteva avere la sua tanto amata scrittura, che cosa gli sarebbe rimasto?
Ad un certo punto, udì un forte rumore di ossa che scricchiolavano, e quel suono lo fece tremare di più, oltre che farlo contorcere dall'impressione che gli procurava quell'immagine macabra che gli era appena spuntata nella testa.
Poi il cadavere buttato in un cassonetto.
Quel cadavere apparteneva ad una bellissima bambina bionda e riccia; i suoi arti erano girati al contrario, la bocca spalancata in maniera innaturale; ella sbavava del liquido nero e gli occhi chiusi come in un eterno sonno.
Sembrava una bambolina deturpata.
Dario, a quella visione della propria mente, si portò istintivamente una mano sulla bocca.
Gli veniva da vomitare.
Si alzò velocemente e si diresse in bagno.
Aprì la porta, si chiuse dentro.
Si gettò sul pavimento, in ginocchio, e cominciò a sboccare all'interno del water.
Sudava, sembrava essere addirittura febbricitante.
Poi si sentì accarezzare il collo, quindi alzò il capo e con la coda dell'occhio guardò alle proprie spalle.
La mano oscura andò ad accarezzargli il torace, avvicinò il suo viso al proprio orecchio e soffiò.
Era un soffio leggero.
Dal suo orecchio sinistro colò del sangue che gli macchiò un incavo del collo.
E, stavolta, sentì una lingua scivolare su di esso.
Avrebbe tanto voluto sapere come fare a piangere in quel momento, ma non ci riusciva.
« Basta, » aveva sussurrato, gli occhi spalancati e fissi sul pavimento
« basta...
basta,
basta...
baSTA...! »
Non la smetteva di avere spasmi e di tremare.
Ogni secondo sempre più intensamente.
Quanto avrebbe voluto scrivere per esporre il proprio stato d'animo: su carta, sul suo portatile, sulle note del cellulare, persino su Twitter.
L'unica cosa a cui pensava era semplicemente riuscire a scrivere di nuovo, senza quel dannatissimo fischio che gli faceva venire voglia di mozzarsi l'orecchio.
I suoi occhi, inaspettatamente, si posarono su un rasoio poggiato sui bordi del lavandino in ceramica.
Il rasoio da barba non era mai stato così bello.

OBSCURIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora