6. (C&C)

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CARLOS

Se qualcuno mi avesse detto che essere il migliore amico di Juliet Norris avrebbe implicato aspettarla nel salotto di casa sua per dieci minuti buoni perché è in ritardo avrei riso fino a sentirmi male. E poi dice che sono io il ritardatario!

«Carlos perdonami!» esclama scendendo le scale e aggiustando il vestito bordeaux.

Deglutisco alla vista che mi si presenta davanti. Juliet è sempre stata una bella ragazza, ma stasera si è superata. I capelli castano chiaro sono raccolti in uno chignon elegante ed è leggermente truccata. Questa ragazza sta bene anche senza, solo che non lo capisce. Mi piace così com'è, senza mettersi in mostra o compiacere gli altri.

«Ti perdono solo perché sono il tuo migliore amico», borbotto e la seguo all'ingresso.

«Che onore!» esclama sarcastica.

Saliamo in auto e metto in moto, dirigendoci poi al ristorante italiano dove ho prenotato un tavolo per noi due. Ieri mattina l'ho invitata a cenare in questo ristorante perché non usciamo da qualche settimana, e anche perché dovrei dirle una cosa che mi porto dentro da un bel po'.

«E con Charles? Vi scannate ancora a vicenda?»

«Ti prego, non nominare quel ragazzo! Pensiamo a noi due».

Sorrido e le chiedo di inserire un CD nel lettore. Living on my own di Freddie Mercury parte e iniziamo a cantarla a squarciagola.

Tempo altre due canzoni e arriviamo a destinazione. Le apro la portiera e blocco l'auto.

«Non ti ho detto che stasera sei bellissima, come sempre», sussurro al suo orecchio e noto che sussulta.

Poso una mano sul centro della sua schiena ed entriamo nel ristorante, cercando poi il nostro tavolo. Un cameriere ci porge i menu e guardo le varie portate. Sento lo sguardo di Juliet bruciare su di me, ma non alzo lo sguardo. Ho sempre voluto qualcosa di più di una semplice amicizia tra me e lei. Sono ormai due anni che questa storia va avanti. Lei non se n'è resa conto ed io non posso sopprimere i miei sentimenti per sempre. Prima o poi scoppierò, dovrò dirglielo nonostante la consapevolezza che non ricambia mi logora dentro.

«Io prendo le lasagne e una bistecca. Tu?» mi riscuote dai miei pensieri la voce di Juliet.

Detesto perdermi dentro di essi.

«Prendo lo stesso», dico.

Poso il mento sulla mano e l'altra sul tavolo e sospiro guardandomi intorno. Sento la mano fredda di Juliet posarsi sulla mia e sorrido leggermente.

«Sei pensieroso», constata e la guardo.

«È che...non so. Stare con te mi fa bene».

Stavolta quella che sorride è la mia migliore amica.

Il medesimo cameriere di prima ci porta le nostre portate e iniziamo a mangiare in silenzio, godendoci la leggera musica lounge del locale e che alleggerisce questa situazione di superficiale imbarazzo che si è creata.

«Penso che scoppierò da un momento all'altro!» afferma Juliet dopo aver finito la bistecca e aver bevuto un bicchiere d'acqua.

«Be', per quello possiamo anche camminare».

Pago il conto e usciamo dal ristorante mano nella mano. Camminiamo per le strade di Londra parlando del più e del meno fino a quando non giungiamo in un parco. Ci sediamo sull'erba e poggiamo le nostre schiene e teste contro la corteccia di un albero. Ci guardiamo negli occhi e vorrei poter immortalare questo momento. Mi avvicino cautamente al suo viso e lei fa lo stesso. Non si tira indietro quando poggio le labbra sulle sue, dando vita ad un bacio lento. Le mie mani circondano il suo viso, attirandola di più a me fino a ritrovarsi seduta sulle mie gambe. Le sue finiscono tra i miei capelli e li tira leggermente.

«Dio, aspettavo questo momento da tanto!» affermo a pochi centimetri dalle sue labbra.

«Tu...» sussurra incredula, ma viene interrotta dalle mie parole.

«Sono innamorato di te, Juliet. Da ben due anni, ormai. Aspettavo un tuo segnale per farmi avanti e stasera l'ho avuto. Dio, sono così felice!»

«E io che pensavo che mi vedessi come un'amica», borbotta, facendo sfiorare i nostri nasi.

«Pensavi male. E adesso vieni qua che voglio baciarti ancora».

Scuoto la testa allontanando questo ricordo. Non potrò mai dimenticare quella nostra uscita in cui le ho rivelato i miei sentimenti e l'ho baciata, sentendomi al settimo cielo perché lei ricambiava. Ho amato con tutto me stesso Juliet. Scoprire che mi ha tradito, per di più con Charles, mi ha fatto male, veramente molto male.

«Fattelo dire: fai schifo», dice Max dandomi una pacca sulla spalla.

Bell'amico che ho!

«Non mi servivi tu per ricordarmi in che stato sono!»

Max alza le mani in segno di resa e si sistema meglio sul divano.

«So che non vuoi ricevere consigli, ma devi andare avanti. Okay, vi siete amati tanto in un anno e mezzo di relazione, però non puoi crogiolarti nel dolore per sempre. Juliet è una delle tante...»

«Juliet non è una delle tante. Lei era l'unica ragazza che volevo, e puntualmente Charles me la soffia via. Mi sta bene, giuro!»

Max ammutolisce e sospiro.

Io ancora non capisco cosa ci abbia trovato in Charles per tradirmi. Cos'ha che la attrae? Gli occhi verdi? L'accento francese? I soldi? Il suo essere innocente e senza peccati? Il suo charme? Per di più era sobria quando sono finiti a letto! Scommetto che lo voleva sin da quando Charles le ha rivolto la parola. Il Monegasco, ormai, attira persino le pietre!

«Basta parlare di lei», dico dopo qualche minuto trascorso in silenzio.

«Ti va se usciamo? Almeno ci svaghiamo un po'», propone e annuisco.

CHARLES

I ricordi con Juliet sono tanti. Potrei elencarli ma non vorrei perdermi in essi. L'odio era quello che ci ha sempre accomunati, il mezzo che abbiamo usato per nascondere i nostri sentimenti. Averla solo per una notte, l'anno scorso, non mi è bastato. Da quella festa lei continuava a ronzarmi in testa, non mi dava un attimo di pace. Baciarla quella sera in discoteca ha portato alla mia mente un susseguirsi di ricordi, di una sensazione di piacere che non provavo dall'anno scorso. E adesso che Juliet e Carlos si sono lasciati posso finalmente stare con lei, senza aver paura di niente.

«Svogliato»

«Antipatica»

«Rompipalle».

Ovviamente non mancano questi insulti tra noi. Juliet ed io non vogliamo essere  quelle classiche coppiette che si sbaciucchiano fino a consumarsi le labbra o che utilizzano nomignoli. La normalità non appartiene a noi e noi non apparteniamo alla normalità.

«E se tutto questo non fosse mai accaduto? Cioè, immagina se noi non fossimo mai finiti a letto, chissà cosa sarebbe successo», dice di punto in bianco mentre camminiamo verso casa sua.

«Be', doveva pur sempre accadere in un modo o nell'altro».

Juliet annuisce e poco dopo arriviamo di fronte la sua abitazione.

«Ti aspetto domani mattina», dice e mi bacia, per poi entrare dentro e lasciarmi fuori con un enorme sorriso in volto.

Quanto amo questa ragazza!

Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora