2.

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Un anno fa...

«Vorrei capire perché Max ha organizzato una festa quando io devo studiare per la verifica di Storia e Letteratura», borbotto guardando mio fratello.

«Prenderai un buon voto, sorellina. Non preoccuparti, la tua media rimarrà sempre alta», dice circondandomi le spalle con un suo braccio.

Sbuffo. Prendo il libro di Matematica dall'armadietto e saluto Lando.

Entro in classe e l'unico posto libero che rimane è quello accanto a Charles. Perfetto, non solo devo sorbirmelo ogni giorno a casa mia, ma abbiamo anche le stesse lezioni! A volte mi chiedo come siamo arrivati a comportarci con tanta freddezza. Alle medie eravamo quasi legati da una bella amicizia, mangiavamo insieme in mensa, andavamo d'accordo. Perché tutto d'un tratto non ci tolleriamo?

«Ma cherie», dice sorridendo beffardo.

«Sei asfissiante», borbotto.

«Lo sono solo con te».

Sospiro rassegnata e presto attenzione alla lezione.

Mi aspetteranno altre quattro ore con lui.

La campanella dell'ultima ora suona e tiro un sospiro di sollievo. Esco dall'aula di Letteratura Inglese e mi dirigo al mio armadietto. Ovviamente Charles mi segue a ruota perché deve importunarmi. Non ha nient'altro da fare?

Poso i libri e sbatto l'anta, guardando male Charles.

«Cos'ho fatto adesso?» chiede, aggrottando la fronte.

«Devi smetterla di venirmi appresso ogni qualvolta io devo andare al mio armadietto. Ti ricordo che sono fidanzata»

«E io sono qui per darti fastidio, il che è ben diverso dal venirti appresso», ribatte.

Sbatto un piede a terra furiosa. Detesto quando riesce a zittirmi.

«Dai fastidio a mio fratello, non a me».

Gli do le spalle e vado nel corridoio principale dove trovo Carlos, mio fratello, George e Pierre parlare.

Carlos ha sempre i capelli scompigliati, neri. George e Lando li hanno castano scuro mentre Pierre li ha castano chiaro. Il primo e il terzo hanno gli occhi azzurri, quelli di George tendono un po' al grigio a volte. Mio fratello li ha verdi, come quelli di papà.

Saluto i quattro e, insieme a Lando e al mio ragazzo, torno a casa.

«Ci vediamo domani», dice Carlos non appena giungiamo nella strada di casa sua.

«Non vieni alla festa di Max?» domando e lui scuote la testa.

Annuisco e gli lascio un leggero bacio sulle labbra e torno a casa insieme a Lando.

«Mamma, siamo a casa!» grida, senza ricevere risposta. «Perfetto, non c'è nessuno. Io vado in camera», continua.

Preparo un panino e lo mangio mentre guardo una serie TV su Netflix. Sbuffo e chiudo tutto, rintanandomi nella mia camera per studiare. Detesto il periodo di novembre perché ci tartassano di compiti e progetti individuali o in gruppo, e io non riesco nemmeno a trovare il tempo per guardarmi allo specchio.

Studio fino alle 19:00 e poi decido di prepararmi per la festa.

«Tu con quel vestito non ci vieni alla festa», asserisce Lando, squadrandomi dalla testa ai piedi.

«Oh, andiamo! È un vestito nero e mi arriva fino alle ginocchia! Cosa dovrei mettere, un saio?» sbotto, alzando le braccia al cielo.

Lando sospira e armeggia con le chiavi di casa per chiudere la porta.

Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora