10. (C&J)

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CHARLES

Vuoto. Dolore. Sofferenza. Squarcio nel petto. Lacrime agli occhi. Mani che tremano. È questo il modo in cui ci si sente quando perdi qualcuno. Provavo le stesse cose quando Jules morì in quel dannato ospedale a Nizza. Avevo tredici anni e non capivo perché la morte doveva prendersi una persona così giovane, così piena di vita e portarla con sé via dalla sua famiglia e lasciandola con un vuoto difficile da riempire. Jules era il mio migliore amico, era come un fratello per me, la spalla su cui piangere, il mio punto di riferimento e la persona con cui potevo parlare di tutto senza essere giudicato.

Quando avevo scoperto dell'incidente speravo con tutto il cuore che si riprendesse in fretta. E invece, nove mesi dopo il coma, si è spento all'età di sedici anni colui che mi ha visto crescere, colui che era il mio migliore amico, mio fratello. Odio pensare a quel 17 ottobre perché non faccio altro che piangere fino a consumare tutte le lacrime. Jules non meritava di morire, nessuno merita di morire. Mio padre meritava di meglio di uno stupido infarto, e perderlo è una lacuna che nessuno potrà mai colmare. Stringo tra i pugni la maglia di Pierre e piango ininterrottamente.

La vita è una puttana: ti vede felice e poi ti strappa via una delle persone più importanti che hai. La vita mi ha strappato Jules quattro anni fa e adesso mi ha portato via mio padre, l'uomo che ammiravo, l'uomo che mi ha cresciuto e che mi ha reso ciò che sono in questo momento della mia adolescenza. La vita è una puttana non solo perché mi ha estorto via Jules, rendendomi debole, ma anche perché ha voluto trafiggermi un pugnale nel petto, strappandomi via anche mio padre.

«Non è giusto!» ripeto per la millesima volta tra le braccia di Pierre.

Quest'ultimo mi accarezza la schiena e mi dice parole di conforto. Pierre è colui che è sempre stato presente nella mia vita sin dalla morte di Jules. È stato grazie a lui se man mano sono riuscito a superare la sua perdita e a non abbattermi. Anche Juliet ci ha messo del suo. Con loro mi sono rialzato e spero di farlo anche adesso.

«Sono arrivati Juliet e Lando».

Mi stacco dalle braccia del mio migliore amico e corro dai fratelli Norris, i quali mi sorridono tristemente.

«Ci dispiace così tanto», mormora Lando.

Quest'ultimo mi lascia da solo con Juliet e lei non può fare altro se non tirarmi per un braccio e portarmi in un angolo appartato. Le sue esili braccia mi circondano il busto e poggio la testa sulla sua spalla.

«È finita adesso», mormoro.

Juliet poggia una mano sulla mia spalla.

«Non è finita. Sei forte, Charles. Non abbatterti perché siamo tutti qui a sostenerti»

«Lorenzo e la mamma hanno già deciso il giorno per il funerale: venerdì».

Mi asciugo le lacrime e mi siedo a terra. Juliet mi segue a ruota e mi fa posare la testa sulle sue gambe, iniziando poi a passare le mani tra i miei capelli. A questo contatto chiudo gli occhi e mi rilasso.

«Andrete a Monte Carlo quindi?»

«Sì, e voglio che tu venga con me».

Apro gli occhi e la guardo: mi stringe una mano e annuisce.

«Grazie per essere qui con me. Ti amo», confesso e la sento irrigidirsi.

Diamine, non dovevo dirglielo proprio ora.

«Ti amo», dice lasciandomi sorpreso e con un leggero sorriso sul volto.

«Andrà meglio», sussurra e cedo alle sue carezze, chiudendo gli occhi.

Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora