11.

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Monte Carlo è una bellissima città. Mi ha lasciata a bocca aperta quando l'ho visitata con Arthur, il fratello minore di Charles, questa mattina. Quest'ultimo, invece, ha deciso di rimanere nella sua vecchia casa per rivedere i vecchi album di famiglia. Ho voluto dargli del tempo per stare da solo e metabolizzare la perdita.

«Charles è davvero fortunato ad avere una ragazza come te al suo fianco. Nonostante tu stessi con Carlos, lui continuava a correrti appresso. È davvero innamorato di te».

Mi volto verso di lui e sorrido.

«Sono fortunata anch'io. Mi ha aspettata quando non riuscivo a lasciare Carlos e gliene sarò eternamente grata»

«Vi rendete felici a vicenda, è questo che conta».

Camminiamo lungo la costa e imbocchiamo una scorciatoia per tornare prima a casa. Non appena metto piede in camera da letto, noto Charles rannicchiato sotto le coperte.

«Ti è piaciuto il giro per Monte Carlo?»

«È mozzafiato. E poi sentire le persone parlare francese...»

Charles si tira a sedere e si schiarisce la voce.

«Alors, tu aimes le français? Juliet, tu es trop belle pour moi et je t'aime».

Brividi percorrono il mio corpo quando pronuncia il mio nome in francese. Ho sempre avuto un debole per l'accento di Charles. Poggia le labbra sulle mie e si alza dal letto.

«Adesso ti porto in un ristorante lungo la costa e poi visiteremo i posti in cui sono cresciuto».

Annuisco e raccatto un vestito dal mio borsone. È color malva e lo abbino a dei tacchi neri. Charles si dirige in bagno e ne esce qualche minuto dopo vestito di tutto punto. Indossa i mocassini e sistema la camicia, rigorosamente bianca. Ormai è un classico per lui indossarle. Non che mi dispiaccia, anzi. Charles sta bene con tutto.

«Puoi alzare la cerniera del mio vestito?» chiedo e lui annuisce, eseguendo.

Afferra il mio viso tra le mani e poggia le labbra sulle mie. Mi prende per mano e ci incamminiamo verso il locale a passo lento. Non andiamo di fretta, vogliamo goderci questo giovedì sera per prepararci mentalmente a ciò che succederà domani.

«Ricordi in primo superiore quando facemmo la lotta con i cuscini?» domanda di punto in bianco.

«Quella sera Lando ti invitò a dormire da noi. Ti detestavo così tanto!»

«E due anni dopo cos'è successo? Dovremmo ringraziare Max se ha organizzato quella festa»

«Già, dovremmo. Ma è stata anche opera tua se sono riuscita a confessare ciò che provo per te».

Charles mi stringe maggiormente la mano e giungiamo a destinazione. Scegliamo un tavolo con vista sul mare e ordiniamo un menù a base di pesce.

«Potremmo prendere le éclairs e poi un semifreddo al pistacchio», asserisce Charles e mi ritrovo d'accordo con lui.

Consumiamo la cena parlando del più e del meno e ridendo mentre ricordiamo i momenti passati. Ne abbiamo tanti, molti dei quali sono divertenti. I nostri battibecchi erano esilaranti.

«E quando tu e Pierre siete rimasti rinchiusi in quello sgabuzzino in palestra?» domando e lui si prende il viso tra le mani.

«È stato imbarazzante», risponde e finisce di mangiare la sua fetta di semifreddo.

Charles insiste di pagare il conto e poi ci incamminiamo verso il centro di Monte Carlo.

«In quel parco ero solito andare con Jules. Ci incontravamo spesso lì per parlare di tutto, era il nostro posto sicuro, il rifugio che necessitavo di avere affinché il mio migliore amico potesse cercarmi quando ero triste», spiega, indicandomi un parco vicino la costa.

Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora