19. (C)

2.9K 78 0
                                    

CHARLES

Ritornare nella propria città natale è un qualcosa che non mi sarei aspettato di compiere due volte in un anno. Monte Carlo mi è mancata così tanto nell'ultimo mese, ma ho preferito non pensarci più di tanto. Ritornarci, però, con Juliet è stata un'ottima idea. Volevamo staccare un po' la spina da Londra, e quale migliore città se non quella in cui sono nato?

«Mi meraviglio che siamo riusciti ad arrivare in anticipo all'aeroporto!» dice Juliet mentre disfa le valigie.

Abbiamo preso un volo delle 8:00 del mattino, arrivando verso le 9:30, considerando un lieve ritardo di atterraggio.

«All'una andremo in un ristorante vicino il teatro, e poi dritti verso il centro», spiego e Juliet sembra essere contenta di questo piano.

Quando siamo atterrati, la prima cosa che ho fatto è stata chiamare mia mamma per avvisarla del nostro arrivo e mi ha dato il permesso di alloggiare nella nostra casa questa settimana. Abbiamo scartato l'idea dell'hotel perché avendo casa qui sarebbe stato inutile spendere ulteriori soldi. Quindi, una volta entrati, Juliet si è distesa per una buona mezz'ora sul grande divano posto al centro del salotto, ed io l'ho seguita a ruota. Per tutto quel lasso di tempo ci siamo coccolati e poi siamo stati costretti ad alzarci perché dovevamo disfare le valigie e organizzare la giornata di oggi.

«Doccia?» domanda Juliet dopo aver chiuso le ante dell'armadio.

Mi dipingo in viso uno sguardo malizioso e la trascino in bagno. Inutile dire che sprechiamo molto tempo nel fare scemenze al posto di lavarci.

Ci prepariamo per la nostra uscita romantica e usciamo di casa mano nella mano.

Girovaghiamo in lungo e in largo per le strade di Monte Carlo e le illustro i vari locali e strade. Passiamo davanti al Jimmy'z, un locale notturno davvero molto elegante e dalla struttura appariscente.

Giungiamo al ristorante e ci accomodiamo ad un tavolo, per poi ordinare.

«Quell'arista di tacchino era ottima! Per non parlare della salsa!» sbotta in tono felice Juliet dopo essere usciti dal ristorante.

Difficilmente non le piace qualcosa. In questo caso, l'arista l'ha divorata in pochi minuti.

«Adesso dovremmo camminare per un bel po'».

Controllo l'orario e mi imputo di tornare alle 19:00 a casa.

«Abbiamo tre ore per visitare la città», asserisco, e Juliet sorride.

Prima, durante il pranzo, ha ribadito più volte di non vedere l'ora di visitare Mont Carlo. E chi sono io per dirle di no? Camminiamo a passo lento, godendoci il leggero venticello e gli uccelli che cinguettano. La prendo per mano e inizio a farle da guida turistica, gustandomi le sue espressioni mentre le spiego qualcosa.

«Andiamo al porto, ti prego!» mi supplica.

Scuoto la testa ridendo e la accontento. Giunti a destinazione, lei mi porge il telefono e inizio a scattarle un sacco di foto. Mi tira a sé, afferra il telefono e scatta una foto mentre ci baciamo.

«Guarda che queste sono solo alcune delle foto che ci scatteremo», mi intima.

La attiro a me nuovamente e la bacio davanti al tramonto che padroneggia Monte Carlo.

Ed è in questo frangente che mi rendo conto di quanto sono fortunato ad averla nella mia vita.

******

Mi alzo dal letto ed esco fuori in balcone. Quando siamo tornati dal nostro tour, Juliet ha cucinato qualcosa di leggero. Abbiamo mangiato, visto un film per poi coricarci nel letto. Adesso Juliet dorme profondamente.

Sono le 3:00 di notte ed io non riesco per niente a dormire. A volte questa città mi mette malinconia perché qui custodisco tanti ricordi, ricordi che vorrei lasciare qui e non portarmeli anche a Londra. Quasi sento la presenza di Jules al mio fianco. Passare davanti ai luoghi che ero solito frequentare con il mio migliore amico mi ha reso triste. Juliet non ha notato nulla fortunatamente. Sono riuscito a mascherare le mie emozioni in modo perfetto.

Mi appoggio alla ringhiera e tolgo la maglietta, sentendo improvvisamente caldo. Guardo il panorama che mi si presenta davanti e chiudo gli occhi, assaporando il leggero venticello che mi scompiglia i capelli. Sento due braccia circondarmi il bacino e li riapro immediatamente.

«Non stavi dormendo?» chiedo a Juliet, la quale poggia la testa sulla mia schiena.

«Sì, però quando mi sono girata non ho sentito più la tua presenza. Così mi sono alzata».

Mi volto e la abbraccio. Posa la testa sul mio petto e chiudo gli occhi, beandomi di questo momento. Ed è proprio in questa frazione di tempo che un ricordo affiora nella mia mente.

«Oddio, ma sei ovunque!» sbotta Juliet, contrariata nel vedermi sempre in casa sua.

Cosa posso farci se sono un amico di suo fratello?

«Tuo fratello mi ha invitato. Dovresti prendertela con lui», dico pacatamente.

Ormai ho imparato a conoscerla e a capire che mi sta trattando male solo per non ricordare ciò che è successo la settimana scorsa.

«Sai che non posso prendermela con lui»

«Dovrei prendermela con me stessa», soggiunge poco dopo in un sussurro ma io capisco perfettamente ciò che ha detto.

Alza lo sguardo, dapprima abbassato, e punta i suoi occhi nocciola nei miei.

«Non parliamone. Non è mai successo niente tra di noi», sbotta, sparendo dalla mia vista.

Ritorno al presente, rivivendo ciò che è accaduto tra me e Juliet la settimana dopo che finimmo a letto. Non voleva vedermi perché sapeva che avremmo ceduto nuovamente all'attrazione che ci legava. Così facemmo finta di niente, accantonando ciò che era successo in un angolo del nostro cervello. Ma più passava il tempo e più non riuscivo a dimenticare la notte trascorsa con lei. Non mi importava che lei stesse con Carlos da qualche mese, non mi importava che mi odiasse perché aveva tradito il suo ragazzo, non mi importava di nulla se non stare con lei. Sapevo che lei ricambiava i miei sentimenti, stavo solo aspettando che se ne rendesse conto e che me lo dicesse. Mi ero innamorato di Juliet senza aspettarmelo. È successo inaspettatamente e non potevo fermarlo.

«A cosa stai pensando?» domanda, destandomi dai pensieri.

«Sto pensando a quanto ti amo».

Juliet arrossisce. Poggia una mano sulla mia guancia e sfiora le mie labbra con un dito.

«Ti amo così tanto che non immagini. Stare qui con te mi rende tanto felice. Oh Charles, Dio solo sa quanto tu sia importante per me», confessa, lasciandomi di stucco.

Senza dire altro la bacio e le faccio circondare il mio bacino con le sue gambe. Cammino verso il letto e la adagio piano per poi mettermi su di lei, continuando a baciarla, toccandola nei punti in cui so che per lei sono quelli deboli. Le sue mani percorrono le mie braccia e armeggia con il mio pantalone. I nostri indumenti finiscono a terra e l'eccitazione sale. Poggio una mano sulla sua guancia e la bacio, entrando poi in lei. I nostri gemiti si fondono mentre affondo in lei con spinte decise. Juliet afferra il mio viso per baciarmi, più che altro per soffocare i gemiti quando sento che sta per arrivare al culmine. Cado sfinito su di lei non appena l'orgasmo mi colpisce.

«Ti amo Charles».

E con queste parole mi addormento al fianco della ragazza per cui ho perso la testa da due anni a questa parte.

Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora