15.

3.3K 86 1
                                    

Mi raggomitolo tra le coperte, strizzando gli occhi non appena la luce del sole filtra nella stanza.

«Sono sul bordo del materasso. Se vuoi, puoi buttarmi anche a terra», sento borbottare il mio ragazzo e apro gli occhi, ancora assonnata e stonata dalla serata di ieri.

Le feste di Max ti portano allo sfinimento.

«Da quanto sei sveglio?»

«Abbastanza da poter capire che mi trovavo sul bordo. Eppure il mio letto è matrimoniale, eh», ridacchia.

Sono davvero finita a casa di Charles? Diamine non ricordo niente di ieri sera, se non mio fratello insieme a Sofia Walker.

«Mi dispiace. È che sono così stanca e ho un dolore lancinante alla testa. A che ora siamo tornati alla festa? Quanto ho bevuto?» borbotto, accoccolandomi tra le sue braccia.

«Per farla breve, io ho bevuto circa due bicchieri di Tequila mentre tu e Pierre vi siete scolati una bottiglia di Gin insieme, siete andati in pista e non so per quanto tempo avete ballato. Verso l'una tu e Lily avete riso per non so quale motivo e avete bevuto un paio di bicchieri per poi barcollare verso me e Max. Lei è rimasta da lui e noi siamo andati a casa mia. In macchina dicevi parole sconnesse di una canzone dei One Republic...» racconta e poi si blocca.

C'è qualcos'altro che non mi ha detto, ne sono sicura.

«E poi? Cosa è successo?» Charles deglutisce e sgancia la bomba. «Hai detto che ti mancava tuo padre».

Sgrano gli occhi: sono anni che non dico più questa frase. Eppure non ricordo di averla detta. Stavo così male ieri sera?

«Oggi è il suo anniversario di morte, e inconsciamente lo sapevi. Lando mi ha raccontato di quella volta in soffitta quando avete pianto».

Stringo le labbra in una linea sottile. «E ieri sera ho pianto?» chiedo e scuote la testa in segno negativo.

Mi alzo dal letto, infilo la camicia che indossava ieri e mi appoggio contro la ringhiera del balcone. Charles posa le mani sulle mie spalle e inizia a massaggiarle lentamente.

«È normale sentirsi debole. Tu che sei forte non hai mai lasciato trasparire una tua debolezza. Sei sempre rigida e non mostri mai il tuo dolore. E ti capisco, davvero. Io crollo solo se mi parlano di mio padre o di Jules. Quindi, per una volta, lascia cadere le tue difese e sfoga la tua sofferenza. Puoi farlo qui, con me».

Mi volto a guardarlo e mi perdo nei suoi occhi verdi.

«Il 30 novembre è sempre stato un giorno in cui mi isolavo da tutti per poter affrontare da sola il mio dolore. Lando andava sempre al cimitero mentre io non ci metto piede da molto tempo. Quando sono da sola ho sempre paura di non superare lo sconforto, la perdita, il vuoto che mi ha lasciato mio padre. E se sono circondata dalle persone, automaticamente mi chiudo in me stessa perché non voglio che loro vedano quanto io sia debole. Non sono solita mostrare il mio dolore perché altrimenti mi ferirebbero ancora di più. Ecco il motivo per cui non venivo a scuola questo giorno: volevo stare da sola con il mio dolore», confesso.

Charles mi bacia la fronte e mi abbraccia, accarezzandomi i capelli con movimenti delicati.

«In questo siamo uguali. Abbiamo perso delle figure davvero importanti per noi e questo ci ha cambiati, ci ha resi forte. Ricorda che i nostri padri e Jules sono fieri di noi».

Mi stringo maggiormente tra le braccia di Charles e lascio che il dolore esca fuori. Le lacrime scendono copiose sulle mie guance e la vista diventa offuscata. Chiudo gli occhi.

«Detesto mostrarmi debole», dico. «Ma devi farlo. Tenersi tutto dentro fa male e non va bene. Devi aprirti più».

«Puoi accompagnarmi al cimitero oggi? Non voglio andare da sola», dico e annuisce, dandomi poi un bacio tra i capelli.

Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora