25.

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Mi sistemo maggiormente tra le braccia di Charles e circondo il suo busto con un braccio. Ieri sera siamo usciti e siamo rincasati tardi, tanto è vero che ho inviato un messaggio a mamma dicendole che avrei dormito dal mio ragazzo. Quest'ultimo borbotta qualcosa che non riesco a capire e apro gli occhi. Il sole è sorto e riesco a vederlo anche se le finestre sono chiuse.

«Resterei a letto ancora per un po' ma dobbiamo alzarci. Tu devi tornare a casa e io devo andare da Pierre», borbotta e si volta dall'altro lato del letto, dandomi una completa visuale della sua schiena nivea.

Stampo un bacio sulla sua nuca e avvicino le mie labbra al suo orecchio.

«Potrei sentire la tua mancanza».

Charles si volta e sorride. Gli accarezzo una guancia coperta da uno strato di barba e lo bacio. Mi alzo e raccatto i miei vestiti. Charles resta sdraiato ancora per qualche minuto a pancia in giù e poi si alza. Indossa una T-shirt e passa una mano tra i capelli.

«Ci vediamo direttamente lunedì a scuola», mormora sulle mie labbra e lo bacio un'ultima volta prima di uscire da casa sua e dirigermi alla mia.

Sono ormai giorni che stiamo impacchettando le nostre cose. Camera mia è gremita di scatoloni e già ne sento la mancanza. Anche se ho risolto con Lance non sono pronta a vivere a casa sua. E si sa, lui ha una mega villa ed io mi sentirei a disagio. Non sono mai stata amante del denaro né tantomeno sono una viziata che piagnucola quando i genitori non le comprano qualcosa. Quando mamma regalò a me e mio fratello l'Iphone 7 plus per poco non lo rifiutai. Detesto quando le persone spendono un sacco per me. Chiudo la porta d'ingresso e appendo il cappotto all'attaccapanni. Sento del vociare dal corridoio e riconosco la voce di Lawrence. Salgo le scale e vedo l'uomo entrare e uscire dalla stanza da letto di mamma con degli scatoloni. A quanto pare il trasferimento arriverà prima del previsto.

«Ciao Lawrence! Serve una mano?»

Voglio rendermi utile.

«No, cara. Al trasporto degli scatoloni me ne occupo io. Tu puoi impacchettare la tua roba».

Entro in camera e prendo le valigie, inserendoci poi tutti i miei vestiti mentre negli scatoloni metto libri, scarpe e altre cianfrusaglie. Impiego tutta la mattinata e sospiro quando chiudo l'ultimo scatolone. Mi chiedo dove sia mio fratello. Busso alla porta della sua camera ma non risponde. Quindi entro e noto il letto sfatto e la porta del bagno annesso alla sua stanza aperta. Lo chiamo ma il suo cellulare squilla a vuoto. Decido di chiamare Pierre per chiedergli se è a casa sua ma mi dice che non si vedono da qualche giorno. Magari si è messo d'accordo con Charles per andare da lui ma non ne sa niente. Chiamo Max e mi dice la stessa cosa. George mi dice che ieri sono usciti a bere qualcosa ma se n'è andato presto e quindi non sa dove sia. Non mi resta che chiamare Carlos.

«Juliet?»

«Mio fratello è da te? A casa non c'è e ha dimenticato il cellulare sul comodino. George, Max e Pierre non lo vedono da qualche giorno e mi sto preoccupando», spiego e sento solo silenzio.

«È qui. Puoi venire se vuoi», dice e riattacca.

Sospiro, indosso il cappotto e mi dirigo da Carlos.

Sono mesi ormai che non metto più piede in casa sua e un po' mi manca. Scaccio dalla mente questo pensiero e busso alla porta di casa.

«È in camera mia che dorme. Ieri sera è uscito, dimenticando il telefono e si è ubriacato fino a perdere i sensi. Fortuna che io e un altro nostro amico eravamo con lui»

«E sai qual è il motivo?»

«Sofia si trasferirà in America e, pur dicendo che non gliene frega niente, sta male. Non l'ho mai visto ridotto in questo stato», confessa.

Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora