CHARLES
Jules è seduto su uno scoglio poco distante da me. Lo sguardo è puntato sul mare, limpido e chiaro come sempre. Il sole è alto nei cieli e aspettiamo che tramonti.
«Non vedo l'ora di vedere il Gran Premio!» sbotta alzandosi e camminando nella mia direzione.
Jules è un fan accanito della Formula 1 e, a poco a poco, lo sto diventando anch'io grazie a lui.
«Già», rispondo e guardo il cielo.
«Dai, andiamo. Vedremo il tramonto un altro giorno», dice e annuisco, scendendo poi dagli scogli e dirigendoci a casa.
Una lacrima mi riga il viso non appena questo ricordo mi sfiora la mente. Avevo cinque anni all'epoca, Jules ne aveva otto. Eravamo soliti vedere il tramonto, ma quel giorno decidemmo di tornare a casa perché faceva molto più freddo rispetto agli altri giorni in cui eravamo seduti sugli scogli.
«Cos'hai intenzione di fare a Natale?» domanda Pierre mentre sistema dei libri nel suo armadietto, riscuotendomi dai pensieri, anzi, dai ricordi.
«Penso che inviterò la famiglia di Juliet a casa mia. E tu?»
Pierre fa spallucce. Chiude l'anta dell'armadietto e ci incamminiamo verso il cortile della scuola, dove ci aspettano la mia ragazza, Lando e George. Strabuzzo gli occhi e stringo i pugni non appena vedo Juliet tra le braccia di Carlos.
«Tranquillo, sono solo amici»
«Dopo che lui l'ha trattata in quel modo?» sbotto e, prima che possa continuare, Juliet mi cinge il collo con le braccia, baciandomi subito dopo.
Con la coda dell'occhio vedo Carlos distogliere lo sguardo.
«Giusto per la cronaca, stavamo andando al MC Donald's per mangiare qualcosa e poi studiare insieme in biblioteca», spiega George.
«Io ho da fare», borbotta Carlos.
«Dai, vieni! Non essere sempre asociale!» sbotta Juliet e sospiro, dandole ragione.
In fondo non c'è niente di male.
Prendo per mano Juliet e ci dirigiamo verso il luogo stabilito.
«Ti ho visto rigido quando ero tra le braccia di Carlos».
Sospiro.
«È solo che non mi è piaciuto il modo in cui ti ha trattato. Mi fa strano che siate di nuovo amici, tutto qui».
Non proferiamo più parola nemmeno quando ci sediamo in un posto lontano da tutti.
«George è andato a ordinare. Prendete sempre il solito, giusto?» chiede Lando e annuisco.
Carlos si schiarisce la voce e si siede accanto a Pierre. Per tutto il tempo mi sento strano, come se mi desse fastidio la presenza di Carlos. Eppure eravamo amici. Già, amici finché non gli ho rubato la ragazza.
«Mi dispiace per la tua perdita, Charles», dice l'ex ragazzo di Juliet e stringo le labbra in una linea sottile.
Questo momento di disagio viene spazzato via da George che torna al nostro tavolo con un vassoio pieno di cibo. Consumiamo il nostro pranzo parlando del più e del meno, non lasciandomi scappare le occhiate che Carlos lancia alla mia ragazza.
«Penso che scoppierò!» sbotta Lando finendo di mangiare l'ultimo cheeseburger. Juliet lo segue a ruota e si alza per andare in bagno. «Torno subito», dico e mi affretto a raggiungere Juliet, la quale sgrana gli occhi quando mi vede nel suo stesso bagno.
Chiudo a chiave la porta dietro di me e mi avvicino a lei.
«Carlos è ancora innamorato di te», asserisco e lei mi dà le spalle.
«Lo so. È solo che...non posso lasciarlo fuori dalla mia vita dopo un anno e mezzo di relazione».
Sospiro e afferro il suo viso tra le mani.
«Non riesce a vederci insieme. Eravate amici e abbiamo tradito entrambi la sua fiducia. Come dovrebbe sentirsi? È normale che non può digerire ciò che gli abbiamo causato. È un umano Charles, e ha dei sentimenti. Mi ha perdonato nonostante l'avessi tradito due volte. Dovresti parlarci anche tu, sai», dice e mi spintona, aprendo poi la porta e uscendo fuori.
Mi ricompongo e torno dai miei amici. George e io paghiamo il conto e usciamo dal MC Donald's. Juliet mi affianca e mi prende per mano. Dopo una manciata di minuti arriviamo in biblioteca e prendiamo posto ad un tavolo rotondo. E così spendiamo il nostro pomeriggio, a studiare e a ridere e parlare quando facciamo delle piccole pause. Mai in vita mia mi sono sentito così spensierato.
******
«Volevo venire anch'io in Giappone. Purtroppo la scuola me lo impedisce».
Sentire Jules tramite telefono è stato difficile dato il fuso orario.
«La prossima volta andremo insieme da qualche altra parte. Adesso devo andare. Devo visitare la città in macchina», dice e riattacco.
Sospiro mesto. Volevo tanto andare con il mio migliore amico a Tokyo, però, puntualmente, deve esserci sempre in mezzo qualcosa che mi impedisce di fare ciò che voglio. Per distrarmi dai pensieri vado in camera a studiare. Non so quanto tempo passa da quando ho iniziato a fare i compiti, fatto sta che li ho terminati. Scendo in cucina per fare uno spuntino e sento mio padre parlare a telefono con qualcuno.
«Charles, figliolo, devo dirti una cosa», dice mio papà, e si abbassa alla mia altezza per prendermi il viso tra le mani.
I suoi occhi sembrano distrutti, tristi, vuoti.
«Riguarda Jules. Ha avuto un incidente e ha riportato delle lesioni molto gravi. È morto durante il tragitto in ospedale e...» inizia a dire, ma io non sento più niente.
Jules non può essere morto. Non è vero. q
Questo è un sogno.«No, papà, non è vero. È uno scherzo, ne sono sicuro», dico nervosamente.
«Vorrei tanto che lo fosse».
E solo adesso realizzo che mio padre sta dicendo la verità. Ho perso Jules. Ho perso il mio migliore amico, la persona più importante della mia vita, che mi ha visto crescere e che non mi ha mai voltato le spalle. Delle lacrime solcano il mio viso e non faccio niente per fermarle. Perché proprio Jules, perché?
Mi sveglio di soprassalto con la fronte imperlata di sudore. Le mani mi tremano e delle lacrime scendono sul mio viso senza fermarsi. Tremo come una foglia e non faccio niente per calmarmi.
«Ehi, Charles, che succede?» domanda Juliet in tono assonnato, poggiando le mani sulle spalle.
«Ho sognato il giorno in cui mio padre mi disse dell'incidente di Jules».
Poggio la testa sul petto di Juliet e chiudo gli occhi.
«È stato orribile ricordare di nuovo quel momento», continuo mentre la mia ragazza mi accarezza i capelli, facendomi calmare.
«Non puoi vivere ancora nel passato. Continuerai a stare male e non riuscirai più ad andare avanti», mormora.
«Per anni non ci ho più pensato, ti giuro. Ma Nizza mi ha messo una nostalgia dentro e non posso fare altro se non pensare a Jules...» mormoro, sentendo nuovamente le lacrime agli occhi.
«Potevamo anche non andarci se questa era la conseguenza che avresti subìto»
«Dovevo andarci. Ho promesso a me stesso di essere forte e di superare una volta per tutte questo lutto. E se ho te al mio fianco posso riuscirci».
Juliet mi guarda, i nostri nasi si scontrano e in poco tempo le nostre labbra si toccano.
«Riusciremo a superare questo e altro», sussurra a qualche centimetro dal mio viso.
Le accarezzo una guancia e le lascio un ultimo bacio prima di addormentarci di nuovo.
È ora di dirti addio per sempre Jules.
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Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]
FanfictionJuliet Norris e Charles Leclerc si detestano: di fatti il loro rapporto è costituito da provocazioni, battibecchi e sarcasmo. Entrambi condividono un segreto che nessuno, al di fuori di loro, ne è a conoscenza, un segreto che potrebbe mettere a ris...