12.

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«Non sono abituata a queste temperature», borbotto.

Stamattina siamo usciti solo per andare a comprare il latte perché sua mamma e i suoi fratelli volevano fare colazione in casa. Io e Charles, invece, abbiamo deciso di farla fuori. Il mio ragazzo mi affianca non appena chiude la porta.

«Non è che cambi molto da Londra».

Ci incamminiamo verso il centro, dove siamo diretti, per consumare la colazione in un bar. Oggi è il nostro ultimo giorno a Monte Carlo e vogliamo sfruttarlo per visitare gli ultimi posti siccome abbiamo ancora qualche ora di tempo, ed io non ho visto granché data la frenesia dei giorni. Ci fermiamo in un bar vicino il porto e prendiamo una zeppola, la quale mangiamo mentre ci dirigiamo verso il luogo stabilito.

«Dovresti recarti in luoghi come questi se vuoi avere molta più ispirazione per il libro che stai scrivendo»

«Hai ragione. Il rumore del mare, la quiete, sono proprio d'aiuto».

Puntiamo il nostro sguardo sul mare limpido, immergendoci in questo momento di totale silenzio.

«Verresti con me a Nizza adesso?» domanda, i suoi occhi mi guardano speranzosi.

«Verrei ovunque con te, lo sai».

Charles mi sorride e mi prende per mano. Inizia a correre e stringo più forte la presa. Corriamo tra le varie strade di Montecarlo, schivando i passanti e ridendo quando ci scontriamo contro di essi. Dopo una manciata di minuti giungiamo alla stazione e aspettiamo che il treno arrivi. Non appena ci sediamo, ancora affannati per la corsa fatta, non chiedo nulla a Charles, conscia di sapere che stiamo andando a Nizza per visitare la tomba di Jules. Le nostre mani sono ancora intrecciate e il suo sguardo è puntato fuori al finestrino. Sono certa che stia pensando a lui. Mezz'ora dopo giungiamo a Nizza e scendiamo dal treno. Charles tira un lungo sospiro e mi stringe la mano, camminando diretti verso il cimitero, il quale scopro trovarsi vicino la stazione. Da quel poco che ho visto, Nizza è una bella città. Le varie tombe sono di un bianco immacolato e tutte allineate. Svoltiamo in una stradina e Charles si ferma davanti a una tomba, quella di Jules. Si siede all'estremità di essa e poggia una mano sulla foto del suo compianto migliore amico.

«Non vengo qui da quattro anni. Venire da solo mi avrebbe reso malinconico, ma con te al mio fianco è diverso. Con te so di potercela fare», mormora.

Mi siedo accanto a lui e gli poggio una mano sulla spalla.

«Mi manca così tanto».

Jules non lo conoscevo abbastanza, ma da quel che so era un ragazzo che amava tanto le auto, era curioso e voleva sapere fin troppo. Charles mi ha sempre detto che lui era il suo punto di riferimento.

«Avremmo potuto lavorare insieme un giorno. Come meccanici intendo», dice toccando con il dito la foto di Jules.

I capelli castano scuro, gli occhi marroni e la bocca sottile lo rendono ancora il bel ragazzo che era qualche anno fa.

Charles posa la mano sulla mia e si volta a guardarmi per qualche secondo. Poi volge il suo sguardo alla lapide.

«Questa è Juliet, la mia ragazza. Avrei voluto presentartela se fossi ancora qui, ma la vita ti ha strappato via da me troppo in fretta. Se fossi qui mi avresti detto che lei è fortunata ad avere un ragazzo come me, che non la devo far soffrire, che un giorno saremmo potuti andare insieme ad un Gran Premio. Se fossi qui mi avresti appoggiato in qualsiasi scelta io avessi deciso di prendere, mi avresti rassicurato, consigliato e aiutato in qualsiasi momento. È difficile alzarsi la mattina e non vederti fuori la finestra che porti a spasso il tuo cane o che bussi alla porta di casa mia per fare colazione insieme. Nizza, Monte Carlo e Londra non sono più le stesse città senza di te. Manchi a loro, ma manchi di più a me. La vita è stata ingiusta con te e non la perdonerò mai per averti portato via da me e dalla tua famiglia».

Quel Presuntuoso Ragazzo Monegasco //Charles Leclerc [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora