La sera del lunedì non tardò ad arrivare.
Nessuno tra Theodore e Kelly immaginava che quel momento avrebbe rivelato loro un ennesimo tassello dell'apparente infinito puzzle.
"Signor Bagwell, non la stavo aspettando" commentò in tono piatto il dottor Whitcombe, ritrovandosi il sottoscritto sull'uscio della porta, dopo aver sentito picchiettare sull'anta di legno.
L'altro rimase sul posto ed accennò un lieve sorriso, mordendosi il labbro inferiore: il suo sguardo era presente, ma sembrava perso nelle proprie riflessioni quando diede una risposta "Credo che certe volte un uomo debba arrendersi al proprio fato per scoprire cosa questo abbia in serbo"
***
Vestito dovutamente con gli indumenti necessari per l'intervento, l'ex criminale venne fatto sdraiare sul lettino della sala operatoria e privato della veterana protesi, che osservò un'ultima volta fino a che non scomparve dalla sua vista.
Il rumore ripetitivo dei macchinari presenti e delle voci in sottofondo dei vari infermieri, impegnati ognuno nel rispettivo compito, venne spezzato dalla voce di Theodore, quando si accorse delle intenzioni di Whitcombe "No no, un momento, io non effettuo anestesie generali..."
"È obbligatorio oltre che necessario, in un'operazione come questa" ribatté prontamente il medico, mentre finiva di sistemare tutto l'occorrente.
"Mi perdoni, ma ho un piccolo problema a giacere incosciente davanti ad uomo con a portata strumenti affilati. Ho già fatto prima una cosa simile, senza bisogno di anestesia"
"Non mi pare le sia stato di buon auspicio, signor Bagwell. Altrimenti non sarebbe qui, non crede?"
Il galeotto di Fox River assottigliò le palpebre, sollevandosi appena con il capo, in un chiaro avvertimento "Mi faccia qualcosa che non deve mentre dormo, ed io..."
"Non si preoccupi, lei è l'ultimo a cui oserei fare un torto"
"Bene" appoggiando la testa nuovamente sul materassino blu, senza controbattere ulteriormente, Theodore cercò di rilassare i nervi tesi emettendo un respiro profondo "Fato, sei proprio un bastardo. Perché mi fai questo..." quello fu il suo ultimo commento, prima che una mascherina gli coprisse naso e bocca e tutto intorno a lui diventasse sempre meno nitido.
***
Il risveglio per Theodore Bagwell fu come rinascere una seconda volta: abbassare gli occhi scuri, sentire la presenza di qualcosa di sconosciuto ed allo stesso tempo ora parte di lui, gli provocava una strana sensazione.
Tutto il trambusto iniziale si era placato, lasciando posto solo al lieve bip della macchina che contava i battiti cardiaci, associato alla stessa frequenza dell'improvviso mal di testa.
L'uomo sollevò lentamente il braccio sinistro ed il primo comando dato dal suo cervello alla nuova protesi, gli fece socchiudere la bocca in un gemito di sorpresa; la voce di Whitcombe lo riportò alla realtà, facendo spostare la sua attenzione verso di lui.
"È nuovo di zecca, adesso, signor Bagwell. È libero di andare"
"Non me ne andrò finché non mi dirà che cosa mi ha messo nel corpo"
"Se si sente a disagio è normale, è una conseguenza di tutte le operazioni. Le ho messo dentro ciò che ha sempre avuto sin dalla nascita: l'anima. Io le ho inserito il cuore e..."
Quelle parole causarono la violenta e scattante reazione del paziente, che balzò giù dal lettino, bloccando la faccia dell'altro contro la vetrata frontale usufruendo dell'arto cibernetico e del destro per stringergli la gola "Mi dica immediatamente chi c'è dietro a tutto questo" ringhiò, storcendo le labbra in una smorfia.
"Nessuno... nessuno, c'è dietro!"
"Che diavolo vuol dire, nessuno, dottore?"
La minaccia, unita alla paura, costrinsero l'uomo a boccheggiare, oltre che buttare una parola dopo l'altra "I benefattori si sono identificati con una parola: Outis... in greco significa 'Nessuno'." in quell'istante Bagwell lo lasciò andare con un gesto brusco, indietreggiando di qualche passo, corrugando la fronte in un'espressione di puro sconcerto.
"Ecco chi è il suo benefattore, signor Bagwell: 'Nessuno' "
***
Il sorriso di Kelly si spense nell'istante in cui notò la porta del reparto chirurgico aprirsi e dal suo interno veder uscire il padre di sua figlia.
"Ora ti devo lasciare. Ti voglio bene, amore mio" allontanò il cellulare dall'orecchio e lo rimise nella borsa a tracolla, che infilò a sua volta sulla spalla; si alzò e raggiunse il suo ex compagno.
Giunto a poca distanza, Bagwell rispose alle domande alzando la mano sinistra, sfilò il guanto in pelle nera e mosse leggermente le dita di metallo lucido.
La giovane donna fece scendere il proprio peso su una gamba, incrociando le braccia sotto il seno "Hai di nuovo ciò che avevi perso" ovviamente, dentro di sé si stupì del progresso in campo tecnologico, benché non le sarebbe affatto piaciuto doverlo sperimentare.
"E non solo, mia cara" sorpassandola, il galeotto di Fox River si coprì l'arto, senza comunque smettere di osservarlo; ad un tratto si fermò: sentiva gli occhi della sua ex compagna trafiggergli la schiena "So chi è il generoso benefattore che sta muovendo i nostri fili" si passò la lingua sul contorno delle labbra ed attese qualche secondo prima di continuare "È giunta l'ora di fare conoscenza di un certo Outis"
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How You Remind Me "Prison Break"
FanfictionSEQUEL di 'How You Live Me' 'Sometimes a man needs to surrender to fate' Michael Scofield è morto da sette anni, Lincoln Burrows ha ripreso la vita vissuta prima della sua incarcerazione a Fox River, e Sara Tancredi si è risposata, crescendo con s...