Failed act (Parte tre)

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Sara raggiunse il marito alla centrale di polizia; scorgendola arrivare nella stanza del dipartimento, Jacob cercò di creare un approccio positivo, venendo comunque trattato con freddezza, il che lo costrinse a frenare con le intenzioni.

"Grazie di essere venuta. Sara, ti prego, ti prego, ascoltami: il fatto che tu abbia incaricato quell'uomo per uccidermi non ti nego che mi fa male, ma allo stesso tempo ti capisco: avrei dovuto dirti tutto, è vero, ma la situazione mi è sembrata così fuori controllo che non sapevo che fare. La prima cosa a cui ho pensato è stata la tu incolumità!"

La moglie non si scostò dal muro a cui era appoggiata, non tradendo alcuna emozione nel volto e nella voce e con un sopracciglio inarcato "Davvero? E per farlo hai contattato due sicari?"

"Ero disperato, ho pensato di pagarli più di quanto già accordato, purché andassero via. Avevo nascosto un GPS nei soldi, ma sfortunatamente non li hanno toccati. Devi credere a quello che ti sto dicendo e posso, soprattutto, voglio, dimostrartelo: prima di incontrarli ho contattato la polizia e alla fine li abbiamo presi e poi hanno portato via il corpo di quell'uomo"

"Voglio vederlo, Jacob"

"Cosa?"

"Il cadavere!" espresse lei, incrociando le braccia al petto; Ness si passò una mano tra i capelli, emettendo un sonoro sospiro, prima di appoggiarle le mani sulle spalle. 

"Sara, tesoro, rifletti. Rifletti bene. Cos'è più importante? Un uomo qualunque o identificare le persone che hanno sparato a tuo marito?" nel vedere il lieve sorriso apparentemente forzato comparire sulle labbra dell'ex dottoressa, l'uomo sorrise a sua volta, sfiorandole la guancia e colmando il momento con un bramato abbraccio; dopodiché, la invitò a seguirlo davanti ad una vetrata dove, dall'altra parte, erano disposti in fila orizzontale una decina di persone sospettate per il riconoscimento.

***

Kelly non aveva ancora avuto la forza di rivelare a sua figlia della morte del padre e forse mai l'avrebbe avuta; in realtà, lei stessa non riusciva attualmente ad immagazzinare la cosa nella sua testa: la giovane donna, infatti, da quando Sara era andata via, si era chiusa nel bagno con la testa chinata verso il lavandino.

Nel momento in cui sollevò lo sguardo, leggermente inclinato, verso lo specchio, poté notare la pelle del viso seccata ed arrossata dalle lacrime versate dal dolore e la rabbia; i violenti singhiozzi le creavano scossoni dallo stomaco risalendo fino al petto, costringendola a restare piegata con la schiena.

La sua mente era invasa da pensieri contrastanti e in opposizione tra loro, simile ad una bilancia ferma in pari con i due pesi laterali. 

Nonostante il mal di testa atroce che le stava trapanando le tempie da ore, un rumore sordo attirò la sua attenzione, seguito poi dalle urla di uno dei tre bambini, non riuscendo a distinguere a chi appartenesse la voce.

In quel preciso istante una molla scattò nel suo cervello: gridoy il nome di sua figlia, ma uscendo dal bagno qualcuno la tramortì alla nuca, facendole strofinare la spalla contro il taglio del muro e perdere definitivamente i sensi.

***

"Sono stato fin troppo magnanimo con te sin da quando ti sei intromesso nei miei affari da bravo FBI e invece di ucciderti ti ho dato la possibilità di collaborare senza ulteriori intoppi, agente Clark. Quello che ho chiesto non è al di sopra delle tue possibilità, ma a quanto pare, anche in questo caso dovrò giocare sporco per ottenere ciò che voglio"

Alan strinse forte la mascella e la mano attorno al cellulare "Che cosa vuoi dire?"

"Ho mandato il nostro caro amico Kishida a fare una visita alla tua bella amica e dai suoi dolci bambini"

"Bastardo! Azzardati a toccare anche solo uno di loro e..."

"E cosa? Ecco un altro eroe... ti ricordo che non sei nella posizione di poter dettare legge. Agente. Loro sono nelle mie mani e se vuoi riaverli sani e salvi, ti conviene soddisfare la mia richiesta. Una cosa semplice"

Davanti a quella esplicita e sarcastica minaccia, il padre di James non ebbe altra opzione se non quella di abbassare la testa ed accettare le condizioni.

"Se seguirai alla lettera tutto quello che ti dirò, noi due potremmo considerarci come due vecchi amici, ma rivedrai presto tuo figlio, te lo garantisco"

Richiusa seccamente la chiamata, Alan trattenne a stento l'impulso di sgretolare con un piede l'apparecchio sull'asfalto; lo stomaco gli ribolliva come la lava pronta ad essere sbalzata fuori dal terreno "Te la farò pagare, Poseidone. La pagherai cara per tutto!" pronunciò tra i denti serrati, mettendo in atto parte delle sue intenzioni, gettando l'oggetto sul sedile a fianco; rimise in moto la macchina e raggiunse velocemente la centrale di polizia del Whitney Heights.

***

"Ti abituerai alle maniere di Poseidone... se ti ha chiesto di pagare la cauzione prima al mio collega, significa che non solo più la preferita" mormorò sarcastica la donna dai capelli biondo platino, A&W, osservando il profilo dell'agente FBI, mentre quest'ultimo non la degnava neppure di un piccolo sguardo, limitandosi a seguire i due nella vettura.

"Allora? Novità sul nostro uomo?" proseguì lei, una volta chiusa la portiera.

"Kaniel Outis è scappato"

Per la prima volta, dopo costante silenzio, Van Gogh si inserì nella conversazione, sfiorandosi le labbra con le dita "Sarà anche fuggito, ma che bisogno c'era di uccidere Ramal?" in tutte quelle poche parole, la sua alleata lo rimproverò fermamente, ricordandogli che a nessuno di loro toccava formulare domande sull'operato. 

"Tutto questo finirà presto" pronunciò ad un certo punto Alan, inclinando leggermente il capo dalla parte opposta, suscitando prima un freddo silenzio, successivamente l'ilarità della donna sottoforma di una pura risata di scherno. 

"Certo che finirà, ma i vincitori non sono quelli che tu credi, agente Clark. Visto che siamo di nuovo tutti e tre insieme, continuiamo con le istruzioni di Poseidone: dobbiamo trovare Kaniel Outis e ucciderlo. Per farlo, innanzitutto dobbiamo rintracciarlo e so anche la prima mossa da fare per cavare il ragno dal buco: contatteremo una mia vecchia conoscenza" si lasciò scappare una risatina soffocata, scrivendo un breve messaggio, alzando poi nuovamente la testa dal piccolo schermo "Gli devo un weekend in un bed and breakfast, nel Connecticut"

***

Riprendendo man mano conoscenza, una forte pressione dall'interno dello stomaco spinse Kelly a sputare fuori un brusco getto d'aria, con un susseguirsi di rapidi spasmi.

Quando il respiro cominciò lentamente a regolarizzarsi, la fase iniziale cedette il posto ai dolori fisici della successiva, ma anche alla possibilità di notare l'ombra di qualcuno a pochissima distanza da lei: alzando gli occhi verde acqua, il corpo della bionda si mosse senza essere connesso al cervello, scattando all'indietro come una molla e tremando similmente ad un animale impaurito; Kelly si portò la mano destra all'altezza del petto che si alzava ed abbassava a ritmi del tutto irregolari; gli occhi erano spalancati ricordavano le dimensioni di due grandi noci.

Pensò l'avessero in qualche modo drogata, eppure, la persona che aveva di fronte sembrava essere proprio reale.

"No..." 

How You Remind Me "Prison Break"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora