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È una giornata un po piovosa quella che si prospetta davanti a Yuu e suo nonno.

Tobio Nishinoya, nonno paterno di Yuu e proprietario della casa dove vive la famiglia Nishinoya. Da quando il figlio se n'è andato di casa, lasciando soli la compagna e Yuu, con poco più di due anni, ha deciso di prendersi cura lui dei due e di dargli un posto nella sua grande casa, dato che lui era rimasto solo dopo l'improvvisa morte di Yuki, sua moglie. Non è mai stato uno di quei nonni sempre dolci e smielati, ma ha sempre saputo adattarsi alla situazione e comportarsi a seconda del caso che gli si poneva di fronte. In questo modo ha tirato su il nipote, in un modo che il ragazzi definirebbe forse 'crudele', rispetto a quello che gli raccontavano i suoi amici, insegnandogli che non si deve avere paura e che avere paura è uno spreco, perché ti impedisce di fare un sacco di cose che potrebbero interessarti e piacerti.

-Che dici- domanda il ragazzo al nonno, intento nella lettura del giornale di Tomiya- ci sarà una squadra di pallavolo? Se ci dovesse essere mi prenderebbero come libero?

Tobio non ne capisce molto di pallavolo - per non dire che non ne capisce un bel niente di ogni altro sport all'infuori del badminton e del biliardo - e non se n'era mai interessato pienamente, ma da quando Yuu aveva iniziato qualche anno fa a giocare, per quelle volte che aveva visto il nipote in azione e quando aveva vinto il premio di 'miglior libero' della sua scuola e visto come rendeva il suo adorato nipote felice, aveva incominciato a nutrire una certa curiosità nei confronti di quello sport.

-Perché non dovrebbero?- domanda lui senza distogliere lo sguardo dalla sezione 'Giochi' del quotidiano -Non trovo un motivo per cui tu non possa entrare a far parte della squadra della scuola, figliolo. Il fatto che, poi, tu abbia vinto il premio come miglior libero dovrebbe attirarli e spingerli a farti entrare in squadra, e non a far il contrario.

Dopo quella risposta lo sguardo di Yuu cadde sulle goccioline di pioggia che scivolano giù per il finestrino del vagone. Concentrandosi solo su di esse il paesaggio in secondo piano gli appare sfocato e grigio con qualche macchia di verde chiaro alla base e qualche pennellata verticale di verde scuro che va a formare il bosco nei pressi di Tomiya, la piccola città abitata dalla famiglia Nishinoya.

-Yuu- dice Tobio chiudendo il giornale e poggiandolo sul sedile accanto- vorrei farti una domanda se posso, mio caro.

Il giovane riporta lo sguardo al nonno, seduto nel sedile di fronte al suo, che lo guarda in modo serio ma allo stesso tempo con aria preoccupata.

-Dimmi.

-Papà se n'è andato ormai da un po e non si fa sentire da altrettanto tempo. Non so dove sia, con chi sia e che cosa abbia combinato in questi ultimi anni che non lo vedo. Sono semplicemente curioso di sapere come ti senti riguardo questo argomento e come stai dal punto di vista psicologico. Quindi te lo chiedo: come stai?

Yuu non sa cosa rispondere. Non aveva mai pensato di dire a qualcuno come si sentiva realmente riguardo a sull'argomento. Il padre e la madre si erano separati quando lui aveva poco più di due anni; Urara era psicologicamente distrutta dalla separazione e l'unico che in quel momento gli era rimasto vicino era un suo caro amico - con il quale, alla fine, si era fidanzata ed era andato a vivere con loro. Ripensare a quel periodo lo riempe d'amarezza e rabbia: la prima perché quella spaccatura che si era creata nella sua famiglia lo faceva stare male, come lo faceva stare male il pensiero del padre che se n'era andato via di casa; la seconda perché se fosse stato un po più grande, se fosse nato un po prima e fosse stato in grado di far capire ai suoi genitori che lui non era felice di quella decisione, forse le cose non sarebbero andate così. Tutti questi pensieri corrono da una parte all'altra della sua mente e nel mentre il nonno, preoccupato, aspetta una risposta dal nipote.

-Yuu, va tutto bene?

Il ragazzo dopo aver sentito quelle parole ritorna alla realtà e si ricorda della domanda postagli dal nonno qualche decina di secondi prima.

-Semplicemente sto. Vado avanti, non ci penso. Ho di meglio a cui pensare rispetto a come mi sento riguardo a mio padre.

Tobio sa che quella è una bugia, e come se lo sa! Ha cresciuto lui il piccolo Yuu quando suo figlio li aveva lasciati da soli. Quel giovane è sangue del suo sangue, figlio di suo figlio. Quel ragazzo è parte di sé.

-Senti, so che Fubuki é sempre stato complicato- dice Tobio nel mentre che guarda il nipote alzare gli occhi al cielo e sbuffare -quindi se non ti sono chiari i suoi-

-Ho detto che vado avanti e non ci penso!- dice il ragazzo con tono brusco e interrompendo il discorso del nonno- Non ci penso e non ho la minima intenzione di farlo! Se davvero mio padre volesse ancora bene a me e alla mamma allora in questo momento sarebbe lui ad accompagnarmi a scuola, e non tu! Per me può fare quello che vuole della sua inutile vita, tanto non è nessuno per me una persona che si comporta così con la sua famiglia.

Tobio rimane senza parole: non immaginava che Yuu portasse così tanto rancore dentro di se. Non immaginava che pensasse tutte queste cose di lui e del padre. La rabbia nutrita verso il padre è più che giustificata, ma non capisce il perché se la stia prendendo con lui in quel momento.

-Senti, è difficile per te tutto questo, lo capisco-

-No, perché se lo capissi veramente allora non staresti continuando a parlarne! Non sai realmente quanto io mi senta frustrato e, nessuno lo potrà mai capire! Quindi smettila di essere compassionevole nei miei confronti, perché ne ho abbastanza della gente che continua a guardarmi come se fossi un piccolo cane bastonato e abbandonato! 

Le altre persone presenti sul vagone si girano verso i due e sembrano quasi fulminarli. A un certo punto Yuu guarda la faccia del nonno. Tobio è allibito, non riesce a proferire parola, è come se si fosse paralizzato. Ha parlato troppo senza curarsi di come avrebbe reagito una delle poche persone che si è occupato di lui in questi ultimi anni.

-Scusami, io, ecco, io non volevo veramente... mi dispiace tanto, nonno, ho esagerato.

E da quel momento piomba un silenzio di tomba nel vagone dove so trovano nonno e nipote.

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