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La lezione di matematica di oggi dura solo un ora, ma la Okado si è già organizzata questa mattina: nessuno potrà fermarla. Arriva in classe appena suona la campana e, subito, con quel suo sguardo, va alla ricerca di quell'alunno che tanto desidera vedere.
-Nishinoya! Come ti senti, ragazzo? Passate la febbre e la tosse? Il professor Overlay mi ha raccontato bene la situazione di lunedì e poi è passato Azumane a dirmi che eri con lui in aula.
Noya si alza di scatto dalla sedia e risponde all'insegnante.
-Guarito sono guarito. Ho solo un po di mal di testa, ma questo problema è sempre presente ormai da un po e quindi mi ci sono abituato.
Dice aggiungendo una risatina nervosa alla fine della frase e mettendosi una mano dietro la nuca.
-Soffri di emicranie?
-Non lo so, non sono mai andato a fare degli accertamenti...
La professoressa fa accomodare il suo alunno e poi si siede in cattedra. Come prima cosa parte con una rapida spiegazione su un argomento del libro per poi arrivare al porgere la fatidica domanda.
-Nishinoya, che ne dici: sei più calmo e concentrato oggi?
-Ehm, se posso definirmi così credo di sì
-Ti va di venire alla lavagna a fare due chiacchere su un equazione o un problema?
Noya se lo aspettava e si era anche preparato con Chikara e gli altri per questo grande momento, ma gli si gela comunque il sangue al sentir pronunciare quella domanda. La paura lo sta bloccando di nuovo, però sa che deve affrontarla e che deve riuscire a sconfiggerla.
Si alza dalla sedia e si dirige verso la scura lavagna, prendendo in mano il gesso. Eccola lì, davanti a lui, in tutta la sua magnitudine: una scura lamina di ardesia nera un po rovinata dal tempo, circondata da una cornice di legno, percorre il muro partendo dalla finestra e terminando a qualche passo dal lato sinistro della cattedra. Il fatto che fosse ancora pulita lo spaventa ancora di più, e sente formarsi in gola una sottospecie di nodo, che, però, viene ingoiato dal ragazzo che è pronto per incominciare la sua semi interrogazione di matematica. Le uniche che però non sembrano collaborare oggi sono le sue ginocchia, dato che sembra non riescano a tenerlo più in piedi e si indeboliscono sempre più.
-Professoressa, mi scusi, avrei un attimo bisogno di andare in bagno. Posso?
La prpfesspressa sospira.
-Va bene, ma torna subito.
Yuu esce di corsa diritto verso il bagno dei ragazzi. Arrivato dentro, chiude la porta e tira fuori dalla tasca una scatoletta bianca con un rettangolino viola e una striscia blu notte al lato e al centro un enorme scritta nera: Xanax.
-Scusa mamma, te la riporterò venerdì.
Dice prendendo una delle pastiglie e ingoiandola con un po di acqua del rubinetto.
È strana la sensazione che prova: si sente molto più calmo, ma allo stesso gli gira un po la testa e si sente un po confuso. L'importante è che l'agitazione gli passi in fretta.
Ritorna in classe e si posiziona davanti alla lavagna, che non lo spaventa più.
-Bene, partiamo da una piccola equazione. Scrivi così: 10(x+1)=4(x+7)+6.
Yuu scrive nel mentre che la professoressa gli detta il testo.
Sta per scrivere l'ultimo passaggio dell'equazione, quando, a un certo punto, la vista gli si appanna e non riesce a mettere a fuoco.
-Qualcosa non torna?
Domanda la Okada, stupita dall'improvvisa interruzione dell'alunno. Noya non capisce il perché non riesca a mettere a fuoco e tenta in tutti i modi di ritornate a poter leggere in modo decente; sbatte per più volte le palpebre, si stropiccia gli occhi, ma è tutto inutile: la vista appare ancora offuscata e confusa.
-Nishinoya, vuoi una mano? Sai che sono qui per questo.
-No, grazie: sono solo un po... confuso, ecco.
Dice strizzando gli occhi.
-In che senso "confuso"? Prendi per favore il gessetto rosso e mi dici che dubbio hai?
-Non è un dubbio sull'equazione...
Dice per poi suonare immediatamente dopo la campana della ricreazione.
-Dai, almeno dimmi a voce il risultato: a quanto equivale x?
-A -6
-Va bene. Non sei andato male, un pochino lento, ma si può sempre migliorare in quello. Per sei più che sufficiente. Ci vediamo la prossima volta, arrivederci.
Dice lei uscendo dalla porta.

Noya ritorna al suo banco a fatica. Sa benissimo che i suoi compagni lo stanno guardando, anche se non li può vedere lui lo sa. I suoi pensieri sono tutti concentrati sulla sua improvvisa vista opaca e la sua preoccupazione, man mano che il tempo passa, si trasforma in un piccolo focolaio di ansia. Lei ormai è presente, e non si può più far nulla se non evitare che Ansia peggiori e diventi Panico.
Yuu tenta di mantenere il controllo e chiama i suoi amici a voce.
-Ryu? Chikara? Dove siete finiti?
Nessuno dei due risponde alla chiamata. Deve restare lucido, i suoi nervi non devono cedere, anche se la situazione è terribile; la sensazione che prova oltre a essere scomoda è anche orribile: alla prima ora, quando era sisteso sul pavimento della classe si sentiva indifeso davanti ai suoi compagni. Ora si sente peggio di prima, come se fosse diventato di un vetro talmente delicato e fragile che soltanto a toccarlo si spacca. Odia sentirsi debole e indifeso davanti ai suoi compagni di classe e ai suoi amici. A proposito: chissà dove sono finiti quei due pezzi di merda di Ennoshita e Tanaka.
Decide di andare a cercarli, nonostante la sua vista sia in quelle condizioni. Poggia la mano alla parete per cercare di non perdere l'equilibrio e di seguire una pista; ma a un certo punto il suo avanzare viene interrotto da una presenza che gli blocca il passaggio. Yuu sbatte contro quella figura dai contorni indefiniti e sente pronunciare il suo nome.
-Nishinoya?
Quella voce non gli è nuova, ma non riesce ad assegnarla a nessuno dei suoi amici e nemmeno a nessuno dei suoi conoscenti. Magari è un compagno di classe con cui non ha mai parlato e che lo ha riconosciuto, ma è troppo grande per essere un ragazzo del primo anno. Nel mentre che nella sua testa cerca di collegare la voce a un volto, la figura continua a parlargli.
-Nishinoya, sono davanti a te, non mi vedi? Stai bene?
Magari potesse vederlo davvero. Improvvisamente la figura afferra dolcemente il ragazzo mettendosi in marcia e conducendolo verso quella che, agli occhi di Yuu, sembra la porta del bagno dei ragazzi.
-Sciacquati il viso e dimmi come ti senti.
Gli dice la voce. Yuu obbedisce. Apre il rubinetto e fa scorrere l'acqua per poi lavarsi il viso. Apre gli occhi a poco a poco e nota come riesca già a vedere molto meglio; ripete il processo un paio di volte fino a quando la vista non ritorna completamente nitida.
Si gira e nota che la grande figura che lo ha condotto al bagno è Azumane, il ragazzo del club di pallavolo.
-Grazie infinite, Azumane.
Lo ringrazia il libero.
-Figurati, ti ho visto che girovagavi confuso per il corridoio e mi sono avvicinato per capire se stessi bene. Ah, comunque, se vuoi puoi chiamarmi anche Asahi, non mi dà fastidio.
Dice mentre esce dal bagno con il ragazzo più piccolo. I due si salutano e si dirigono verso le loro classi.
-Yuu!- Il ragazzo si gira -Ciao, come stai?
-Roxy! Che sorpresa!
Commenta lui sorpreso. Il giorno precedente non l'aveva proprio vista in giro per la scuola, e aveva iniziato a pensare che lei se la fosse presa con lui per lunedì sera.
Lei lo guarda e tira fuori dalla tasca una salvietta.
-Hai un graffio- dice poggiandola delicatamente sulla tempia del ragazzo, il quale sussulta appena sente il bruciore della salvietta a contatto con la ferita -Come hai fatto a procurartelo?
Non vuole raccontarle la storia di Kurosaki e della scena di quella mattina, anche se il suo sguardo glielo sta involontariamente raccontando.
-Un colpo di righello che mi ha dato Chikara per sbaglio, ma nulla di che...
Risponde lui distogliendo lo sguardo da lei; ma a Roxy la situazione non quadra. Gli prende delicamente il viso e riporta l'attenzione su di lei
-Dimmi la verità. Puoi fidarti di me, lo sai
Il modo in cui glielo dice, lo sguardo pieno di apprensione e sicurezza, quegli occhi ipnotici che lo catturano e gli fanno cambiare idea drasticamente.
-Te lo spiegherò dopo, più che altro, ora che sei qui, volevo chiederti un altra cosa: io sono ancira confuso per quello che è successo qualche giorno fa, del bacio eccetera. Tu, ecco- è indeciso se dirglielo o no, tanto sa che le cose, prima o poi vanno dette -tu mi piaci, e io volevo sapere se quel bacio fosse un bacio vero o dato così per; e poi, ecco, a te piaccio? Come ci dobbiamo comportare?

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