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La lezione di letteratura giapponese non è il massimo da ascoltare alla prima ora e Noya vorrebbe volentieri ritornare a dormire nel suo caldo e morbido letto. Tra le materie in cui non eccelle questa è sicuramente quella che odia di più e quella in cui ha più difficoltà in assoluto, poi l'insegnante non gli ispira proprio fiducia, oltre a essere vecchia e antipatica.

Ha la fronte poggiata sul banco e Tanaka lo osserva divertito insieme a Chikara. Ridono compiaciuti della posizione che ha assunto il loro compagno in questo momento e lo chiamano ogni tanto per far sì che resti sveglio e non si addormenti. A un certo punto si sente bussare alla porta dell'aula e Yuu tira su la testa di scatto facendo spaventare sia Ryu che Chikara. La porta si apre e spunta dal corridoio l'insegnante che ieri notte ha fermato il nostro protagonista. Da un rapido sguardo agli alunni e poi si rivolge all'insegnante dell'ora corrente.

-Sto cercando Nishinoya Yuu: avrei bisogno di parlargli, se non ti dispiace.

-Figurati, ma ha combinato qualcosa?

Chiede la professoressa Mizuki; Yuu sospira e alza gli occhi al cielo mentre l'altro insgenante fa finta di non aver sentito e fa un cenno al ragazzo di alzarsi e venire da lui. Noya si alza dalla sedia e si dirige verso il professore.

-Se non te lo riporto prima della fine dell'ora avvisa il professore dell'ora successiva che è con me nell'aula E del piano terra, quella accanto all'uscita di sicurezza e alle scale per il primo piano.

Il professor Overlay mette una mano sulla spalla di Noya e lo porta in un altra stanza, diversa dalle altre: non è grandissima, ma ci sono due sedie imbottite e un divanetto circondati da un tavolino basso; sotto la finestra si trova un mobiletto in legno, simile a un piccolo armadio, con una macchinetta per il caffè e qualche libro e dirimpetto al divanetto c'è un altro mobile, però questo è in ferro e sembra che abbia tante piccole ante, come gli armadietti per le scarpe che si trovano all'entrata della scuola.

-Sei riuscito a dormire abbastanza?

-Mi sono addormentato poco dopo l'una e mi è sembrato che la notte sia passata in neanche un minuto.

-Ho capito, quindi sei un po stanco, però ora veniamo al dunque: perché ieri notte stavi gironzolando nel corridoio del dormitorio?

Yuu non vuole rispondere: ha paura di non poter tornare venerdì dalla sorella o, peggio, di essere sospeso e di non poter partecipare all'allenamento di pallavolo di lunedì con Tanaka e il resto del nuovo gruppetto.

-Yuu, se hai paura che possano esser presi dei provvedimenti contro di te lo capisco perfettamente, anche io avrei paura al posto tuo, ma non stare zitto perché altrimenti peggiori la situazione.

Yuu non riesce a stare al passo con la sua voce: ha troppo sonno per concentrarsi a dovere. Avendo notato lo sguardo assente del ragazzo, il professore si alza dalla sedia su cui si era seduto e prepara un po di caffè.

-Bevi un po di questo e vedrai che ti sveglierà subito.

Dice porgendogli il bicchiere con il caffè dentro. Yuu se lo porta alla bocca e lo beve tutto d'un fiato svegliandosi quasi subito.

-Meglio?- e annuisce lui- Mi fa piacere; ti stavi chiedendo perché stavi vagando per il corridoio a quell'ora ieri notte.

-Mia sorella è stata portata in ospedale.

-Quanti anni ha tua sorella?

-Ne deve fare otto a giugno

-In quale ospedale l'hanno portata?

-In quello di... Tomiya.

Il professor Overlay spalanca gli occhi: aveva già avuto a che fare con ragazzi che erano scappati dalla scuola, ma non con ragazzi che avevano percorso così tanti chilometri.

-In treno ci sei arrivato, vero?

-Si, abito lì quindi so più o meno quando passano tutti i treni a ogni ora del giorno e della notte.

-Alla fine tua sorella come stava?

-Era stordita ma appena mi ha visto si è attivata subito e mi ha abbracciato. Sono rimasto un po con lei per accertarmi che stesse davvero meglio e poi sono andato via.

-Quindi ricapitoliamo un attimo: sei uscito di nascosto, sei andato a prendere il treno che ti ha portato a Tomiya per trovare la tua sorellina ricoverata e ritornando a mezzanotte passata. Dimmi un po, i tuoi genitori lo sanno che sei uscito di nascosto da qui?

Eccolo qua, ecco il tasto dolente che Yuu voleva non venisse toccato da nessuno.

-Vede, è complicata da spiegare la situazione: mio padre è fuori dalla mia vita da quasi quattordici anni e non so né dove sia ora e né cosa stia facendo; mia madre invece è sempre pronta ad aiutarmi, ma sento che non si fida ancora di me al 100%: sento che ha paura di dirmi come stanno veramente le cose fuori nel mondo perché pensa che io ne abbia già passato tante, e quindi penso anche che mi stia nascondendo qualcosa anche riguardo alla vera condizione di mia sorella. Questo è il motivo per cui sono uscito di nascosto: volevo andare in ospedale a chiedere se mia sorella stesse veramente bene o fosse soltanto una delle bugie che mi racconta mia madre. So che vuole proteggermi, ma facendo così, nascondendomi la verità mi fa soltanto perdere il controllo e di conseguenza rischio ogni tipo di punizione.

Il professore ascolta il racconto con attenzione, valutando quale punizione è meglio dargli: è vero che ha infranto una regola importante dell'istituto, ma farlo sospendere al secondo giorno di scuola gli sembra esagerato.

-Facciamo in questo modo: io non dico nulla né al preside né a tua madre, ma comunque devi scontare una punizione perché hai infranto una regola della scuola che, diciamo, è abbastanza importante. La mia idea è questa: oltre a occuparmi dello sportello d'ascolto e delle mie varie classi, mi è anche stata assegnata la coordinazione della biblioteca scolastica e mi è stato detto che la sezione di letteratura non è ancora accessibile perché non sono stati ancora disposti i vari volumi negli scaffali; la biblioteca apre alle 17 subito dopo la fine delle lezioni: se riesci a mettere apposto in ordine alfabetico tutti quanti i libri non vado a chiedere provvedimenti disciplinari dal preside. Affare fatto?

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