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È tardi: sono le 23.10 e Yuu non riesce a dormire per colpa di quella stupida influenza che si è beccato. Si rigira più volte nel letto alla ricerca di una posizione comoda per riposare, ma qualsiasi posa, qualsiasi modo in cui si mette non riesce a rilassarlo e quindi non riesce a prendere sonno.
Di solito lascia la porta della camera aperta, ma oggi l'ha chiusa poiché era andato a letto prima degli altri perché si sentiva stanco e spossato e non voleva essere disturbato dal rumore della televisione, anche se adesso è spenta e stanno tutti dormendo.
Il silenzio presente nella stanza viene interrotto dal rumore della porta che si apre lentamente facendo entrare un fascio di luce fioca che proviene dalla finestra del corridoio e che arriva in faccia al ragazzo; in un primo momento sembra che non ci sia nessuno, e che la porta si sia aperta da sola, ma, guardando un po più in basso, Yuu nota la sorellina sulla soglia della porta con Yaku, il suo orsacchiotto di peluche, e vede che si avvicina verso di lui. Ha i capelli ancora ordinati, quindi è molto probabile che, da quando la mamma l'abbia mandata a dormire, lei sia rimasta sveglia e si sia alzata solo adesso che tutti dormono nelle loro stanze; il suo pigiama rosa con i fiorellini viola le sta due volte da quanto è grande, proprio come quando prende di nascosto le magliette personalizzate del fratello dal suo armadio e le indossa come se fossero dei vestiti: il bordo della maglietta le arriva fino alle ginocchia da quanto le stanno grandi quelle maglie, nonostante l'altezza del fratello.
-Che succede? Sai che è tardi, vero? Sono le 23 passate e tu dovresti già essere nel mondo dei sogni insieme a Yaku.
Chiede alla piccola stropicciandosi gli occhi e mettendosi seduto sul suo letto.
-Beh, ecco, è successo che ho fatto un brutto sogno e ho paura che adesso arrivi il mostro dei sogni.
Yuu è ancora stordito dalla febbre e dal suo mal di testa, ma, comunque, riesce a capire cosa ha in mente la sorella: lei non credeva più al mostro dei sogni da un po di tempo a questa parte, anche se non l'aveva mai detto, né a lui, né alla madre, e quindi sapeva che quella era solo una stupida scusa per stare con lui in santa pace, senza nessuno che li distraesse o li interrompesse. Però non vuole essere cattivo e dirle in faccia la verità, quindi decide di starle al gioco.
-Perché non sei andata da mamma a dirglielo?
-Perché... perché il mostro dei sogni sa che può trovarmi nel lettone della camera della mamma, e invece qui non ci vengo tanto spesso e... e quindi sono più tranquilla e anche Yaku è più tranquillo! Poi ci sei tu oggi e quindi ho meno paura degli altri giorni...
Replica la bambina abbassando lo sguardo verso il suo orsetto.
-Dì un po- riprende il ragazzo -c'era davvero bisogno di riportare alla luce la vecchia storia del mostro dei sogni per venire a parlarmi? Perché sei venuta a parlarmi direttamente? Non che io stessi dormendo, per carità, ma vorrei sapere il perché, questo.
Rarisa resta zitta in un primo momento, poi prende coraggio e inizia a parlargli.
-Pensavo fossi arrabbiato con me perché stavo per dire alla mamma che sei venuto a trovarmi in ospedale l'altra notte. Io volevo semplicemente far capire alla mamma che volevo restare con te, come hai fatto tu con me, anche perché quando posso stare con te se per il resto della settimana sei lontano da me? Non volevo farti arrabbiare, scusami tanto...
Nel mondo esistono tre tipi di persone oneste: i bambini, Yuu quando alza troppo il gomito il sabato sera con gli amici in discoteca e Rarisa. Aveva sempre voluto avere la stessa onestà e ingenuità della sorella, le aveva sempre apprezzate e sapeva benissimo che, soprattutto, erano sempre parole sincere quelle che uscivano dalla sua bocca.
-Resteresti qui con me anche se iniziassi a tossire?
-Sì! E anche Yaku resterebbe comunque, vero Yaku?- replica lei con tono deciso e facendo annuire anche il suo peluche.
-Vieni qui piccola peste e fatti abbracciare- dice prendendola di peso, mettendola accanto a lui sotto le coperte e stringendola forte a se -mi sei mancata questa settimana lo sai?
Conclude dandole un bacio in fronte.
-Anche tu mi sei mancato, ma te lo avevo già detto l'altro giorno in ospedale e tu me lo avevi già detto l'altro giorno pure.
Lui sorride
-Mi domandavo, perché il tuo orsetto lo hai chiamato Yaku?
-Perché Yaku é il nome del tuo compagno di scuola delle elementari e a me piaceva tanto perché era carino e simpatico e gentile, quindi per questo l'ho chiamato Yaku e a Yaku piace tanto il suo nome, lo sapevi questo?
-Io ci esco ancora con Yaku, lo sai?
-Posso uscire anche io con voi un giorno?
-Gli chiedo se ha voglia di venire a prendere il te a casa un giorno, contenta?
-Sì sì!
A lui scappa una piccola risata e poi si gira dall'altra parte a tossire per evitare di contagiare quel brutto malanno anche a lei.
-Influenza, Influenza vattene via! Influenza, Influenza vattene via!- dice Rarisa -Domani ti curo io, come fa la dottoressa Peluche!
Lui ride. Con lei si sentiva davvero felice; sentiva di poter essere se stesso, di potersi togliere quella pesantissima maschera quando si trovava con lei: Rarisa gli voleva bene per ciò che era veramente, voleva bene allo Yuu dolce e tenero, un po imbranato, e non allo Yuu che era sicuro di sé e che appariva quasi superbo a coloro che gli stanno intorno, non per quella maschera che indossava a scuola, o con gli amici. Rarisa lo preferiva così come era.
-Hai sonno?
-No e... e poi le faccio io le domande, signor... signor paziente.
Dice la piccola tra uno sbadiglio e l'altro.
-Dottoressa, io, da qual fratello maggiore che sono, le consiglio vivamente di andare a dormire, per il bene di entrambi. Prima di tutto perché è quasi mezzanotte e secondo perché il mio mal di testa sta iniziando a darmi più fastidio del solito.
-Non ho capito bene la prima parte ma va bene- dice guardandolo con la stessa e dolce malizia che accomuna quasi tutti i bambini- soltanto se però posso dormire qui con te.
-A condizone di fare la brava però, perché altrimenti ti contagio apposta.
Ma Rarisa è già crollata: non era abituata a stare sveglia così tanto e fino a tarda ora.
Yuu la guarda dormire, le da un bacio sulla testa e poggia la testa sul cuscino, accanto alla bambina.

È mattina e Yuu apre gli occhi a fatica; la testa non gli pesa più come ieri, ma non riesce comunque ad alzarsi per via della spossatezza.
-Buongiorno, signor paziente, dormito bene?
-Buongiorno, tesoro, come stai?
Gli chiedono la sorella e la madre dall'uscio della camera; lui non vuole staccare la testa dal cuscino e fa loro cenno di avvicinarsi. Urara gli passa una mano sulla fronte: non è ancora del tutto fresca, ma rispetto alla sera precedente è migliorato.
-Lo vuoi un tè caldo?
-Oggi mi unisco a questo esserino qui- dice compigliando i capelli alla sorella -e prendo un po di latte caldo al cioccolato, tanto per cambiare un po.
-A chi hai detto esserino? Non ci si rivolge così ai dottori!

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