Capitolo 11

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Mi portarono dentro la sala operatoria.

"Mino, ti faremo un'anestesia totale" disse il dottore in tono autoritario.

"D'accordo..." risposi con un filo di voce.

Il dottore preparò la siringa. Poi ne svuotò il contenuto infilando l'ago dentro la mia pelle. Il dolore della puntura mi fece urlare.

Avevo sempre avuto paura degli aghi fin da piccolo.

Poi inizia a chiudere gli occhi, mi sentivo tutto il corpo formicolare, il dottore mi guardava mentre chiudevo gli occhi.

Iniziai ad avere diversi flashback. Tutti i momenti più intensi ed emozionanti della mia vita.

I primi baci con Gaia, il suo profumo, il suo sorriso, il suo respiro vicino al mio.

La nostra prima notte d'amore in montagna. Il suo corpo, le sue urla di piacere. Sentivo ancora il sapore dolce delle sue labbra.

Il suo cuore battere sempre più forte, allo stesso ritmo del mio quando facevamo sesso.

Poi quella volta che l'abbiamo fatto sotto la doccia. Sentivo il suo corpo bagnato a contatto con il mio. E poi tutti quei momenti passati insieme sul letto anche solo a farci le coccole, a calmarla quando si spaventava per i fulmini.

Avevo rivisto tutti questi momenti in una serie di flashback rapidissimi. Poi un lampo di luce accecante.

Ero seduto in un pullman. Al mio fianco c'era Gaia, appoggiata alla mia spalla, che dormiva, come tutti quei giorni passati insieme in pullman l'anno scorso.

"Gaia!" urlai improvvisamente appena la vidi.

Gaia sobbalzò: "Mino, che succede?" mi chiese mezza addormentata.

"Gaia, non lasciarmi, ti prego!", urlai in lacrime.

"Mi dispiace Mino, ma non c'è niente che puoi fare" disse in tono triste mentre si alzava per scendere dal pullman.

"No...no! Gaia! Ti prego! Io ti amo! Non posso vivere senza di te! Non andartene!" urlai disperato.

"Lo credevo anch'io... ma tu hai tradito la mia fiducia... siete tutti uguali..." rispose seccata, continuando ad allontanarsi da me.

"No, non è vero!" risposi risposi piangendo, provando a rincorrerla. Ma le gambe mi pesavano tantissimo. Non riuscivo a stargli dietro. Gaia sparì all'orizzonte.

"No... Gaia...Noooo!!" urlai in ginocchio, lasciando cadere le mie lacrime a terra.

"Amico mio, che ti succede?"

"O...Omar?"

"Si Mino, sono qui con te. Che cosa ci fai lì a terra? Non è da te crollare così facilmente, forza!" disse Omar, alzandomi da terra con delicatezza.

"Grazie Omar, ma non so come fare...non ce la faccio..."

Omar mi appoggiò una mano sul petto.

"Ascolta il tuo cuore Mino, lui saprà darti la risposta che cerchi" disse in tono solenne. Poi, Omar si bloccò di colpo.

"Omar... Che ti succede?" chiesi impaurito.

Aveva un pugnale conficcato, che lo trapassava dalla schiena fino ad uscire dal petto.

"Omar!!!" urlai in preda al panico.

Il suo corpo cadde a terra privo di vita in una pozza di sangue davanti ai miei piedi, rivelando l'identità del suo assassino.

Era l'uomo incappucciato.

"Ancora tu??" urlai sconvolto.

Si avvicinò a me, poi mi prese per il collo e mi alzò da terra, stringendo la presa sempre più forte.

"No...non farlo...no..." dissi a fin di voce, mentre il fiato si accorciava sempre di più.

Poi il robot prese una scossa potentissima, che allentò la sua presa fino a mollarmi completamente, lasciandomi cadere a terra.

Mi mancava il respiro, la vista mi abbandonava. Tutto intorno a me iniziò a sparire.

Nel frattempo, fuori dalla sala operatoria...

Mentre stavano operando Mino, io stavo aspettando pazientemente in sala d'attesa di sapere l'esito dell'operazione. Ero agitatissima, ma allo stesso tempo ero anche arrabbiata.

Continuavo a pensare a quello che al messaggio che mi aveva detto di dare a Gaia se non avesse superato l'operazione:

"Dì a Gaia che l'ho amata e la amerò per sempre, anche se non sarò più qui, quando lei si spaventerà per i fulmini".

Non riuscivo a capire come poteva amare così tanto una persona che l'ha mollata per telefono solo per un video di un bacio con un'altra ragazza: come faceva?

Si, capisco che sicuramente avevano passato dei bei momenti insieme, ma proprio per questo non comprendevo la semplicità con cui Gaia l'aveva lasciato:

Mino era un vero e proprio tesoro di ragazzo. Era sempre stato fedele a Gaia, anche quando faticava a reggere il mio sguardo ammaliante in questi giorni, a cui quasi nessuno sapeva resistere.

Ma lui si, a parte quel bacio che gli avevo dato improvvisamente da ubriaca, non ero mai riuscito a dargli un bacio che volesse veramente da me.

Vedevo che era molto tentato da come respirava, dal suo sguardo, come lo sono tutti i ragazzi a cui facevo gli occhi dolci del resto, ma mai nessuno era riuscito a resistere così tante volte come Mino.

E questo mi eccitava ancora di più. Era diventata una vera e propria sfida per me: volevo farlo crollare, ero disposta a tutto. Tutto. Qualunque ragazza è capace di comandare a bacchetta dei babbei. Io volevo di più: volevo riuscirci su un ragazzo noto per la sua fedeltà al suo amore. Quando ho visto Mino al corso per la prima volta avevo capito che era la sfida che aspettavo da una vita, ed ero pronta a fare qualunque cosa per vincerla!

Perché io non mi sarei accontentata di uno qualunque: io volevo il meglio, volevo Mino!

ANGOLO DELLO SCRITTORE
Eccoci qua con il capitolo numero undici 😁😁 Mino sta vivendo una sorta di esperienza onirica durante l'operazione, mentre Giulia pare non essere realmente interessata a Mino, ma l'ha preso come una sfida, cosa succederà ancora? Lo scopriremo nel prossimo capitoloo!!spazio ai commenti 😁😁






Il giorno dopo la tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora