Capitolo 29

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Giovedì 13 Giugno

"Aaaahhh!!" mi svegliai con Giulia che urlava nel cuore della notte.

"Che succede??" dissi alzandomi di scatto.

"Io...io...ho fatto un incubo terribile..." rispose Giulia tremando.

"Ehi, non ti preoccupare, è tutto finito, ci sono qua io con te" risposi stringendola a me.

Poi tornammo a distenderci sul letto. Cercai di calmarla accarezzandola dolcemente. Sembrava davvero spaventata. Ma per non peggiorare la situazione non volevo sapere cosa aveva sognato di così terribile, sennò non faceva altro che ripensarci. Dopo qualche minuto di coccole iniziò a calmarsi.

"Va meglio?" gli chiesi sottovoce.

"Ora si...grazie Mino" disse Giulia restando abbracciata a me.

"Non mi devi ringraziare Giulia, sono qui apposta" risposi tra le sue braccia.

"Ti amo" disse Giulia guardandomi negli occhi.

"Ti amo anch'io Giulia" risposi sostenendo il suo sguardo.

Avevo come l'impressione che ora che lo sapeva gli piaceva sentirselo dire. Per quanto mi riguarda ormai non avevo più problemi a dirglielo, anzi, mi faceva solo stare meglio. Ci baciammo lentamente, prima di addormentarci.

La sveglia suonò alle 8. Iniziammo a vestirci con calma. Giulia sfoggiava un sorriso raggiante. La sua felicità influenzava positivamente anche me. Dopo aver fatto colazione era tempo di tornare a casa. Con il resto del team ci dirigemmo all'aeroporto, per prendere il volo per tornare a Gran Canaria.

Tornammo a casa verso le 17. Marco decise di concederci la giornata libera. Io e Giulia decidemmo di andare in spiaggia per rilassarci un po'.

Poi, verso le 20 andammo a mangiare alla pizzeria italiana dove lavorava Kevin.

"Lo so che dopo quello che è successo non ti piace venire qui, ma bisogna affrontare le paure no?" disse Giulia sorridendo.

"Hai ragione cara, andiamo. E poi ho proprio voglia di una bella pizza" risposi massaggiandomi la pancia.

"Ahahah golosone" rispose Giulia tirandomi una gomitata sulla pancia giocosamente.

Ci sedemmo al primo tavolo libero. Poi ordinammo la pizza. Mangiammo con calma, poi brindammo al nostro futuro, che appariva sempre più radioso.

Poi camminammo un po' per le vie di Gran Canaria tenendoci per mano. Le strade erano praticamente deserte.

Ad un certo punto ci fermammo a guardare il mare. Poi Giulia mi baciò sulle labbra. In quel momento una serie di flash ci abbagliarono: erano
quei maledetti paparazzi! In quel momento dentro di me salì una rabbia incontrollabile.

"Adesso avete proprio rotto il cazzo!" urlai furioso verso quei tre quattro fotografi. Poi corsi verso di loro: in quel momento il mio controllo era andato a farsi benedire.

"Mino!! Fermati sei impazzito??" urlò Giulia spaventata.

Raggiunsi uno dei fotografi e lo bloccai prendendolo per una gamba.

"Dammi quella cazzo di fotocamera!" gli urlai in faccia mentre gliela strappavo dalle mani.

Una volta raggiunto il mio obiettivo, la buttai a terra distruggendola in mille pezzi, mentre i suoi amici facevano ancora qualche foto di sfuggita.

"Te non stai bene amico" rispose il fotografo a cui avevo rotto la telecamera, salendo in un taxi insieme ai suoi colleghi.

"Andate a farvi fottere!" urlai mentre il loro taxi si allontanava.

Il giorno dopo la tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora