Capitolo 34

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"Quando si sposa??Dove??" gli chiesi di fretta.

"Si sposa domani mattina alle 10, in Sardegna, ma non ci sono voli, come facciamo??" rispose Enrico preoccupato.

"Posso prendere l'elicottero di Marco, ho il brevetto, vieni con me!" risposi correndo verso la camera di Marco.

Ormai erano le 22 e lui era sicuramente lì. Bussai freneticamente alla sua porta, che si aprì dopo una decina di secondi.

"Mino, che succede?" mi chiese Marco.

"Marco, ho bisogno che mi presti l'elicottero per un giorno, devo andare a impedire a Gaia di fare il più grosso errore della sua vita!" risposi di fretta.

"Ma come? Tu non stavi con Giulia scusa?" rispose Marco perplesso.

Gli spiegai rapidamente i fatti. Poi prese le chiavi e me le diede in mano.

"Vai Mino, non perdere altro tempo! Vai!" rispose Marco per darmi la carica.

"Grazie Marco! Andiamo Enrico!" risposi correndo verso il tetto.

Una volta saluti, ci precipitammo verso l'elicottero: avevo bisogno che venisse anche Enrico come "testimone" dei fatti. Davanti all'elicottero però c'era una figura che non riuscivo a distinguere al buio.

Era Giulia, che bloccava il passaggio rimanendo con le braccia aperte.

"Tu non vai da nessuna parte" rispose Giulia ridendo: si vedeva chiaramente che era ubriaca. Probabilmente appena era scappata dall'intervista disperatamente si era sfogata con il bere. Era un suo vizio per farsi passare la tristezza.

"Giulia, spostati, ormai non puoi fare più niente, tra noi due è finita" risposi con le mani aperte.

"Nono bello, io non ti faccio passare, se non mi dai un ultimo bacetto" rispose simulando il gesto con la bocca ridacchiando.

"Non lo dirò un'altra volta Giulia, spostati, non ho intenzione di farti del male" risposi scandendo bene le parole.

"Perché non ti basta tutto il male che mi hai fatto vero?? Mi stai buttando via come se fossi una bambola" rispose ridendo come una pazza.

"Hai ragione, mi dispiace aver ferito i tuoi sentimenti Giulia, andiamo, vieni qui" risposi aprendo le braccia.

Giulia non ci pensò due volte e mi abbracciò, come volevo. Si reggeva in piedi a fatica. Improvvisamente, la alzai per spostarla da davanti la porta dell'elicottero, poi mi liberai dal suo abbraccio.

"Noooo! Bastardo!" urlò Giulia mentre aprivo la porta dell'elicottero. Tempestivamente entrai nell'abitacolo. Enrico fece lo stesso, ma Giulia lo bloccò per una gamba prima che entrasse.

"Lascialo andare!" urlai furioso.

"Mai!!" urlò Giulia fuori di sé.

"Vai da solo Mino, lo so che ce la puoi fare! Gaia ha bisogno di te!" urlò Enrico mentre Giulia lo tratteneva a terra.

"Non ce la posso fare da solo, non mi crederanno mai!" risposi disperato.

"Non se porti con te questo, prendi!"

Enrico lanciò verso di me una specie di penna.

"C-che cosa me ne faccio?"

"Quella penna ha una telecamera con registratore di suoni, ho registrato tutta la nostra intervista! Ora vai!!" urlò Enrico.

"Figlio di puttana!!" urlò Giulia iniziando a tirare dei pugni a Enrico.

"Lascialo stare!" urlai verso Giulia.

Il giorno dopo la tempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora