~ Il tempo non cancella niente ~

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Il fine settimana era passato più che bene, per la prima volta mi ero sentito a casa e completamente me stesso. Questo lo dovetti al ragazzo che mi si sedeva accanto, Jung Hoseok. Fare l'amore con lui era stato cosi intenso e nuovo che il mio cuore mi dava tante sensazioni che non sapevo neanche di conoscere. Le lezioni erano cominciate cosi come la solita routine delle settimane; a pranzo, Hoseok veniva nella mia facoltà per poter mangiare insieme e a me piaceva passare il tempo con lui. - Ragazzi. - disse la voce squillante di Tae, sorrisi e con Hobie, raggiungemmo il mio amico al suo tavolo. Lo vidi chiaro il suo sguardo, sorpreso ed interrogativo: - Dovete dirmi qualcosa? - chiese quando ci sedemmo. Lo guardai sorridendo sornione: - Non sei contento che non devi più farmi la predica? - risposi e Tahyung assottigliò lo sguardo. - Ovvio, significa che non sei più coglione. Però. - disse, ed io gli diedi una pacca sulla testa. Se non fosse stato per l'arrivo di Jungkook, io e Tae avremmo dato spettacolo. - Buongiorno ragazzi, come andiamo? - chiese sedendosi accanto a Tae. - Oggi c'è danza per le tre ore consecutive, l'insegnate di fisica è assente. - disse poco dopo, rivolgendosi a Hoseok. - Ne, mi è arrivata un email. - rispose e qualcosa dallo sguardo dei due amici, mi fece intendere che Kook, aveva capito tutto. Una volta finito di mangiare, Hoseok e Jungkook si alzarono all'unisono. - Finite le lezioni ti chiamo, dobbiamo firmare il contratto per l'appartamento. - mi disse il mio ragazzo, quanto mi piaceva dire cosi.
- Ne. Ci vediamo dopo. - quando andarono via, sentivo chiaramente lo sguardo di Tae incollato a me.

- Sei serio questa volta? - mi chiese. Corrugai lo sguardo, cosa intendeva con questa volta? - L'ultima volta che hai fatto il coglione quel ragazzo è stato di merda. - mi disse, rispondendo alla mia muta domanda. - Non ti sembra di darmi del coglione troppo spesso? - chiesi assottigliando lo sguardo. Rise scuotendo la testa: - Sono serissimo. Non voglio che nessuno si avvicini a lui. - continuai e lo sguardo di Taehyung tornò serio. - Cosa è successo? - domandò. Sospirai appoggiando la schiena alla sedia: - Mi sono innamorato TaeTae. - dissi facendo spallucce. In fondo non era quella la verità? Scosse nuovamente la testa e sorrise gentile: - Mi piace come sei quando stai con lui. - disse ed io capii a cosa si stesse riferendo. Quel pomeriggio passammo quasi tutto il tempo a fare le valigie, gli scatoloni. Sentivo forte la presenza di Hoseok anche se ogni tanto, sbirciavo dalla sua parte per assicurami che fosse ancora li.
- Jungkook? - chiesi, sapevo avrebbe capito a cosa mi riferivo. Si fermò dal fare la valigia, voltando il suo sguardo verso di me: - Sa quello che provo per te e per desso è felice per me. - rispose. - Per adesso? - ero a conoscenza del fatto che quel ragazzo non provasse alcuna simpatia per me. Mi diede comunque un po fastidio: - Yoongi. - chiamò Hoseok, venendo vicino a me. - Non vuole vedermi soffrire e non vuole un domani, dovermi ricomporre. - concluse, poggiando la mano sul mio fianco. Sospirai, capivo cosa volesse dire, io stesso ero cosi protettivo nei riguardi di Tae. - Va bene. Gli dimostrerò che non ha più niente da temere. -

Lo splendido sorriso di Hoseok apparve sul suo volto riscaldandomi il cuore: - Davvero? - sussurrò, sfiorando il suo naso con il mio. Potevo sentire il suo respiro su di me, il mio accelerò di poco e cercai di rimanere concentrato. - Sei mio. Quindi si. - sussurrai, sfiorando quelle meravigliose labbra. - Meglio che mi allontano altrimenti non riusciremo a finire queste valigie. - disse ed io mi sentii abbandonato.
- Comunque, finito di portare le cose nel nuovo appartamento, dovrò andare da mia madre. - dissi. Non ero per niente felice ma gli avevo fatto una promessa. - Ok. - disse. Hoseok era l'unico a sapere tutto; di conseguenza non mi stupì la sua reazione. Sapeva quanto odiassi tornare in quella casa ma, mia madre, era innocente e non poteva pagare lei per errori non suoi. I due giorni successivi li passammo a fare il trasloco, rendendo quella casa, nostra. Lasciai di proposito uno zaino con dei vestiti per i giorni successivi che avrei passato da mia madre.
- Fai un buon viaggio e fa attenzione. - mi disse. Portai la mano sul suo volto, cercando di coprire più pelle possibile: - Tornerò presto. - dissi e accorciai la distanza che mi separava da quelle splendide labbra. Quando, dopo qualche ora, arrivai in quella che una volta era stata casa mia, ricordi che non volevo, riaffiorarono.

- Tesoro mio. - disse mia madre, quando uscì dal portoncino. L'abbracciai, era passato tanto tempo da quando ci eravamo visti. - Sarai stanco, entra e riposati un po'. - per tutta casa si sentiva odore di frittele e kimchi. Mia madre si era messa a cucinare per me ed io mi sentii un po' più a casa. Disfai lo zainetto ed uscii raggiungendo il lago vicino: - Da quando tempo non ci vediamo? - avrei sempre ricordato la sua voce, anche se non portava bellissimi ricordi. - Dai tempi dei dinosauri. - risposi voltandomi verso di lui. Sorrise ed era rimasto bello come allora. Ci abbracciammo: - Quasi non ci speravo più di vederti. - disse, allontanandosi poco dopo. - Ho promesso a mia madre qualche visita. - risposi. Lui c'era quel pomeriggio, quando mio padre mi diede un pugno in viso per poi ferire anche lui. - Ti trovo bene e questo mi rende felice. - disse, ed io sorrisi. - Stasera c'è la festa in bianco. Dobbiamo andare insieme! - dissi di si, mi andava di svagare un po' e mi permetteva di non stare troppo tempo in quella casa. Mentre tornavo, decisi di chiamare Hoseok. - Già ti manco? - rispose ed io sbuffai. - Posso anche chiudere il telefono! - non l'avrei fatto ma dovevo comunque mantenere la parte. - È tutto ok? - ed io sentii la necessità di stringerlo a me. - Ne. Mamma ha cucinato e ho incontrato un vecchio amico. - avrei detto dopo chi fosse quell'amico. - Anche la mia ha cucinato. Era felice quando mi ha visto arrivare. - disse Hoseok ed io mi immaginai come potesse essere la sua famiglia.

- Ci sentiamo dopo ok? - dissi una volta arrivato davanti casa. Disse di si chiudendo la chiamata. Il pranzo passò in silenzio, mamma non era mai stata capace di perdonarsi per quello che era successo e, di conseguenza, i nostri dialoghi erano molto ristretti. La sera arrivò in fretta, Joong Ki arrivò puntuale, vestito interamente di bianco. - Somigliamo a due fantasmi. - disse ed io scossi la testa sorridendo. Il locale vicino al lago era gremito, c'era una così tanta folla in bianco che facevano male gli occhi. Eravamo già alla terza birra quando mi resi conto che era finita. - Vado a prendere ancora da bere. Anche per te? - fece si con la testa continuando a guardarsi intorno. Mi avvicinai al bancone ordinando altre due birre, tra il rumore e il chiacchiericcio, sentii chiara la voce di un ragazzo: - Posso offrirtela io? Sono Josh. - mi voltai verso di lui e feci no con la testa. Non lasciò andare il discorso ed io mi stavo infastidendo. - Tu come ti chiami? - chiese. Alzai gli occhi al cielo: - Yoongi. - risposi e quando arrivarono le birre non mi diede il tempo di prenderle. - Ti stavo guardando da un po'. Sei davvero sexy. - disse facendo lo sbaglio di mettere le sue luride mani su di me. Lo scostai bruscamente spingendolo poco dopo. Joong Ki venne quasi di corsa mettendosi tra me e quel coglione. - Che stai facendo? - chiese. - Toccami un'altra volta e ti ficco un pugno su per il culo. Coglione. - non replicò e il mio amico mi portò via. Era per quelli come lui che odiavo i gay. E lo so che era un controsenso quello che stavo dicendo ma non sopportavo il fatto che si dava per scontato di poter fare come cazzo gli pareva. - Li odio. Quelli come lui non dovrebbero esistere. - sputai arrabbiato.
- Andiamo Yoongi, non esagerare con le parole. - disse ed io corrugai la fronte. Per un attimo ero tornato ad essere lo stronzo di sempre, quello sboccacciato che non prestava attenzione per nessuno. - Perché dovrei. Non parlo mica per te. - sospirò guardando altrove. - Considerando quello che dici, nemmeno io dovrei esistere. - rispose ed io corrugai la fronte. Dimenticandomi di ogni cosa fosse successa tra me e quel ragazzo.
- Non eri solo un esperimento Yoongi. Sono gay. - continuò. E non lo so perché ci restai male, perché mi sentii ferito da quella confessione che avrei dovuto conoscere ancor prima di quella sera. - Non tutti i gay sono persone cattive e credimi mi dispiace tanto per quello che ti è accaduto ma non siamo tutti come tuo padre! - e detto questo, si allontanò lasciandomi da solo. Avevo fatto un casino e la colpa era solo mia.

𝑻𝒉𝒆 𝑳𝒂𝒔𝒕Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora