~ Tutti abbiamo dei segreti ~

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Non avevo mai visto Yoongi prendere l'iniziativa, quella sua parte mi eccitò cosi tanto che non me ne sentivo capace. Yoongi di per se mi eccitava ma saperlo consapevole di quello che voleva, soprattutto nelle nostra relazione, era un qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Ero pronto per andare all'università in sua compagnia, aveva detto che mi avrebbe aspettato di sotto e, quando scesi giù, lo trovai con la fronte corrucciata e uno sguardo spaventato; come se avesse visto un fantasma.
- Va tutto bene Yoongi? - nel porre la domanda la sua figura fece un saltò. Alzai le mani sgranando gli occhi: - Mi dispiace, non volevo farti spaventare. - dissi. Qualcosa però, mi faceva intendere che non ero proprio io la causa del suo terrore. - Ne, ero sovrappensiero. - feci si con la testa ma non gli credetti. Quando si sarebbe sentito pronto a dirmelo, lo avrebbe fatto lui stesso: - Ti va di andare? O saltiamo? - chiesi sorridendo. Non mi piaceva vederlo cosi, per la prima volta vidi i suoi occhi spenti e il presagio di qualcosa di brutto si fece spazio dentro di me. - Anche se mi alletta l'offerta, ho una verifica. - rispose cercando di sorridere. Sospirai raggiungendo la macchina, era l'unica cosa che potessi fare in quel momento. In università ci separammo, lui nella sua facoltà e con Tae al seguito, ed io nella mia per andare incontro a Jungkook. - Hobieshi? - pure se fossi stato sordo avrei sentito quella voce e riconosciuta tra altre uguali. Mi voltai nella direzione della sua provenienza, guardando negli occhi l'unico che avevo amato fino a star male. - Jiminshi? - cosa diavolo ci faceva li? 

Sorrise, quel suo sorriso pieno contornato da quelle meravigliose labbra; deglutii: - Da quando sei in città? - chiesi. Ci eravamo avvicinati, il suo profumo sempre lo stesso, il corpo ancor più tonico di prima; era bellissimo. - Da un paio di giorni. Ho finito lo stage per la scuola di danza. - Jimin aveva messo davanti a tutto la sua carriera e non gliene feci mai una colpa. Probabilmente avrei preso le sue stesse decisioni, fu il modo in cui attuarle che mi aveva distrutto. - Quanto mi è mancato guardarti negli occhi Hobie. - deglutii nuovamente non sapendo bene come rispondere davanti a quell'affermazione. Anche lui mi era mancato, fino a non riuscire a respirare, era ancora cosi? - Jiminie? - Jungkook mi salvò anche in quella situazione. Gli corse incontro abbracciandolo poco dopo: - Bastardo allora sei vivo. - quei due erano amici ancora prima che io conoscessi Jungkook, avevano anche vissuto nella stessa casa per un po'. Non ero mai stato geloso delle loro amicizia, anzi, pareva ci completassimo tutti e tre. - Neanche se avessi pregato avrei avuto la fortuna di trovarvi insieme. - rispose Jimin. - Dobbiamo andare a bere stasera, come i vecchi tempi. - be non sarebbe stato proprio cosi. 

- Prima fammi capire come posso muovermi e poi andremo a bere, promesso. - cosa intendeva? - Rimarrai a Seul? - il tono tradì il mio cercare di rimanere tranquillo e spensierato davanti alla sua figura. - Non esserne cosi felice Hoseok. - rispose Jimin con uno strano sguardo negli occhi. Serrai la mascella sostenendo comunque il suo sguardo: - La compagnia ha detto che dovrò passare qualche anno qui. Quindi si, rimarrò in città. - perché mi sentivo cosi? Quale fastidio mi portava averlo in città? Probabilmente perché non eravamo riusciti a chiarirci o perché avessi continuato ad amarlo nonostante mi avesse lasciato senza una parola. - Non volevo essere scortese. - risposi e lui sorrise, abbracciandomi poco dopo. - Avremo modo di parlare Hoseok. Adesso devo andare. - e come era apparso, scomparve. - Hoseok. - la voce di Jungkook mi arrivò fievole, come se fossi lontano chilometri da dove fosse lui. - Ya. - disse strattonandomi. Sgranai gli occhi guardando dritto nei suoi: - Si può sapere che ti prende? - non lo sapevo neanche io. Era come se quella persona potesse in qualche modo rovinare la mia storia con Yoongi ed io non volevo perdere quel ragazzo stronzo e adorabile. Non risposi, iniziando a camminare verso la classe, sperando che quell'incontro non rovinasse una giornata già di per se, iniziata di merda.

Al mio rientro a casa, sperai di trovare il mio Yoongi e perdermi tra i suoi abbracci ma, sembrava che non fosse nemmeno rientrato dopo la verifica. Provai a chiamarlo un paio di volte ma non ebbi alcuna risposta, che gli fosse successo qualcosa? Dopo quasi un'ora seduto sul divano, ad aspettare un suo segno, a non sapere dove poterlo cercare: sentii bussare alla porta di casa. Tae reggeva a malapena un Yoongi ubriaco fino alla punta dei capelli. - Ma che cazzo è successo? - aiutai Taehyung a portare dentro Yoongi, adagiandolo sul letto.
- Speravo lo dicessi tu a me. - disse il suo migliore amico e capii che Yoongi era andato a bere da solo. - È da stamattina che è strano. Mi ha detto solo che aveva una verifica. - Tae scosse la testa. - Quale verifica? - la consapevolezza che la sua era stata una bugia mi fece capire che era successo qualcosa di pensante per portarlo a reagire così. - Grazie TaeTae, non sapevo dove trovarlo e sinceramente non so come comportarmi. - sospirai guardando la sua figura addormentata sul nostro letto. - Non preoccuparti, sono sicuro che non appena si sveglia si sentirà una merda e ti dirà tutto. - sorrisi alle sue parole ma sapevo che non sarebbe stato cosi facile.
- Grazie ancora Tae. - lo salutai chiudendomi la porta alle spalle. 

- Perché non mi parli Yoongishi? - mi sentivo impotente. Ero in combutta tra farlo parlare a tutti i costi o lasciare che fosse lui a sfogarsi con me; in tutti e due i casi non sarebbe stato facile fargli sputare il rospo. Iniziai a spogliarlo, mi faceva cosi tenerezza da non volerlo buttare con prepotenza dentro la doccia, decisi di pulirlo con in asciugamano bagnato. Quando iniziai, prese a lamentarsi:
- Non ti voglio vedere. - disse corrucciando gli occhi. - Hai gli occhi chiusi, non puoi vedermi. - gli risposi consapevole che non erano dirette a me quelle parole. - Lasciami in pace. - e nel dirlo cercò di sferrare un pugno. Lo fermai scuotendo la testa, mi venne il desiderio di guardare nel suo cellulare ma avrei solo peggiorato la situazione. Non disse più nulla quando smisi di toccarlo, lo coprii con il lenzuolo e mi coricai accanto a lui; volevo alleviare in parte quel suo stare male ma ebbi il terrore che se mi fossi avvicinato avrebbe scalciato. Proprio mentre stavo per addormentarmi, il telefono prese a vibrare; un messaggio dalla persona da cui non volevo assolutamente niente.

Jiminie
Hobieshi, vorrei davvero parlare con te. Non ho mai avuto il coraggio di chiarire e vorrei tanto farlo. Non pensavo di sentirmi cosi rivedendoti. Per favore.
Ore 23:51










Da adesso in poi, sarà un po' diversa dalla storia che conosciamo. Andando comunque nelle stessa direzione, ovvero che l'amore vince su tutto 🧐

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