0.0 - New York's sound

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Scared to be lonely, Dua Lipa & Martin Garrix
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Una delle cose che amo più di New York è sicuramente il rumore continuo. Non so il motivo preciso, semplicemente il suono continuo dei clacson, le imprecazioni dei guidatori, i fischi per far fermare i taxi, i passi affrettati dei passanti e le scuse brevi che si rivolgono quando si scontrano mi fanno compagnia da quando ho memoria e mi trasmettono uno strano senso di benessere.

Anche adesso che sono seduta in un marciapiede di un vicolo di Manhattan, con i fiocchi di neve che cadono senza sosta sulla mia testa, il rumore della città che non dorme mi tiene compagnia, permettendomi di non sentire quel senso di solitudine che mi stringe a se quando meno me lo aspetto. Mi stringo nel mio cappotto per riscaldarmi e mi guardo intorno, alla ricerca dei miei amici.

Una delle prime cose che impari quando sei una senzatetto è che devi trovare qualcuno, una specie di spalla, perché altrimenti non durerai nemmeno un mese. Avere qualcuno al tuo fianco è di estrema importanza per noi, non solo ti da supporto morale nei momenti no e ti aiuta a non abbatterti, ma anche perché in questo modo puoi racimolare più soldi, avere dei beni in più, come una coperta se sei fortunato e un aiuto in caso qualcuno cercasse di derubare quelle poche cose che hai. E da qui si può capire più il gruppo è numeroso, maggiori sono le speranze di non morire di fame o ipotermia.

Il gruppo di cui faccio parte io è formato da cinque persone compresa me: Oliver Wood, Daniel, Evie e Catherine Davis, il trio di fratelli più bizzarro che io abbia mai incontrato. Fu Evie a farmi entrare nel loro gruppo, dopo avermi trovato a Central Park nel tentativo di guadagnare qualche soldo, e tutti mi salutarono puntandomi un piccolo coltellino vicino alla gola. Già, non sono mai stata accolta così tanto calorosamente in tutti i miei quasi 19 anni di vita. Dopo che Evie gli spiegò che non volevo rubare niente e che ero una 'matricola' nel loro campo mi accolsero davvero nel loro gruppo e mi spiegarono tutte le cose che c'erano da sapere, se non fosse per loro a quest'ora non sarei qui.

Sbuffo rumorosamente ma proprio in quel momento vedo quattro figure che ridono sbucare dall'altra parte del vicolo, una tra le quali ha una busta in mano. Sorrido e alzo la mano per farmi vedere e la più piccola tra le figure inizia a correre verso di me, per poi saltarmi addosso.

"Kay, Kay, guarda cosa abbiamo con noi." dice e poi indica suo fratello, il quale sorridente solleva la busta e la scuote e solo adesso riesco a vedere il marchio che è stampato su di essa.

"Direttamente dal McDonald's." dice Daniel, dando conferma ai miei pensieri. "Oddio, ti amo" dico alzandomi dal marciapiede e gli vado incontro, Daniel allarga le braccia ma io lo snobbo e prendo la busta stringendola a me.

"Dan, quante volte ti devo ripetere che quando una ragazza vede il cibo, per lei esiste solo quello." lo richiama Evie facendo ridere sia me che Catherine.

"Non penso che se Harry Styles vi portasse da mangiare pensereste solo al cibo." ribatte Oliver, andandosi a sedere vicino a dove ero io poco prima.

"Ma Harry Styles è Harry Styles." diciamo in coro noi tre. "Ed io sono io." dice Daniel contrariato, facendomi ridacchiare per la buffa espressione che ha.

"Appunto che sei tu." esclama Catherine facendo uscire dalla bocca di Oliver un "boom" divertito e un "questa si che è la mia ragazza" da Evie che guarda la sorella minore orgogliosa.

"Stronza." sibila Daniel mentre la sorella li rivolge un sorriso amabile, per poi sedersi vicino ad Oliver. Mi siedo anch'io e distribuisco ciò che c'è nella busta ovvero quattro cheeseburger e una scatoletta con delle alette di pollo, che prendo io.

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