1.5 - Stolen shampoo

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I Like Me Better, Lauv
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"Hai la stessa espressione che aveva Evie quando guardava quei film d'amore"

Sbuffo profondamente e mi passo una mano tra i capelli, oggi privi del solito cappellino che porto sempre durante l'inverno.

Dopo non so nemmeno io quanto tempo mi sono fatta una doccia, una doccia calda addirittura e penso che sia stata la cosa più bella che io abbia fatto nei miei due anni da senzatetto. Mentre io, Evie e Cat stavamo facendo il solito giro abbiamo visto la finestra di una palestra aperta, così con molta scaltrezza, leggasi la delicatezza di tre elefanti in una gioielleria, ci siamo arrampicate e infilate dentro e poi corso alle docce, usando gli shampoo, i bagnoschiuma e gli asciugacapelli che abbiamo trovato nelle borse nello spogliatoio, appena finito siamo corse dai ragazzi e li abbiamo incitati a fare la stessa cosa.

Un'ora dopo eravamo tutti e cinque lavati e profumati e con un chilo di deodorante sui nostri vecchi vestiti, insomma l'esperienza più bella e divertente della mia vita.

Mi attorciglio una ciocca dei miei capelli rossi sul dito osservandolo soddisfatta in tutta la sua morbidezza e lucentezza, giro l'angolo e finalmente raggiungo la zona dell'elite di Manhattan e mai prima d'ora mi sono sentita più simile a Dan Humphrey di Gossip Girl.

Grandi palazzi segnano le strade mozzandomi il fiato. Ovviamente sono già stata nell'Upper East Side ma da quando sono diventata una senzatetto non ci sono più tornata e ora mi sembra di vederla per la prima volta, sprizza lusso da ogni centimetro quadrato.

Cammino passando davanti ai numerosi negozi e palazzi arrivando dopo cinque minuti davanti all'attico in cui dovrebbe abitare William e con il cuore in gola entro.

Il portinaio mi guarda confuso, come se non capisse cosa ci fa una ragazza sciatta come me in un luogo del genere, ma mi lascia entrare; mi dirigo direttamente verso il bancone della reception e sorrido alla donna che vi è dietro che ricambia solo dopo avermi squadrato da capo a piedi.

"Mi dispiace, qui non facciamo elemosina, provi alla chiesa sulla quinta strada." dice con un finto sorriso cordiale in volto per poi tornare a guardare lo schermo del computer e digitare qualcosa sulla tastiera.

"Oh, ehm, non sono qui per questo, sono qui per il Will... William." borbotto nervosa "Cioè William Thompson... il signorino William Thompson." mi correggo accennando una risata che una lieve sfumatura isterica "Potrebbe dirgli di scendere."

"Il suo nome?" chiede alzandosi la montatura degli occhiali e guardandomi con un interesse diverso.

"Kaylee Anderson." rispondo e lei compone un numero sul telefono fisso e si porta la cornetta all'orecchio.

"Salve signorino Thompson, qui alla reception c'è  una signo...." mi squadra da capo a piedi un'altra volta e si corregge "una ragazza che chiede di lei, dice di chiamarsi Kaylee Anderson." vi segue un breve silenzio, poi la donna annuisce e riattacca.

"Bene, il signorino ha detto che deve salire, Gabriel accompagnala" il portinaio si avvicina a me e fa cenno all'ascensore 

"Devo andare per forza? Se non può scendere subito lo posso aspettare qui, glielo riferisca." dico cercando di non far trasparire l'ansia nella mia voce.

"Ragazzina, non ho tutto il giorno. Il signorino Thompson le ha chiesto di salire quindi non faccia tante storie." e detto questo mi indica con la mano l'ascensore. Mi dirigo verso di esso dove trovo il portinaio che lo ha già prenotato e aspetta il suo arrivo, non appena lo raggiungo le porte si aprono.

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