2.0 - "Welcome to the Miller house"

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Ripitide, Vance Joy
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William's pov

Se a inizio dicembre qualcuno mi avesse detto che nel giro di un mese e mezzo mi sarei  ritrovato a convivere con una ragazza sarei scoppiato a ridere e gli avrei consigliato di andare da un bravo psicologo ma allora non conoscevo Kaylee Anderson.

Non è stata una cosa programmata anzi, non sapevo di avere quell'idea in mente fino all'istante in cui ho impedito a Kaylee cinque giorni fa, lo stesso giorno in cui Cassandra ci ha fatto visita, di andarsene da casa per tornare in strada. Non mi sembrava giusto e non sarei riuscito di certo a dormire sapendola là fuori sotto la pioggia newyorkese.

Non è stata facile convincerla, per niente, ma dopo due ore si è lasciata convincere regalandomi un sorriso riconoscente e cercando di nascondere l'espressione sollevata che le si stava per fermare in viso e sono fermamente convinto che anche solo per vedere le sue spalle rilassarsi, come se si fosse tolto un peso enorme da esse, ne è valsa la pena.

Adesso è convinta di essere in debito con me e sto cercando in tutti i modi di farle capire che non è così ma lei è ferma nella sua convinzione: prepara ogni giorno colazione e cena per entrambi e mi prepara il pranzo per quando vado a lavoro, finisce sempre quelle piccole cose che l'addetta delle pulizie lascia per il giorno dopo, rifiuta di farsi comprare nuovi vestiti e ogni pomeriggio va alla ricerca di qualche bar per trovare lavoro anche se fino ad ora non ha trovato niente, ho provato a convincerla che il mio stipendio bastasse per mantenere una famiglia ma lei ha insistito e una parte del mio cervello è convinta che non vuole più dipendere da un ragazzo come successe con il suo fidanzato.

Di certo la sua presenza ha cambiato completamente la casa dandole un'aria più vissuta come quando c'era mio padre e di certo la cosa non mi dispiace: nell'aria si respira sempre un odore di caffè per via di tutte le volte che lo ha preparato, le pareti non sono più spoglie e hanno di nuovo addosso le foto che avevo tolto, sui fornelli c'è sempre una teiera pronta all'uso e la casa in generale ha smesso di essere silenziosa, ricoperta dalla voce di Kaylee che trova buona ogni occasione per cantare.

Sorrido non appena sento Kaylee cantare Ophelia  dalla cucina e apro finalmente gli occhi guardando automaticamente il display della sveglia che segna le nove e mezza. Sbadiglio, mi alzo dal letto e vado nel bagno di camera mia per sciacquarmi la faccia e togliermi i residui di sonno dal viso, alzo lo sguardo e guardo lo specchio sopra il lavandino che riflette un me riposato pronto a godersi il suo giorno libero dal lavoro e non posso fare a meno di paragonarlo al me stesso di un mese fa, stanco e con le occhiaie, che era costretto ad alzarsi presto anche nel suo giorno libero per Cassandra.

Ultimamente ho fatto spesso paragoni del genere, soprattutto tra Kaylee e Cassandra da quando ho scoperto che sono sorelle anche se non li ho mai detti ad alta voce. Le due sono profondamente diverse sia fisicamente sia caratterialmente: Cassandra ha capelli castani perennemente raccolti, occhi azzurri, viso regale e fisico prosperoso, è sicura di se, composta e ha quel tipo di fascino che ti fa girare a guardarla non appena entra in una stanza; Kaylee invece è l'opposto, capelli rossi sempre sciolti, occhi castani, viso delicato e fisico minuto, nasconde la su insicurezza in battute auto ironiche e fa di tutto per non essere al c'entro dell'attenzione. A volte mi chiedo come facciano ad essere così diverse.

Immerso nei miei pensieri esco dal bagno e mi dirigo in cucina trovandomi la rossa che ancheggia al ritmo della canzone che sta cantando mentre prepara i piatti, mi appoggio all'isola di marmo e anche se la vista non è niente male decido di chiamarla per segnalarle la mia presenza.

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