1.7 - "You look horrible"

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Safety Pin, 5 seconds of summer
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Ammetto che non pensavo che sarebbe andata così.

Insomma, sapevo che le probabilità di sopravvivere da sola come senzatetto fossero improbabili ma pensavo che dopo due anni e mezzo passati in strada me la sarei cavata, ma come sempre mi sbagliavo.

Da quando me ne sono andata, poco più di due settimane fa, ho mangiato poco quanto niente e senza la mia chitarra non so come guadagnare qualcosa. Non ho nemmeno tentato di andare a Times Square tanto so che sarebbe inutile, guadagno una miseria con la chitarra, figuriamoci senza.

A confermare che la mia vita sta andando lentamente a rotoli c'è il fatto che non ho più incontrato Will e le nostre passeggiate mi mancano troppo, qualche volta mi è venuto in mente di andarlo a trovare  nel suo attico ma ho cercato di rimuovere subito quest'idea dalla testa: se scoprisse ciò che è successo mi vorrebbe aiutare, ha già abbastanza problemi e in più ha iniziato a lavorare, non posso saltare fuori dal nulla e complicare tutto, spero solo che non abbia ricominciato a bere.

Rabbrividisco per il freddo e mi maledico mentalmente per aver lasciato entrambe le coperte ai ragazzi, potevo almeno prendere la più piccola.

Non gli ho più visti da quella sera e la cosa i fa più male di quanto pensassi, è incredibile come si possa capire l'importanza di una persona solo quando non è più al tuo fianco. Mi mancano persino quelle abitudini fastidiose che avevano, che mi irritavano ogni sano giorno ma a cui ormai avevo fatto l'abitudine: la voce squillante di Cat a prima mattina, le continue imprecazioni di Evie nel corso della giornata, il costante sentire freddo di Oliver e perfino le battute squallide di Dan. 

Sono andata a trovarli qualche giorno fa, di nascosto si intende, e gli ho spiati da dietro l'angolo del vicolo per non so quanto tempo, per un attimo ho voluto andare a salutarli ma li ho visti così sereni che non me la sono sentita di interrompere.

Quindi eccomi qui: sola, affamata, senza la minima idea di come fare a sopravvivere fino al giorno successivo dopo aver perso quella che era la mia famiglia per la seconda volta nella mia vita.

Rabbrividisco di nuovo e mi stringo nei miei abiti e non sopportando più il freddo decido di alzarmi e fare un giro dato che se resto ferma un altro po' rischio l'ipotermia.  Alzo lo sguardo al cielo che è già buio e cerco di calcolare approssimativamente l'ora dato che sono sprovvista di orologio ma lascio stare subito dopo che un mal di testa lancinante mi colpisce e decido di vedere l'orario da uno degli orologi che ci sono fuori dai negozi.

Esco dalla mia nuova abitazione, un vicolo sulla trentasettesima, abbastanza lontano dalla 3rd Avenue dove si trovano gli altri. Adesso che le vacanze natalizie sono concluse New York è tornata alla normalità e tutte le lucine e le canzoncine natalizie che mi davano la nausea sono finalmente sparite lasciando come unico strumento di suono e illuminazione la luce dei lampioni e le imprecazioni degli automobilisti. 

Cammino tranquilla con le mani sepolte nella felpa per riscaldarle e finalmente trovo un'orologio fuori da un negozio di caramelle: le 7:51, tra mezz'ora sarei dovuta andare a Times Square a suonare. Continuo a camminare senza una meta precisa lasciandomi cullare dal rumore del traffico e dal freddo pungente che trapassa la mia felpa.

Mi fermo di tanto in tanto a guardare le vetrine che mi colpiscono, come se potessi davvero entrare e comprare qualcosa, indugiando poi con lo sguardo sulle persone che ci sono al suo interno. Faccio così per l'ora successiva fino a quando il mio sguardo viene non viene attirato dalla vetrina ma bensì dal suo riflesso, mi volto a rallentatore e difronte a me trovo la Joe's company.

"Oh merda." mormoro non appena vedo un ragazzo parlare con un altro che chiude la  porta e nonostante siano girati di spalle riesco a riconoscere la figura di Will.

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