Capitolo 1

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LYDIA'S POV

La mattina per me era particolarmente traumatica. Era il mio primo giorno di scuola, nella East High School, ed ero tesissima. Fissai Julie dormire beatamente su quel materasso un po' usurato e per un attimo rimasi a fissarla con uno stupido sorriso che mi si increspava sulle labbra.
La mia piccola Julie. Ebbi un tuffo al cuore quando un'immagine di lei da piccola apparve davanti ai miei occhi vuoti e assonnati. Mi ripresi scuotendo la testa e battendo le palpebre e tornai al presente.
<< Julie, dai sveglia, oggi è il primo giorno di scuola. >> dissi, scuotendo il braccio della mia migliore amica. Lei era la mia salvezza. C'era sempre stata, anche nei momenti in cui volevo davvero sprofondare e non saperne più niente di nessuno. Ero cresciuta in orfanotrofio, da sempre. E l'unica figura ''materna'' che conoscevo era la nostra istitutrice Mss. Morrison. Era una donna eccezionale, anche se a volte rompeva le palle in una maniera assurda. Mi ero affezionata persino a quelle fastidiose campane che suonava ogni mattino alle 6.00 am. Mi aveva salvata, aveva salvato tutti quanti.
<< Julie, ti lascio qui se non alzi il tuo grazioso culo. >>
Lei in risposta fece un mugolio.
<< Potresti essere più gentile, fagiolina.>> disse alzando una mano. Sapeva perfettamente quanto odiassi i soprannomi, ma lei cercava sempre di darmene uno solo per veder spuntare fuori la ruga in mezzo agli occhi, che compariva quando ero veramente arrabbiata.
<< Smettila di chiamarmi così. >> dissi.
Un rumore di passi mi fermò dal tentativo di strozzarla e subito dopo la porta si spalancò. Vidi Mss. Morrison avanzare verso di noi. I suoi capelli biondo cenere erano perfettamente raccolti in uno chignon, e la sua pelle olivastra era perfettamente messa in risalto da un lieve trucco. Alzò un sopracciglio, e mi si aggrovigliò lo stomaco quando pronunciò una serie di parole. << Buongiorno Julie cara. >> disse, per poi farle un sorriso tenero. A me invece si rivolse con una smorfia. << Tu Lydia, non devi dirmi niente? >> domandò alzando un sopracciglio in attesa di una risposta.
<< Assolutamente no. >> mormorai. Le mie mani presero a sudare quando avanzò di un passo. Quella donna sapeva mettermi veramente a disagio.
<< Quindi vorresti dirmi che non sei uscita stanotte per andare ad una delle solite feste in cui si beve e si fuma? >>
Cazzo, mi aveva palesemente beccata.
<< Non so di cosa lei stia parlando. >> cercai di difendermi in qualche modo, ma non ebbi nessun risultato. Cedetti quando il suo sguardo mi perforò da parte a parte.
<< Eh va bene. Si sono uscita. E se vuole saperla tutta mi sono anche divertita. >> dissi portando le braccia al petto. Riuscii a percepire persino il battito irregolare del mio cuore attraverso lo strato sottile della mia t-shirt.
<< In punizione. >> sbottò
Cercai di farle cambiare idea, ma il suo sguardo mi fulminò all'istante. Provai a dimenticare la punizione ed iniziai a prepararmi per il ritorno a scuola. Feci una doccia veloce e poi indossai un jeans strappato con le converse, ed una semplice t-shirt. Lanciai poi uno sguardo veloce a Julie per controllare a che punto fosse, e mi fece un sorriso dolce. Julie era una ragazza davvero molto dolce; non meritava questo mondo così pieno di persone marce. Meritava molto di più. Magari di vivere in una villa immensa con dei bravi genitori, e più di tutto meritava di essere felice.
<< Sono pronta. >> disse mettendo lo zaino in spalla. Così io le feci un rapido cenno ed uscimmo da quella struttura. Camminammo per le strade di New York che mi avevano ospitata per tutti i miei diciassette anni e dopo una lunga camminata arrivammo davanti alla nostra scuola. Era stracolma di studenti. Alcuni li conoscevo, altri no.
<< Non voglio tornare a scuola, Lydia. >> disse Julie, aumentando la stretta al mio braccio.
<< Julie, non ti succederà niente. >> le dissi, cercando di tranquillizzarla. Quando Julie era piccola, una ragazza snob di nome Miranda Williams, fece cadere una secchiata d'acqua gelata, proprio sopra Julie. Da quel giorno faceva fatica ad andare a scuola, ma credevo avesse superato quella paura.
Sfuggì dal mio braccio e iniziò a correre
<< Ma cosa cazzo fai, Julie? >> urlai cercando di fermarla. Iniziai a correre per tutto il cortile della scuola e proprio quando stetti per afferrarla, andai a sbattere contro un muro. Ah, no era un ragazzo. << Vedi di guardare quando cammini, ragazzina. >>
Mi feci da parte e indietreggiai di qualche passo per guardarlo bene. Avevo di fronte a me il ragazzo più temuto di tutto il liceo.
Il suo nome era Daniel Parker. Tutti lo conoscevano, ed erano persino a conoscenza della sua fama all'interno della scuola. La cosa positiva era che a me non metteva per niente paura. Le poche volte che lo avevo visto nei corridoi della scuola, aveva sempre uno sguardo spento, quasi come se si sforzasse di non correre via da quel posto. Quello per molta gente era una cosa assurda, mentre io lo trovavo intrigante. E sicuramente non avevo paura di lui; non avevo paura di nessuno.
<< Scusami ? Sei tu che mi sei venuto addosso. E non chiamarmi più ragazzina. >> risposi avanzando di un passo e puntato l'indice contro il suo petto di marmo. Il suo ghigno fu presto sostituito da un'espressione stupita e da un sopracciglio inarcato. Ma non rispose, rimase in silenzio a lungo. Sembrava colpito da qualcosa, ma ancora non avevo capito cosa. Credeva che io avessi paura ?
<< Guarda dove vai la prossima volta. >> continuai nella speranza di terminare al più presto quell'assurda conversazione.
<< Ma se sei tu che mi sei venuta addosso.>> mormorò, per poi riprendersi. In quel momento fui certa che se gli sguardi minacciosi riuscissero ad uccidere, io sarei stata già morta da un bel pezzo.
<< Tu non stai bene. Fatti curare. >> sputai acida alzando una mano. Era completamente inutile, così decisi di andarmene da lì. Che andasse a farsi fottere o a curarsi. Dopo un po', individuai Julie tra le tante persone e ripresi a correre.
<< Cazzo, se volevi farmi fare una corsetta, bastava dirlo. >> dissi una volta davanti a lei, nella speranza di farla sorridere. Mi si spezzava il cuore vederla con il broncio e gli occhi lucidi dalla paura.
<< Ascolta, ti prometto che non ti succederà niente, okay?. >> lei non rispose e distolse lo sguardo. << Ti fidi di me Julie? >> dissi. Lei mi fissò per qualche secondo e poi annuì.
<<Allora credimi che non ti accadrà nulla. Te lo prometto! >>
La mia voce era tremendamente decisa e probabilmente fu ciò a convincerla ad entrare dentro l'edificio.

***

Una volta entrate in aula, ci sedemmo al nostro solito banco, ricolmo di scritte nere.
Dalla porta sbucò la testa mora della nostra professoressa di italiano e subito dopo Miranda. Non la sopportavo, sul serio. Era talmente odiosa e piena di sé...
<< Arrivato il secchio quest'anno? >> disse guardando Julie. Strinsi con forza il banco e mi si sbiancarono le nocche per quanta forza ci stavo mettendo.
<< Non parlarle, non respirare neanche nella sua stessa aria se non vuoi ritrovarti senza capelli. >> dissi fumante di rabbia. Okay, forse avevo un po' esagerato, ma odiavo vedere Julie stare male a causa sua. Era una cosa non riuscivo a tollerare. Inoltre era il mio primo giorno di scuola, non potevo fare una brutta figura.
<< Ma come ti permetti? >>
Vidi immediatamente i suoi occhi sgranarsi e le labbra schiudersi per lo stupore.
<< Non osare rivolgerle più la parola, hai capito? >> risposi alzandomi dal banco. Julie, cercò di trattenermi tirandomi dalla maglia. Mi voltai verso di lei e quando vidi i suoi occhi sgranati, cercai di calmarmi.
<< Bene, possiamo iniziare >> disse la prof, mentre Miranda era ancora lì ferma a fissarmi con la bocca spalancata. Avrei voluto prenderla a pugni. Avevo già detto che non controllavo i miei impulsi, tra cui la rabbia? La porta però venne spalancata. Probabilmente era salva per il momento. Puntai lo sguardo altrove, precisamente verso la porta che in quel momento si stava aprendo e vidi Daniel Parker; il ragazzo che mi era salito di sopra e che mi aveva chiamata ragazzina, avanzare nell'aula alla ricerca di un posto dove sedersi. Aveva lo sguardo annoiato e addormentato. Tutte le ragazze invece, compresa Miranda, lo fissavano con la bava alla bocca e sussurravano parole sconcie verso di lui. Non che non fosse un bel ragazzo, ma non era proprio il mio genere.
Almeno credevo.

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Angolo autrice:
Ciao a tutti, questa è una nuova storia. Spero davvero che vi piaccia.
Vi mando un bacione enorme.
Al prossimo capitolo.

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