Capitolo 17

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LYDIA'S POV.

Quando le nostre labbra entrarono in contatto, una scarica di elettricità pervase il mio corpo. Con una naturalezza impressionante le mie labbra si schiusero al suo contatto, come se lo aspettassero da un'infinità di tempo, come se infondo, seppur diversi, fossimo destinati a stare insieme. La sua mano premette contro il mio collo, facendo approfondire il bacio. Sapeva di menta e tabacco: una combinazione che mi fece girare la testa. Presa dall'audacia, che non sapevo neanche di possedere, tirai avidamente il suo labbro inferiore, facendolo ansimare. Ero felice di fargli quell'effetto, non gli ero così indifferente come credevo..Inevitabilmente ci staccammo per riprendere fiato, e lo guardai negli occhi. I suoi occhi del colore dell'ossidiana, stavano brillando sotto le luci da discoteca. Ci guardammo, non fecimo altro per almeno dieci minuti. Per lui sembrava che ci fossi solo io, e per me solo lui. Difficile da comprendere dato che qualche ora prima a stento tolleravo la sua presenza. Le sue mani incontrollate, vagavano lungo il mio corpo e strinsero con decisione i miei fianchi, quasi come se fossero di suo possesso. Le mie braccia invece erano ancora allacciate al suo collo. Eravamo talmente vicini che riuscivo a percepire ogni suo respiro, ogni suo battito.
<< Però, devo ammettere che baci davvero bene ragazzina. >> ammise con un ghigno sul viso. Odiavo quella parola, ma non ci feci troppo caso. Sorrisi e inevitabilmente, controvoglia mi staccai da lui. Lo sentii grugnire e imprecare. Mi guardai intorno e con mia grande sorpresa, nessuno ci stava fissando, anzi continuavano a ballare a ritmo di musica.
<< Questo cosa vuol dire? >> chiesi mordendomi leggermente il labbro per la frustrazione. Il suo sguardo da che era sereno, come non lo avevo mai visto, divenne corrucciato. Non prometteva niente di buono, e un po' me lo aspettavo.
<< Cosa vuoi che ti dica? È stato bello, fine della storia. >> rispose allontanandosi di un paio di passi. Con il battito irregolare misi una notevole distanza tra me e lui. Ci ero cascata. Io, ci ero cascata. Diamine, me ne vergognavo. Lo dovevo immaginare, certo, ma infondo un po' ci speravo.
<< Bene, mi fa piacere che ti sia piaciuto. Peccato che tu non abbia soddisfatto le mie aspettative. >> mentii arretrando di un passo. Cosa dovevo dire? Sicuramente non potevo ammettere che in realtà baciava da Dio e che sembrava un Dio Greco. Mi stavo rintrucillendo, sembravo una gelatina sotto le sue mani.
<< Ammettilo che ti è piaciuto. >> rispose con un sorriso talmente provocatorio e sensuale, che mi fece quasi ansimare.
Stronzo.
<< Assolutamente no. E se permetti ora vado. >> girai le spalle e acciuffai il mio ennesimo drink, ancora posato sul bancone, per poi scolarmermelo in un sorso. Presi per un braccio Stephie che mi stava fissando con lo sguardo sbalordito e le mimai un  ti spiego dopo. Subito dopo lei mi seguì a centro pista. Julie stava parlando animatamente con Thomas ed io non avevo la minima intenzione di rovinarle la serata.
Ballammo ancora un po' a centro pista, mentre Daniel rimase seduto al bancone insieme a Thomas e Damon. Il suo sguardo era sempre rivolto verso me, e sussultai quando mi resi conto che in realtà mi stava già guardando da un bel pezzo. Distolsi immediatamente lo sguardo concentrandomi sul ragazzo che mi stava parlando. Mi avvicinai allo sconosciuto con un sorriso tra le labbra, con l'intento di non pensare più a lui e di far vedere che di lui non mi importava assolutamente nulla.
<< Come ti chiami rossa? >> mi domandò lo sconosciuto ammiccando.
<< Io sono Lydia, piacere. >> gli porsi la mano, dove lui ci ripose un bacio.
<< È un piacere. Io sono Jared. >> rispose dopo aver staccato le labbra dalla mia mano. Mi invitò a ballare ed io, seppur titubante, accettai. Le sue mani si posarono in vita, ed io rimasi ferma sul posto. Con la coda dell'occhio vedi Daniel, guardare lo sconosciuto: a stento riconobbi i suoi occhi. Lo fissava con un tale sguardo indimidatorio, che mi vennero i brividi lungo tutta la schiena. Teneva un bicchiere di vetro tra le mani, dove all'interno vi era di sicuro un bel po' di liquore. La stretta intorno a quel bicchiere era fin troppo forte. Vidi il bicchiere scricchiolare tra le sue mani e dopo pochi secondi si ruppe. Aveva la mano ricoperta di sangue. Damon e Thomas lo guardavano con aria interrogativa, ma lui continuava a guardare Jared con aria minacciosa.
<< Sei fidanzata? >> domandò. Io scossi la testa, e quando feci per allontanarmi da lui, fece resistenza. Dio mio, che schifo. Cercavo in ogni modo di togliermi le sue luride mani di dosso ma era inutile. Tutto accadde in pochissimi secondi. Vidi Daniel camminare con i pugni chiusi e con la testa chiata verso di noi. Riuscii a percepire la sua furia dal modo in cui stringeva i pugni, dalla mascella contratta e dal modo in cui i suoi occhi erano socchiusi. Qualche secondo dopo, qualcuno tolse le mani dal mio sedere e Daniel fu subito a cavalcioni su Jared. Lo tempestò di pugni. Il viso di Jared, qualche secondo dopo era già completamente tumefatto, pieno di sangue, così come le mani di Daniel che continuavano a scaricare pugni. Thomas e Damon cercarono di toglierlo ma lui non sembrava mollare. Mi avvicinai immediatamente a lui, gridando di smettere ma non aveva intenzione di farlo.
<< Stai attenta Lydia. Quando Daniel è così è meglio stare lontano da lui. >> disse Thomas. Scossi la testa. Sapevo che non mi avrebbe toccata neanche con un dito. Nonostante lo conoscessi da poco, ero certa di ciò.
<< Daniel ti prego basta! Così lo uccidi. >> urlai quelle parole con tutta la voce che avevo in corpo, e fu allora che si staccò e mi guardò. Con gli occhi iniettati di sangue e con le mani completamente turgide e piene di sangue, sembrava un perfetto killer.
<< Smettila, per favore. >> le lacrime ormai erano sul mio viso. Si guardò intorno, quasi come se fosse confuso della situazione. Thomas lo prese per le spalle e lo allontanò da Jared, che era ormai steso a terra. Sputava sangue dalla bocca. La rabbia aveva preso il sopravvento su di lui, e questo mi aveva fatto paura. Non poter avere il controllo mi terrorizzava a morte. Mi allontanai da lui a passo svelto sotto lo sguardo sbalordito di tutti. Nonostante i suoi richiami, uscii dal locale per prendere un po' di aria . Respirai a pieni polmoni l'aria fresca di New York e mi guardai le mani che erano imbrattate di sangue. Non sapevo perché lui lo avesse fatto, ma non aveva il diritto di intromettersi nella mia vita, proprio perché era la mia di vita. Una porta che si chiuse alle mie spalle ed io socchiusi gli occhi. Era Daniel, lo sapevo, ma non avevo voglia di guardarlo.
<< Mi dispiace, Lydia>>
Daniel era affianco a me: aveva ancora le mani sporche di sangue, la fronte corrugata e le labbra schiuse. Si avvicinò a me e mi prese le mani, mentre uno strano cipiglio nasceva sul suo volto.
<< È tuo questo sangue? >> mi chiese, riferendosi al sangue rappreso sulle unghie. Non gli dovevo nessuna risposta, ma scossi la testa. Poi dissi:
<< Davvero Daniel? Ti dispiace? >> sbottai, eliminando ogni freno. Mi piazzai proprio di fronte a lui con le braccia al petto, che faceva su e giù per il respiro accelerato.
<< Mi dispiace, si. Ma non ci ho visto più. Lui ti stava toccando in quel modo ed io non ho potuto farne a meno. >> ammise guardandomi negli occhi. Era sincero, lo sentivo dalla sue voce e dai suoi occhi buoni, ma io non potevo perdonarlo così su due piedi.
<< Perché diamine lo hai fatto, Parker? >> domandai cercando di capirci qualcosa che non fossero solo bugie.
<< Non c'è un motivo. >> disse distogliendo lo sguardo. Ecco, adesso stava mentendo.
<< Adesso sei tornata a chiamarmi per cognome? >> domandò mentre mi guardava con la coda dell'occhio, senza perdersi una sola mia reazione alla sua provocazione. Stava cambiando discorso, ma lo lasciai fare. Ero esausta di litigare, perlomeno per quella notte.
<< Perché, ti dispiace? >> incrinai un sopracciglio e sospirai, stanca di quella conversazione oscena.
<< Un po' si. >> alzò le spalle e fece una smorfia di dolore si dipinse sulle sue labbra. Mi avvicinai a lui, scrutando le sue ferite con la fronte corrugata. Ci volevano sicuramente un paio di punti. Non potevo lasciarlo in quelle condizioni.
<< Ti fa tanto male? >> domandai mordendomi la lingua. Dovevo continuare a fare la stronza con lui, però mi faceva male sapere che provava dolore.
<< Non molto. È messo peggio lui, fidati. >> rispose con un ghigno. Si stava vantando e nonostante non lo sopportassi, un sorriso spuntò sul mio viso: mi affrettai immediatamente ad eliminarlo.
<< Se vuoi ti disinfetto le ferite, ho fatto il corso di pronto soccorso. >> seppur titubante, mi offrii comunque per aiutarlo. Scrutai il suo labbro, che era spaccato
<< Non dovresti tornare all'orfanotrofio? >> domandò con un mezzo sorriso.
<< Non sanno che sono uscita, quindi non ho orario. >> affermai facendo spallucce.
<< Va bene. Non che ne avessi bisogno, so farlo benissimo anche da solo, ma se proprio insisti. >> era il solito sbruffone. Si avvicinò a me di un passo. Ero decisamente combattuta se tirarmi indietro e dargli una sberla oppure rimanere ferma. Si avvicinò ancora ed io non mossi un solo muscolo. Arrivò al mio orecchio e dopo aver scostato i capelli da esso, sussurrò delle parole che mi fecero venire la pelle d'oca.
<< Mi fai uscire pazzo quando mi tieni testa, ma la cosa che di più mi piace è che non te ne rendi neanche conto dell'effetto che hai su di me. >> sussurrò lasciando una serie di dolci baci sulla mascella.  Queste parole si ripetevano come un disco rotto nella mia testa. Io piacevo a lui? Wow, quella si che era una vera svolta. Ci fissammo per minuti e poi ci incamminammo verso casa sua. Erano le quattro di mattina e sarei dovuta essere in orfanotrofio, non a casa di un ragazzo, ma non mi interessava.
Okay, ero decisamente impazzita.

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Angolo autrice:
Ciao a tutti amici.
Spero davvero con tutto il cuore che questo capitolo vi piaccia.
Al prossimo.
Un bacio.

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