Capitolo 14

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LYDIA'S POV.

<< Ma che cazzo fai? >> domandò Daniel togliendo dalle mie mani sessantacinque chili con estrema facilità. Lo trucidai con lo sguardo, mentre riprendevo fiato. Probabilmente avrei dovuto ringraziarlo, ma ero ancora troppo incazzata.
<< Mi stavo allenando. >> dissi incrociando le braccia al petto. Il colore dei suoi occhi era più scuro del normale, e questo lo rendeva assolutamente più attraente. Indossava una maglia nera a maniche corte che fasciava perfettamente i suoi bicipiti, ed un pantaloncino che arrivava fino alle ginocchia, sempre nero.
<< Potevi soffocare te ne rendi conto? Non devi usare un peso così alto per te. Ti ricordo che sei una ragazzina. Dovresti usare un peso consono al tuo. >> continuò imperterrito. Aveva la voce roca e degludii quando ricordai di noi, qualche ora fa.
<< A te cosa importa? >> domandai con un sopracciglio alzato. Si avvicinò a me ed io indietreggiai involontariamente.
<< Questa è la mia palestra, quindi se qualcuno ci rimette, la colpa verrà data a me. Io in riformatorio non ci torno a causa tua!Riesci a capirlo oppure devo farti uno stupido disegnino? >> rispose con un tono acido. I suoi occhi stavano tornando al il colore naturale, il marrone scuro, quasi nero, ed anch'io mi rilassai leggermente.
<< Allora mi vuoi dire cosa ci fai qui? >> domandò vedendo che non rispondevo.
<< Io vengo qui ogni volta che devo scaricare la rabbia. Ho avuto una discussione con Julie e allora sono venuta qui. >> borbottai subito dopo. Vidi i suoi occhi addolcirsi, forse per pietà, ed un mezzo sorriso si formò sulle sue labbra, mentre una fossetta comparve sulla guancia destra. Subito dopo tornò con un'espressione seria.
<< Va bene. Hai finito? >> disse squadrandomi. In quell'istante ricordai di indossare solo un pantaloncino, fin troppo corto e una maglia che lasciava scoperta un filo di pancia. I suoi occhi finiscono proprio lì e serrò la mascella, facendo guizzare un muscolo.
<< Si. >> rispondo dando una scrollata alle spalle.
<< Bene> disse. Subito dopo con un cenno.
<< Quando avrai altri scatti d'ira vieni qui e chiedi di me. Intesi? >> domandò. Annuii soltanto. Mi portò in una sala dove vi erano alcuni tapirulant, e vari pesi. Mentre mi guardavo intorno, soffermando lo sguardo su di lui, che era impegnato a scarabocchiare vari numeri su di un foglio.
<< Questa è la scheda degli esercizi che devi fare, ogni volta che vieni seguiremo questi. D'accordo? >> mi passò un foglio. Lo afferrai, e le nostre dita si scontrano. I nostri sguardi si incrociarono e mi persi in quelle iridi che mi fissavano. Alcuni brividi si formarono alla base del collo, così mi allontanai un po'. Sotto il suo sguardo, lessi velocemente gli esercizi che dovevo fare.
<< Va bene, quanto devo pagare al mese? >> chiesi mentre il suo sguardo ispezionava ogni centimetro del mio corpo. Si risvegliò dallo stato di trance e poi scosse la testa.
<< Non devi preoccuparti per quello. >> rispose alzando le spalle. Mi avvicinai a lui e risposi negativo.
<< Non esiste. Dimmelo. >> dissi stringendo il suo braccio. Sembrava fatto di ferro, non di muscoli. Non ero mica una di quelle puttane che si approfittavano dei mezzi altrui.
<< Non ti dirò niente Lydia. >> disse facendo un sorriso. Mi colpii il modo in cui pronunciò il mio nome, ma non potevo distrarmi da futilezze simili. Strinsi più forte il suo braccio e mi misi davanti a lui. I nostri occhi si incastrarono, entrambi eravamo pronti a scontrarsi ad una lotta che mai e poi mai avrei perso.
<< Dimmelo, Parker. >> strinsi i denti quando scosse la testa, ancora. Diamine se era testardo. Eravamo troppo vicini, e per un secondo persi di vista l'obiettivo. Il mio sguardo si posò sulle sue labbra, che sembravano morbide. Avevo proprio voglia di baciarlo, ed era un problema.
<< Non te lo dirò Lydia puoi stare qui a fissarmi per ore intere, ma non avrai nessuna risposta. >> mormorò. La sua voce era roca e la sua mascella era tesa. Sopraffatta da tutto quello che mi passava per la mente, mi allontanai e dopo avergli riservato uno sguardo estremamente duro, gli voltai le spalle pronta per tornare a casa.  Ormai il cielo era scuro e mi preoccupai leggermente per la reazione di Mss. Morrison.
<<Ti accompagno io.>> affermò. Il suo tono non ammetteva nessuna replica, quindi annuii e prima di uscire, salutai quello che credevo fosse il proprietario.
<< Ci vediamo. >> dissi facendo un piccolo sorriso.
<< Ciao dolcezza. >> rispose, facendo un piccolo occhiolino.  Daniel strinse il mio braccio con più forza e delicatezza allo stesso istante e uscimmo. Cercai con lo sguardo la macchina di Daniel, ma al suo posto vidi una splendida moto. Ero innamorata delle moto, le amavo. Probabilmente avrei preso anch'io una moto prima o poi.
<< Questa è la mia bambina. >> disse accarezzando la carrozzeria.
<< È una Kawasaki Ninja >> mormorai, mentre i miei occhi la fissavano imbambolata. Avanzai lentamente e presi il posto di Daniel spingendolo un po'. Non ne avevo mai vista una dal vivo.
<< Mi sorprendi. >> sussurrò alle mie spalle. Il suo alito mi soffiò la guancia. Mi girai e solo in quel momento mi accorsi che ero praticamente appiccicata a Daniel. Le nostre labbra si sfioravano, ma eravamo troppo presi dalle nostre emozioni per rendercene conto.
<< Solo perché amo le moto? >> chiesi.
<< Non solo per quello. Sei tu che mi stupisci ogni giorno sempre di più. E questo mi fa uscire pazzo. >>
Si avvicinò di più e poi spostò lo sguardo sulla moto. Eravamo ancora più vicini quando iniziò a trafficare qualcosa dietro di me. Qualche secondo dopo mi passò un casco e dopo un attimo di incertezza lo afferrai.
<< E tu? >> domandai non vedendo due caschi. Puntò nuovamente lo sguardo su di me e mise a posto una ciocca di capelli che era sfuggita dalla coda.
<< Tranquilla, è meglio che lo tieni tu. >> rispose sorridendo leggermente. Lui salì sopra la moto e aprì il quadro. Qualche secondo dopo feci lo stesso.
<< Devi tenerti a me. >> mi disse con un ghigno. Annuii e allacciai le braccia alla sua vita, sentendo i suoi muscoli contro la maglietta sorrisi istintivamente. Subito dopo, partì come un razzo, il che mi fece stringere le coscie contro il suo bacino. E in quel movimento tolse una mano dal manubrio e la appoggiò sopra la mia gamba, facendomi rilassare. Appoggiai la guancia contro la sua schiena che mi riparava dal vento e mi beai del panorama. Poi chiusi gli occhi: stavo troppo bene per non farlo. Lo sentii ridere, così lo feci anch'io. In pochissimo tempo, arrivammo all'orfanotrofio. Scesi dalla moto e gli feci un sorriso.
<< Grazie. >> dissi.
<< Quando vuoi. >> rispose scrollando le spalle. Mi avvicinai e gli lasciai un bacio sulla guancia. Si irrigidii quando il mio corpo premette contro il suo. Gli voltai le spalle, vedendolo sorridere, ed entrai dentro. Mi appoggiai alla parete con il cuore che batteva forte, troppo forte. Sembrava che stesse per scoppiare.
Cosa mi stava succedendo?

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Angolo autrice:

Ciao a tutti, spero tanto che questo capitolo vi piaccia. Stiamo entrando nel vivo della storia ed io non vedo l'ora di scrivere il continuo. Secondo voi cosa sta succedendo tra Lydia e Daniel?
Baci.

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